Un immenso consumo di suolo ha divorato in Italia il terreno agricolo, aumentando del 500% la superfice impermiabilizzata dal cemento o dall' asfalto negli ultimi 50 anni. Un terreno perduto per sempre che comporta un vero e proprio omicidio dell' Italia agricola, giardino d' Europa. Gli effetti devastanti sono sotto gli occhi di tutti: alluvioni, degrado del paesaggio.
Queste operazioni poi spesso avvengono senza una pianificazione consapevole dei Comuni ma a colpi di varianti ai piani regolatori che vanno sempre nell' unica direzione di ampliare le superfici cementificate.
In questa categoria ricadono l' “Operazione Riborgo”, vicino al Santuario di Savona, e il progetto di costruzione sopra le grotte di Valedemino a Borgio Verezzi. Questo tipo di interventi riduce a carta straccia gli accordi europei sulla tutela del paesaggio e la difesa del suolo.
Diamo atto al coraggio dell' Ing.Gamaleri, progettista dell' “Operazione Riborgo”, che rendendosi conto dei rischi dell' operazione, ha dichiarato: “ho scelto di non accettare più incarichi lavorativi per le nuove costruzioni e di dimettermi da quelli che ho accettato, perché il consumo spregiudicato del territorio va fermato, lo devono fare i Comuni, le Imprese, i Professionisti che non devono prestarsi a lavori che non ritengono etici; infine lo deve fare la Società Civile, scegliendo di difendere il territorio come bene comune”.
Siamo d'accordo. Il progetto Riborgo e quello presso le Grotte di Valdemino a Borgio vanno fermati. Entrambi sono proposti come varianti a Piani Urbanistici esistenti, finalizzati alla costruzione di seconde case, su aree verdi, spostando volumi degradati in contesti urbani in aree vergini e ottenendo in cambio oneri di urbanizzazione.
Gli oneri di urbanizzazione offrono respiro alle casse comunali solo nel breve periodo ma il consumo di suolo carica sulle spalle della comunità costi ben peggiori. Dobbiamo fermare questa bulimia da cemento. Dobbiamo impegnarci sul recupero dell' esistente. Esistono esperienze di successo in questo campo come il caso di Cassinetta di Lugagnano dove Domenico Finiguerra ha rinunciato a far cassa con la svendita del territorio salvando il bilancio con l'impegno quotidiano di ricerca di fonti di finanziamento che non producono danni all'ambiente e al paesaggio e rilanciando l'attività edile attraverso un massiccio recupero del patrimonio esistente.
L' Istituto Nazionale di Urbanistica ha preso posizione per una ricerca di incentivi necessari ai processi di riqualificazioni urbana, attraverso il recupero del patrimonio edilizio esistente, sulla scorta delle migliori esperienze europee.
La Svizzera, che se ne intende di economia e ambiente, nel maggio di quest'anno ha approvato una legge che limita in modo drastico la costruzione di seconde case: “per gli edifici di nuova costruzione l' 80% deve essere riservato ai cittadini residenti, solo il 20% può essere lasciato al mercato immobiliare”.
Anche in provincia di Savona dobbiamo cambiare passo imboccando una strategia che permetta uno sviluppo sostenibile in grado di dare vero lavoro in un'economia equilibrata.