La Cassazione ha accolto il ricorso della Procura di Genova sul blocco, anche futuro, dei fondi della Lega.
I pm genovesi chiedevano di continuare a sequestrare tutte le risorse che in futuro dovessero finire nelle casse del Carroccio, sino al raggiungimento di circa 49 milioni, somma finita sui conti senza che il partito, secondo i giudici, ne avesse diritto perché frutto di una manipolazione a Camera e Senato.
La vicenda parte dalla sentenza di primo grado nei confronti di Umberto Bossi e dell'ex tesoriere Francesco Belsito per la truffa allo Stato sui rimborsi elettorali da circa 49 milioni. La Cassazione ha inoltre rigettato il ricorso di Bossi contro il sequestro disposto nei suoi confronti.
I giudici del Riesame avevano negato la possibilità ai magistrati genovesi di estendere il blocco al futuro, stabilendo che al Senatur potesse essere prelevato solo il quinto del vitalizio da parlamentare europeo. Nel fattempo, però, un esposto ha dato il via ad una inchiesta per riciclaggio per verificare il possibile reimpiego occulto dei "rimborsi truffa" ottenuti da Bossi e Belsito, secondo l'ipotesi accusatoria travasati attraverso conti e banche diverse, per ripararli dai sequestri.
Secondo i pm, questi fondi sarebbero stati incamerati e forse messi al sicuro dalla Lega durante le gestioni successive del partito, quelle di Maroni e di Salvino. Un arco temporale in cui il partito, che all'inizio si era costituito parte civile contro il suo fondatore, aveva rinunciato a ogni pretesa.