- 28 luglio 2011, 13:02

Di nuovo chiediamo: Quante volte ancora?

Di nuovo chiediamo: Quante volte ancora?

E’ un nostro vecchio “vizio” che stizziva la ASL2 savonese scrivere: “quante volte ancora?” ad ogni morte prematura e perciò intrinsecamente ingiusta. Quante volte ancora dovremo assistere impotenti a questa slavina di dolore. La pioggia non ha staccato le cupe locandine di Gianni Lagorio, maestro di musica morto di cancro a 48 anni, che già quegli spazi da capolinea si preparano ad accogliere i saluti ed i nomi di Manuela Donato e Gaetano Milintenda 34 e 53 anni rispettivamente.

Non troviamo la moviola per riavvolgere questa lurida pellicola, per poter cancellare in truka da questa provincia i troppi veleni che da tempo respira, dar macchina avanti, e riguardare il film. Pigiare quel “play” al netto dell’inquinamento feroce e pazzesco per vedere se in questa giornata di mezza estate Giovanni Lagorio suona ancora con noi, per sentire se la voce di Gaetano Milintenda ancora rimbomba nel consiglio comunale di Cairo Montenotte, se Manuela Donato sta tornando a casa serena da suo marito e dal suo bimbo di tre anni.

Non lo sappiamo. Ma neppure riusciamo ad accettare per un attimo l’idea supina della fatalità di certe morti. Neppure per un attimo. Quindi non vogliatecene, sindacalisti della chimica che reclamano posti di lavoro in cambio di inquinamento a norma, vantando addirittura un “polo del carbone”. O quegli stessi che oggi portan la faccia davanti alle telecamere dei TG per difendere l’ampliamento a carbone di Vado, e che ieri puntavano i piedi per tenere aperta l’Anca di Cengio. Non ce ne vogliano i disinteressati fratelli di Unione industriali e Camera di Commercio, cui unico orizzonte di sviluppo è attendere le piogge monsoniche di milioni velenosi per ritentare il celebre “rilancio” con risultati che già vediamo.

Non ce ne vogliano i signori dell’ ASL 2, che pur in tanti, non sanno. Che non trovano di meglio che ostacolare il lavoro silenzioso e testardo di chi si batte in silenzio e coi denti contro queste morti, ingiuste e non dovute a questo penoso “progresso” savonese, che fa scappare i turisti e morire la gente, non solo chi vi lavora. E anche alle belle pance grasse, con doppia e tripla carica, ai facitori di opere inutili, ai percettori di lauti compensi pubblici, ai silenziosi tutori del malaffare, a chi accetta pubblicità pulita e soldi da chi inquina, a chi, avendo il potere d’ordinanza per fermar lo scempio, si volta dall’altra parte in qualche giro d’inutili parole, chiediamo, e lo faremo finchè saremo vivi:

Quante volte ancora?

mpm

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