E' ancora lassù, con i tergicristalli attivati, il camion della catena Basko. Inchiodato a pochi metri dal baratro, in una scena che rimane apocalittica. Il mezzo è proprio sul ciglio del precipizio, emblema della sciagura genovese e della vigilia di Ferragosto in cui il viadotto si è sbriciolato inghiottendo auto e tir.
Il veicolo della catena alimentare ha due terzi di serbatoio pieni - fanno sapere i dirigenti Basko - e quindi potrebbe andare avanti così per qualche giorno, con quel surreale movimento di tergicristalli, a cento metri di altezza.
L'autista alla guida del mezzo verde e blu ha frenato a poche spanne dal vuoto, scampando alla tragedia. Stava rientrando da un giro di consegne per i supermercati Basko della riviera di Ponente ed era diretto verso la piattaforma logistica di Genova Bolzaneto. Ha visto gli altri veicoli precipitare giù, nel greto del Polcevera, ha fermato il camion ed ha corso verso la galleria dalla quale era uscito poco prima. L'uomo sta bene, ma è ancora in stato di shock. Un "miracolato", lo definiscono i colleghi.
"Miracolato" è anche l'aggettivo che usa Mauro Cerne, padre di Federico, ferito nel crollo del viadotto mentre viaggiava a bordo di una Golf Gtd, insieme con la compagna, Rita, diretti all'Acquario di Genova. "Ce l'hanno fatta perché il ponte non è caduto in verticale ma lateralmente - ha spiegato l'uomo - E' affaticato, imbottito di farmaci, cerco di non stancarlo; ieri ha parlato con la madre. E ieri sono anche andato a trovare la compagna, è un po' più grave".