Il coordinamento Liguria Rainbow è intervenuto con un comunicato stampa sulla polemica relativa alle spese per il Costa Zena Festival: l'amministrazione ha infatti paragonato i costi sostenuti per l'iniziativa dell compagnia a quelli sostenuti per una partita di calcio e quelli per il Liguria Pride.
"La giunta del Comune di Genova -scrivono dal coordinamento - nega i conti documentati dalla sua neo ex assessora alla cultura e al marketing Elisa Serafini, il Sindaco Bucci rischia di dover fare i conti con le carte. Ricordiamo che già in passato sulla vicenda della fascia tricolore quando si è trattato di affrontare la verità il Sindaco Bucci se l'è cavata evitando di rispondere ai giornalisti. Nel comunicato stampa di ieri, giovedì 2 agosto 2018, per caso o perché ancor gli duole, troviamo citati i costi sostenuti dal Comune per il Liguria Pride in una lista alquanto disorganica, assieme allo scivolo di Costa e al derby di calcio cittadino".
"Rileviamo con piacere - si legge ancora nel documento - che dopo aver giudicato il Liguria Pride "offensivo e divisivo" il Sindaco ora lo ricomprenda negli eventi più importanti della Città o di rilevanza pubblica. Non ci sfugge però l'uso strumentale dell'inserimento dei costi, limitati, del Liguria Pride in questa polemica, volto esclusivamente a giustificare l'elevata spesa sostenuta per un evento di promozione di una azienda privata quale Costa. Ma che c'entra il Pride con un incontro di calcio, dove le associazioni sportive guadagnano enormi cifre tra abbonamenti, biglietti, diritti televisivi e sponsor? Di nuovo a questa giunta sfugge un aspetto non secondario: la legge e la Costituzione. Il Testo Unico di Pubblica Sicurezza (e suoi aggiornamenti) distingue chiaramente tra manifestazioni di tipo culturale e di spettacolo da una parte e manifestazioni politiche e sociali dall'altra, prevedendo che i costi legati all'ordine pubblico ecc., per le prime siano a carico degli organizzatori mente per le seconde non debba essere addebitato alcun onere; la Costituzione all'art. 17 che sostiene il diritto dei cittadini di manifestare in luogo pubblico e il possibile divieto spetta alla Questura per comprovati motivi di sicurezza".
"Confondere diritti con profitti fa credere che l'idea di rilancio della nostra città sia precaria e fuggevole - concludono gli attivisti per i diritti Lgbt - . Fondata sulla moda del momento e pronta a bruciarsi in breve tempo per passare presto ad altro, lasciando dietro di sé le ombre di eventi non più memorabili e le rovine del paesaggio, dei monumenti storici, degli spazi di vita e cultura ai quali il marketing molto spesso non porta rispetto. E nessun rispetto per diritti ed inclusione, che se non fanno audience non hanno merito di essere presi in considerazione. Noi tutte e tutti abbiamo manifestato per i diritti delle persone Lgbt e per la libertà da stereotipi e modelli che precludono la libertà di espressione di ogni singola persona; lo abbiamo fatto a spese nostre e senza alcun profitto individuale, ma crediamo che vi abbia guadagnato una comunità (genovese e ligure) in termini di sicurezza, libera espressione e solidarietà. Auspichiamo che un giorno non lontano il Liguria Pride venga riconosciuto dalle istituzioni per quello che è: un importante momento culturale e sociale, una festa laica e inclusiva dove i diritti diventano una nuova base per la partecipazione e la condivisione civile, dimostrando che l'impegno politico e sociale non sono oscure materie, ma possono invece dare lustro al territorio e alle persone che lo popolano".