Il nome tecnico è digital divide. Nell’inglese - lingua per eccellenza di Internet e dell’informatica - è una locuzione che sta a indicare il divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie del web e chi ne è escluso, in modo parziale o totale.
Un discorso che tocca molto da vicino la Liguria, proprio per la sua conformazione. Si parla infatti di digital divide nelle vallate, nelle zone di campagna o in quelle alpine, dov’è assai più difficile portare i cavi e dove l’interesse economico di ‘coprire’ la zona, considerati i modestissimi insediamenti abitativi, è praticamente nullo da parte dei vari gestori telefonici.
E’ un problema molto sentito nel ponente genovese, sia nell’entroterra di Pegli che in quello di Voltri. La questione è stata affrontata lunedì scorso, nel corso della commissione consiliare di Tursi avente per oggetto: “Posa fibra ottica in città e qualificazione imprese esecutrici”.
L’incontro, durante il quale è stata discussa la mozione presentata da dieci consiglieri di minoranza circa il ripristino del fondo stradale dopo i cantieri per l’installazione dei cavi, è stato l’occasione per tornare a parlare di un annoso problema: la difficoltà nell’accesso a Internet per chi vive lontano dai centri più abitati.
Linea lenta e ‘ballerina’, pressoché una costante, “ma non è giusto - osserva il consigliere comunale del Pd Mauro Avvenente - penalizzare alcuni cittadini rispetto ad altri solo perché abitano in zone più isolate o periferiche. Se Internet è lo strumento democratico per eccellenza, vanno date a tutti le stesse possibilità di potervi accedere”.
Il discorso non fa una piega, ci mancherebbe. Ma va a scontrarsi contro le logiche economiche e di profitto dei gestori delle reti telefoniche e di quelle nuove in fibra ottica. Siccome gli scavi e la posa in opera delle condutture costano centinaia di migliaia di euro, portare la fibra in una determinata zona deve coincidere con un ritorno in termini di contratti da parte degli utenti. Cosa che, ovviamente, è molto più semplice che avvenga quando si raggiunge un maggior numero di persone. Contrariamente, nessun gestore è disposto a portare la fibra laddove ci sono cinque o sei case, per un totale di altrettante famiglie.
Ecco però che, in questi casi, interviene lo Stato, a fare da ‘riequilibratore’: “Un bando di qualche tempo fa - prosegue Avvenente - era finalizzato proprio a questo. Lo Stato si assume l’onere di colmare la lacuna tra chi è raggiunto dalla fibra ottica e chi no, finanziando i gestori per poter effettuare i lavori. Tra le varie aziende che hanno partecipato alla procedura concorsuale partita a livello nazionale, c’è anche Open Fiber, che proprio su Genova sta eseguendo gran parte dei lavori. Anche loro si sono aggiudicati il bando. Così ho avanzato delle richieste specifiche per quanto riguarda il ponente”.
Avvenente ha chiesto, in sostanza, che il digital divide venga colmato nelle zone di Vesima, Crevari, Brigna, Fiorino, Sambuco, Branega, Torrazza Villini Negrone, San Carlo di Cese e nei quartieri collinari in genere. “Il programma - afferma il consigliere del Pd ed ex presidente del Municipio VII Ponente - prevede il completamento dei lavori entro fine 2021, massimo entro il primo semestre 2022. Il collegamento a Internet è diventato uno strumento indispensabile per la vita di tutti i giorni di tutti i cittadini, che hanno parimenti diritto a questo servizio. Sarà mia premura continuare ad insistere affinché gli impegni assunti siano rispettati”.
La ‘controparte’ è un personaggio già conosciuto e piuttosto stimato nell’ambiente: a capo degli affari istituzionali per Open Fiber c’è infatti Simone Farello, già assessore al Traffico della giunta di Marta Vincenzi. E’ stato lui a presentare il piano dei cantieri, che a Genova prevede nei prossimi mesi oltre mille interventi: “Il piano prevede 11 lotti per 441 chilometri. Di questi ne sono stati effettuati 142, l’obbiettivo è concludere entro il 2019”.
Quanto alla mozione della minoranza, i consiglieri Cristina Lodi, Mauro Avvenente, Stefano Bernini, Alberto Pandolfo, Alessandro Terrile, Claudio Villa, Gianni Crivello, MariaJosè Bruccoleri, Enrico Pignone e Pietro Salemi hanno chiesto a sindaco e giunta d’impegnarsi affinché vengano rispettate le condizioni contrattuali delle persone che lavorano presso le ditte che posano la fibra ottica e, inoltre, di verificare che i cantieri vengano chiusi nella maniera più corretta, evitando i ‘tappulli’ del passato.
L’assessore ai Lavori Pubblici Paolo Fanghella precisa: “In questi mesi il Comune di Genova ha perfezionato un protocollo d’intesa con Open Fiber (e con Tim, che segue altri scavi propri) che, oltre a definire meglio le modalità e i livelli di qualità che dovrebbero essere rispettati da chi porta avanti i cantieri della fibra, cerca di tutelare il ‘made in Genova’. Contiamo di arrivare alla firma definitiva nel giro di un paio di settimane. La carta includerà alcuni punti importanti, introduce tecniche che miglioreranno la qualità dei lavori di copertura provvisori, migliori modalità ripristino definitivo con la possibilità che possa occuparsene direttamente Aster, e poi tenteremo di coinvolgere maggiormente le imprese genovesi”.