"Uccidere persone" e poi "Come uccidere una persona senza lasciare traccia". Sono queste le parole inserite navigando su internet mediante il proprio telefonino da Alessio Alamia. Il fatto risale alla notte tra il 4 e il 5 aprile 2017 al termine di una conversazione lunga 8 minuti con l'ex fidanzata.
E' questo uno dei retroscena emersi oggi durante l'avvio del processo di primo grado davanti alla corte d'assise del Tribunale di Savona per l'omicidio di Janira D'Amato, avvenuto il 7 aprile del 2017 a Pietra Ligure, quando la giovane venne uccisa con 50 coltellate da Alamia.
Nel processo, i familiari della giovane Janira saranno parte civile. Lo scorso mese di gennaio, la perizia eseguita da Gabriele Rocca, lo psichiatra forense di Genova (su richiesta del Tribunale di Savona), aveva stabilito che Alamia era capace di intendere e di volere durante l'aggressione all'ex fidanzata.
Secondo la difesa dell'ex fidanzato, alcuni aspetti della perizia psichiatrica non sarebbero però stati approfonditi in maniera adeguata. Da qui, oltre alle contestazioni di violenza privata e stalking, è nata la decisione di affrontare il processo in corte d'Assise.
In aula erano presenti i familiari di Janira, ma non Alessio Alamia. Il giovane è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, stalking e violenza privata nei confronti di un'altra ex fidanzata.