Da una parte è legittima la richiesta di vedere applicate le penali per non aver rispettato la fine dei lavori nell’aprile del 2025, dall’altra sono altrettanto legittime le richieste del Consorzio Research che non raggiunge l’obiettivo per via dei rallentamenti dovuti all’interdittiva antimafia. In mezzo c’è il cronoprogramma con una fine lavori per lo scolmatore del Bisagno ora fissata a settembre 2026.
Questo, in sintesi, emerge dalle parole con cui l’assessore regionale alla Difesa del Suolo, Giacomo Giampedrone, ha risposto in consiglio all’interrogazione presentata dal Partito Democratico, ed esposta dal consigliere Simone D’Angelo, per chiedere quale fosse lo stato di attuazione dello scolmatore, opera attesa in città da anni, specie dopo le drammatiche conseguenze delle torrenziali piogge che hanno segnato la storia recente della città.
“Davanti all’interdittiva dell’antimafia non c’è soluzione - ha detto Giampedrone in aula rispondendo sui tempi dell’opera e facendo riferimento allo stop dovuto alle verifiche della Corte di Appello di Salerno - chi non è stato lineare sono i tribunali. Abbiamo rescisso immediatamente e ci siamo trovati una causa da parte del Consorzio Research che poi ha avuto ragione. Ha vinto di nuovo, abbiamo fatto molto bene a non rescindere il contratto che non abbiamo fatto noi, ma lo Stato con Invitalia”.
Un contratto che, come ha spiegato Giampedrone, è “senza penali fino al termine dei lavori ad aprile 2025”, scadenza che il Consorzio “ha già detto di non poter rispettare”.
“Il nuovo cronoprogramma prevede la fine a settembre 2026 - ha concluso l’assessore - in mezzo c’è la legittima richiesta di vedere applicate le penali ma anche le legittime richieste del Consorzio che non raggiunge l’obiettivo per via dell’interdittiva antimafia”.