Il Movimento 5 Stelle in Regione Liguria ha diffuso un comunicato per rendere pubblica la sua contrarietà a sgravare i cacciatori novelli dall'obbligo di pagare la tassa regionale sull'attività venatoria. Per i 5 Stelle si tratterebbe di un danno notevole per le casse regionali.
"Le preoccupazioni da noi già espresse il 17 maggio scorso, in fase di illustrazione, sono state confermate dal coro unanime delle stesse associazioni ambientaliste -si legge nella nota stampa - . Siamo di fronte a un disegno di legge illegittimo che contrasta con la normativa nazionale 157/1992, il cui articolo 23, comma 2, afferma, senza eccezioni di sorta né possibilità di esenzioni, che la tassa di concessione regionale non può essere inferiore al 50% della tassa di concessione governativa, a oggi fissata a 168 euro.Il mancato gettito, quindi, come riportato anche nella memoria scritta delle associazioni ambientaliste, 'esulerebbe dalle competenze regionali, comporterebbe un danno erariale e violerebbe apertamente la disposizione statale di riferimento'. Un boomerang per gli agricoltori, che si ritroverebbero privati di una quota importante di risarcimento danni ad oggi in larga parte derivata dagli stessi tesserini venatori.Pur di aumentare il numero di cacciatori, la Giunta Toti si sta lanciando verso l'ennesimo provvedimento che sarà impugnato dalla Corte Costituzionale (ormai siamo primi per numero di leggi impugnate su scala nazionale in una sola legislatura)".
"Il numero di cacciatori, invece, dovrebbe ridursi, proprio per dare respiro alla fauna selvatica ligure che in questo periodo sta subendo un forte decremento medio trasversale - concludono i 5 Stelle - . Una drammatica situazione ecologica causata dall'inquinamento diffuso e dall'abuso di pesticidi, dalla siccità 2016-2017 e dai cambiamenti climatici in atto, nonché dalle modifiche degli habitat e, non in ultimo, a causa del bracconaggio dilagante e della caccia.Se il Ddl dovesse passare, sarebbe un unicum in Italia. L’unica regione che aveva avviato una sperimentazione in tal senso, la Lombardia, è tornata sui propri passi l'anno seguente, riconoscendo l’errore. Perché Toti non ascolta gli amici lumbard anche questa volta?".