Vista la grave situazione che la città sta attraversando dopo il tragico crollo del Ponte Morandi, la giunta intervenga con urgenza su Postel, Poste Italiane e Mise, coinvolgendo il Comune di Genova, per richiedere la sospensione del piano industriale presentato nei mesi scorsi dall’azienda di posta massiva.
Questa la richiesta contenuta nell’OdG presentato al termine della riunione di ieri fra capigruppo e rappresentanti sindacali di Postel, in seguito approvato all’unanimità dall’aula.
«L’azienda ha annunciato per lunedì prossimo l’inizio dello smantellamento del centro stampa massiva a Multedo, poiché intende spostare il servizio su altri sedi nazionali. Ma così la città rischia seriamente di perdere altre decine di posti di lavoro, in una delle ultime realtà storiche esistenti; e in un momento in cui la tragicità degli eventi dovrebbe suggerire tutt’altri provvedimenti – dichiara il capogruppo di Rete a Sinistra / LiberaMente Liguria Gianni Pastorino, fra gli estensori dell’OdG -. L’azienda deve sospendere il piano industriale che prevede soltanto il mantenimento dei servizi non primari, cioè la gestione elettronica documentale e il direct marketing. Quindi evitare la chiusura e il trasferimento delle sedi genovesi di Multedo e via Rela presso il CMP Colombo, all’aeroporto. Dopo il crollo di ponte Morandi, non sono assolutamente accettabili licenziamenti che potrebbero essere evitati».
Venendo a mancare la stampa massima, il servizio attualmente a maggior fatturato, sarebbero subito a rischio i 30 dipendenti delle cooperative addetti al magazzino e al facchinaggio, ma il problema potrebbe estendersi ad altre decine di lavoratori.
«È assurdo: l’azienda vuole eliminare il settore che rende di più. Non solo: Postel ha annunciato la riorganizzazione lo scorso aprile, ma notizie certe risalgono solo al 3 luglio scorso. E oggi questa doccia fredda, che a noi appare un’azione manu militari – commenta Pastorino -. Ci aspettiamo un atto di responsabilità da parte dell’azienda. Ora bisogna mettere al primo posto l’uscita dall’emergenza della città, dopodiché si dovrà negoziare che il trasferimento avvenga alle condizioni migliori, preso atto che non possono essere i lavoratori a pagare le nuove scelte aziendali con licenziamenti e tagli salariali».