Come interpretare i dati
L'assessore Ditullio avrebbe affermato che, andando a spulciare i dati, ha notato che gli iscritti all'asilo del Santuario sono stabili, quindi, di conseguenza, anche la popolazione locale. Se non si cerca di ripopolare la zona, il Comune sarà costretto a tagliare i servizi. Molto minacciosa la cosa e poco partecipativa! Come tipico dei politici, ha citato i dati in maniera incompleta, dando quindi una visione distorta della reale situazione. Infatti, se, come dice Ditullio, la popolazione del Santuario è stabile, nel resto di Savona scende, vertiginosamente.
La città si sta svuotando. Seguendo il suo filo logico si dovrebbero tagliare i servizi in tutta la città e costruire sempre più case in centro, sul mare. Cosa che sarà fatta, sicuramente. Ma i tagli arriveranno per mancanza di fondi, non di popolazione, e le colate di cemento arriveranno per fare favori ai soliti ed intascare un po' di oneri di urbanizzazione. Si può obiettare che con gli oneri si potrebbero mantenere i servizi, ma finito poi lo spazio per costruire (o meglio, speculare), il bilancio sarebbe morto.
La Corte dei Conti nella recente batosta al Comune, faceva notare che l'aver drogato il bilancio con gli oneri è una scelta sbagliata ed il Comune farebbe bene a trovare fonti di entrata più continue, certe e virtuose. Da notare come a Savona esistano migliaia e migliaia di unità immobiliari vuote. Bastano quelle per ripopolare le zone. Zone che non si ripopolano costruendo case, ma trovando metodi per favorire attività produttive capaci di creare indotti lavorativi, che permettano il ritorno in città di chi se ne è andato.
Creare una filiera sulla differenziata ad esempio, dal porta a porta, con metodo Rifiuti Zero, con centri di riciclo (manodopera) e centri di studio (laureati e tecnici). Qualche centinaio di persona resterebbe a Savona, la città ne avrebbe un ottimo ritorno. Recuperare, con ristrutturazioni volte al risparmio ed all'efficienza energetica, il patrimonio edile presente. Favorire la pesca locale. Oppure l'agricoltura. Ma si sa, meglio le nuove villette, tanto il terreno agricolo è incolto. Peccato che ripulendo per bene (bastano un paio d'ore) quella zona, si restituirebbe alla città un grande tesoro, molto più produttivo di prima. Le attività produttive ripopolano e riqualificano le zone, senza bisogno di cospargerle di cemento, che a quanto pare è molto caro al vicesindaco.
Un grande crimine
Entrando nello specifico del progetto, è inutile ribadire che in realtà esso porti più problemi che benefici. Abolire un terreno agricolo è da incompetenti: tra pochi anni, col petrolio alle stelle, importare cibo dall'estero sarà sempre più un problema, sarebbe ora di attrezzarci per i tempi duri e iniziare a produrci ciò che ci serve. Questo per volare alti. Poi i problemi delle alluvioni. Il cemento crea grossi problemi al far defluire le acque, i ponti riducono le sezioni dei fiumi. Poi venisse un alluvione quella zona rimarrebbe isolata. Senza contare che i mezzi di soccorso non potrebbero comunque accedervi, come invece veniva spacciato dai costruttori. Per finire: la bonifica della conceria chi se l'accolla?
Urbanistica "imposta"
Un'altra contestazione riguarda invece il metodo con cui è stato esposto questo progetto. Di partecipato infatti non c'è nulla, visto che il progetto è già redatto, depositato e bello che pronto. La Giunta si riserva di decidere come meglio crede e poi, se approvato, il consiglio dovrà deliberare a favore o meno. Cose viste solo a Savona. In Danimarca i cittadini possono presentare osservazioni ai progetti per molti giorni, prima che questo diventi definitivo.
Ad ogni osservazione corrisponde una risposta motivata di accoglimento o respingimento. A Capannori (stessi abitanti di Savona), l'Amministrazione ha chiesto ai cittadini come intendono vedere nell'immediato futuro la città, lanciando varie proposte, tra cui il risparmio energetico con efficienza degli edifici e lo stop al consumo del territorio agricolo, con recupero edilizio dell'esistente, cercando aree per insediamenti produttivi, non urbani.
Il futuro delle città sta nel recuperare, non nel consumare. Qua abbiamo assistito ad un tentativo di gestire il dissenso, cercando di intimorire le persone con presunti tagli di servizi, cercando di veicolare e alleviare la protesta. Non si può dire no a tutto, occorrono anche dei sì? Ecco, io dico no allo stupro del territorio e sì al recupero del patrimonio edilizio esistente. Forse i palazzinari faranno meno soldi, ma ci sarà più lavoro e più vivibilità per una città che sta affogando nel cemento e che a breve, non potendolo più sopportare, imploderà su se stessa. Assessore, se lei taglierà i servizi, è perché in Giunta non siete capaci di trovare soluzioni virtuose. Magari se chiede al suo amico Berruti di tagliarsi lo staff, qualche soldino per gli interventi di messa in sicurezza del Santuario o per mantenere questi servizi, si trovano.
Si inizia da poco.