- 12 luglio 2011, 09:32

Le due facce del PD: "a Roma NO al carbone, a Vado SI"

Un nostro affezionato lettore ci fa notare questa ennesima dicotomia tra le anime del PD a livello nazionale e locale

Le due facce del PD: "a Roma NO al carbone, a Vado SI"

Buongiorno,

secondo voi come si concilia la posizione del presidente della Regione Liguria (che ha concessso altro carbone) con questa posizione decisamente contro il carbone del PD a livello nazionale?

Ecco il testo della nota dell'Ufficio Stampa del Gruppo PD Senato, che potete trovare anche qui:

“Cassata la famigerata norma ad aziendam contenuta nella manovra, andrebbero rispediti al mittente anche i commi dell’articolo 35 che si configurano invece come uno spudorato aiuto ad centralem, nel caso specifico quella di Porto Tolle che il Governo vorrebbe a tutti i costi far riconvertire a carbone, in spregio della sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato il progetto. È auspicabile che il passaggio in Parlamento corregga la norma evitando un pericoloso precedente, che in maniera eclatante va contro le normative italiane sulla valutazione di impatto ambientale e verrebbe certamente impugnata dall’ Europa, data la sua incompatibilità con tutte le norme di legge e persino del buon senso”. Lo dichiarano i senatori del Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, annunciando emendamento abrogativo della norma. “Il carbone – continuano i senatori - è il meno caro dei combustibili fossili ma anche il più sporco in assoluto, tant’è che dalla centrale una volta riconvertita a carbone di Porto Tolle uscirebbero ogni anno 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica, il principale gas dell’effetto serra. Senza contare poi la movimentazione, in un parco naturale già fragilissimo, di 5 milioni di tonnellate di carbone all'anno e di un altro milione di tonnellate tra calcare, gessi e ceneri. Parliamo dunque di livelli di inquinamento elevatissimi, che non possono finora essere abbattuti da un impianto di Ccs (carbon capture and storage): l’unico impianto sperimentale in Italia, quello di Brindisi, riesce solo a catturare lo 0,615% dei milioni di tonnellate di anidride carbonica emessa. Il Consiglio di Stato non aveva fatto altro che ristabilire l’obbligo che dovrebbe essere scontato per la commissione Via, ovvero quello di analizzare tutte le alternative possibili. Il governo come troppo spesso gli accade vorrebbe utilizzare la legge per vanificare una sentenza: è inaccettabile". "Per Porto Tolle – concludono Ferrante e Della Seta – bisognerebbe invece seriamente riprendere in considerazione l’ipotesi di riconversione che non mettano l’una contro l’altra le ragioni dell’ambiente e dell’occupazione".

Lettera firmata

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