- 19 gennaio 2012, 10:38

Inizia a "prender corpo" la discarica fantasma di Ferrania

Il caso della discarica fantasma sollevato da Savonanews.it grazie all'attenzione di alcuni nostri Lettori, oggetto di un esposto presentato da alcune associazioni valbormidesi, ora diventa un'interrogazione regionale del consigliere Maurizio Torterolo

Inizia a "prender corpo" la discarica fantasma di Ferrania

L'accumulo di detriti in località Cereseto, a Ferrania, nel sito dove dovrebbe sorgere il biodigestore, diventa oggetto di un'interrogazione regionale che è stata presentata questa mattina dal consigliere Maurizio Torterolo, il quale, lamentando la poca trasparenza sull'operazione, premette che «a seguito della demolizione di alcuni capannoni per fare posto ai nuovi impianti di Ferrania Solis, quest'ultima ha chiesto ed ottenuto l'autorizzazione per un deposito provvisorio di materiale proveniente dalla demolizione dove è stata attiva fino al 1995 una discarica di rifiuti speciali dello stabilimento 3M Italia e successivamente IMATION S.p.a. che smaltiva i fanghi provenienti dal depuratore industriale.

Nel 1995 la discarica è stata dismessa e ricoperta.

In particolare l'attività di demolizione veniva iniziata in data 5 marzo 2010 ed il 26 agosto dello stesso anno ha preso il via lo stoccaggio "provvisorio" dei predetti materiali.

Il deposito di materiale occupa un volume di circa 36 mila mc ed è stato realizzato a circa 700 m dall'area di cantiere sede dei capannoni demoliti. Nel sito sembra si possa evidenziare la presenza di materiale di scarto di demolizione molto vario, tra cui asfalto, ferro, residui di lavorazione del vetro e molto altro non specificatamente identificato».

Tra le osservazioni di Torterolo spicca quella relativa alla natura dei materiali abbancati «che non sono considerati rifiuti, in quanto si dichiara che sono stati vagliati e selezionati con un idoneo impianto di separazione. La dimostrazione del fatto che i materiali non sono rifiuti viene fatta sulla base di alcuni test di cessione eseguiti, dal laboratorio Analityca srl di Cairo Montenotte. (Il test di cessione prevede di immergere in acqua per un certo numero di ore un campione triturato del materiale che si vuole indagare, per verificare che le sostanze inquinanti rilasciate siano al di sotto dei valori limite stabiliti dalla legge. I test di cessione eseguiti sono stati complessivamente 3 su campioni di materiale differenti. Considerando la volumetria del materiale (36 mila mc) prendere ed analizzare solo tre campioni è sicuramente insufficiente e non rappresentativo, vista la complessità e la varietà dei materiali che componevano i capannoni demoliti. Inoltre i campioni analizzati sono stati raccolti e portati al laboratorio di analisi dalla Ditta Bagnasco che ha eseguito la vagliatura e la selezione del materiale).

Come specificato dalla documentazione fotografica realizzata ad ottobre emerge chiaramente che il deposito è costituito da una grande varietà di materiali tra cui anche asfalto, attualmente dopo l'esposto in Procura e l'interrogazione in Regione Liguria si è provveduto a ricoprire il tutto con terra vergine».

Per quanto concerne poi l'aspetto idraulico, «il volume di materiali depositato è compreso tra il fiume Bormida di Pallare ed il rio Miglialunga, in prossimità degli alvei di questi due corsi d'acqua. (Sul progetto si sostiene che sono ad una distanza superiore di 40 m da entrambi, ma da sulla base del sopralluogo effettuato la distanza è minore). Ferrania Technologies ha eseguito, inoltre, dei lavori sul rio Miglialunga probabilmente per spostare la tombinatura.

Non esiste per gli interventi eseguiti nessuno studio idraulico che dimostri che non ci siano pericoli collegati con eventuali eventi alluvionali eccezionali. Manca inoltre l'autorizzazione dell'AIPO (Agenzia Interregionale per il fiume Po) che è richiesta quando gli interventi sono vicini ai corsi d'acqua compresi nel bacino idrografico del fiume Po (il Bormida è compreso nel bacino idrografico del Po). Nella documentazione presentata si sostiene che tale autorizzazione non è necessaria, in quanto la distanza dai corsi d'acqua è superiore a 40 m. Infine l'autorizzazione per il deposito provvisorio di materiale è stata richiesta da Ferrania Solis e poi il deposito è diventato permanente ed un'altra Società Ferrania Ecologia ha in progetto di costruirci sopra un biodigestore».

Torterolo arriva al dunque: «Non posso che far notare alcune peculiarità del caso: google maps, sono letteralmente sparite le immagini relative alla discarica, nel senso che fino al 21 settembre di quest'anno si notava con tutta evidenza il cumulo di detriti, successivamente così come oggi se si compie una ricerca sul sito si verifica quell'area appare interamente boscata. Ora, visto che il cumulo è ancora lì, io vorrei sapere chi si è preso la briga di eliminarlo, purtroppo solo virtualmente. Dopo la consegna dell'interrogazione di cui stiamo discutendo, che ha avuto risalto sui media, e dopo il deposito di un esposto in Procura da parte di alcuni lodevoli gruppi ambientalisti, qualcuno è intervenuto con macchinari per il movimento terra che hanno livellato parte del cumulo provvedendo a piantumare alcuni alberi ed a nascondere i detriti apparentemente più "imbarazzanti". Ciò da una parte mi consola visto che il mio intervento, se non altro, ha portato ad un miglioramento estetico della situazione ma dall'altro mi preoccupa relativamente a ciò che è stato nascosto.

Il deposito era indicato, come detto, come provvisorio, ora diventerà la base di un impianto di biodigestione, alla faccia della provvisorietà.

Qualcuno diceva che a pensar male si commette peccato ma quasi sempre ci si azzecca, e questo mi pare chiaramente essere il caso.

Occorre però rilevare un altro dato che credo possa portare a capire, almeno in parte, qual è la fonte del problema. Risulterebbe che l'autorizzazione al deposito "temporaneo" è stata concessa dalle competenti autorità a Ferrania Solis onde poter stoccare i residui di demolizione di parte dei capannoni presenti sulle aree "ex Ferrania".

Proprio su quel sito, guarda caso, che ricordo essere in prossimità del fiume Bormida, Ferrania Ecologia vuole realizzare un Biodigestore per 90 mila tonnellate annue - tutto il rifiuto umido delle province di Savona ed Imperia e parte di quello di Genova - e tale soggetto sta già, in parte, operando sull'area.

Il riferimento non è di poco conto visto che le supposte autorizzazioni e le prescrizioni, si valuterà se rispettate o meno, sono state rilasciate ad un soggetto diverso da quello che utilizzerà le aree. Occorre quindi far chiarezza su diversi aspetti, innanzitutto se il deposito di materiale detritico è stato regolarmente autorizzato dagli organi competenti ed a quale soggetto sono intestate le eventuali autorizzazioni. Inoltre bisogna sapere: se le eventuali autorizzazioni concesse sono in accordo con la normativa vigente in materia di smaltimento dei rifiuti e vincoli idrogeologici; quali controlli ed analisi sono state effettuati per escludere la presenza di materiali inquinanti, quali amianto, metalli pesanti, materiali radioattivi, dei quali è nota la presenza nei cicli di lavorazione e nelle strutture del vecchio stabilimento; quali indagini e controlli si prevede di attivare sul sito per verificare eventuali inquinamenti dei terreni, delle falde acquifere e per verificare l'esatta natura dei materiali posti a discarica; quali indagini si prevede attivare per verificare se l'accumulo detritico possa costituire, nel caso di eventi alluvionali, un rischio per le popolazioni ed i territori posti a valle; se gli elaborati progettuali relativi al progetto dell'impianto di biodigestione in progetto nell'area in esame e presentati per la relativa procedura di VIA, hanno preso in considerazione la presenza di questo grande accumulo di materiale detritico».

Maurizio Torterolo, Consigliere Regionale

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