Non vi sono irregolarità o azioni illegali nel passaggio del pacchetto di maggioranza del Genoa nelle mani di Dan Sucu.
Lo ha stabilito il giudice del tribunale di Genova, respingendo le richieste cautelari di ACM Delegate LLC, una delle società facenti riferimento alla holding americana A-Cap con l'intento di bloccare le delibere relative all'arrivo dell'imprenditore rumeno avvenuto lo scorso dicembre con una ricapitalizzazione senza diritto di opzione per oltre 45 milioni di euro.
"Il Tribunale ha pienamente accolto, con un provvedimento particolarmente articolato e motivato nel pronunciamento del Giudice Dott. Daniele Bianchi, le tesi dei legali del Genoa ritenendo non sussistente, in termini tecnici, il fumus boni iuris in relazione a qualsiasi domanda e rivendicazione, anche di carattere risarcitorio, presentata da ACM" spiega il club di Villa Rostan con una nota diffusa nel pomeriggio, dove si sottolinea come le pretese americane fossero "inammissibili e infondate".
Sempre secondo i giudici, "è stato accertato che ACM non è e non risulta titolare del diritto di impugnazione della Delibera dell’Assemblea, non figurando tra i soci del Genoa", difeso in questo caso dagli avvocati Marco Arato, Riccardo Bordi e Laura Salvaneschi dello studio legale BonelliErede. Non è stata commessa quindi alcuna irregolarità di convocazione dell’Assemblea, posto che sono stati regolarmente convocati i soci tra i quali non è incluso per l'appunto ACM.
"L’asserita delega di voto conferita ad ACM, da parte di società 600 Partners LLC e 777 Partners, non è inoltre opponibile al Genoa CFC, al pari degli accordi finanziari sottoscritti tra le suddette società. Il presunto danno lamentato da ACM è conseguenza esclusiva della scelta di quest’ultimo di non partecipare all’aumento di capitale, essendo comprovato dai fatti che ACM fosse stato messo a conoscenza della possibilità di intervenire - si legge ancora nella nota - Il Tribunale ha quindi ritenuto non provato l’asserito pregiudizio economico lamentato da ACM, ritenendo, invece, che la Delibera abbia consentito di preservare il valore della partecipazione di 777 Genoa CFC Holding S.r.l. nel Genoa CFC".
Non è stata inoltre ravvisata alcuna "operazione in frode alla legge", in quanto la delibera in oggetto "ha espressamente ottemperato alla necessità di garantire al meglio il credito dell’Agenzia delle Entrate nei confronti del club". Non è infine stato "ritenuto sussistente anche il requisito di periculum in mora, dato che il supposto danno reclamato da ACM risulta genericamente affermato, non provato e anzi smentito dai documenti depositati".
L'operazione, orchestrata dal ceo rossoblù Andres Blazquez, era stata contestata dalla società americana operante nel campo delle assicurazioni sostenendo di avere il diritto di esercitare tutte le “prerogative di controllo” sul club in nome di un credito da quasi 2 miliardi nei confronti di 777 Partners, holding che aveva acquistato la società genoana nel 2020. Una mossa che aveva di fatto "sfilato" il club più antico d'Italia dalle mani d'Oltreoceano aprendo la sottoscrizione dell'aumento di capitale a soggetti terzi, senza dare una precedenza ai soci attuali, mettendo però in salvo il Grifone.
Un dossier prodotto dal tribunale di Salt Lake City un paio di settimane fa aveva avvalorato quest'ultima tesi. In esso emergevano i presupposti per un “gioco pericoloso” sulla pelle del Vecchio Balordo. A-Cap, che nel 2020 aveva cominciato a collaborare col gruppo facente riferimento a Josh Wander e Steven Pasko, si trova ora in uno stato molto prossimo al default, a causa di un meccanismo tanto semplice da raccontare quanto pericoloso nelle sue conseguenze: alcune società legate ad A-Cap (in particolare alcune compagnie assicurative nello Utah, secondo un tribunale americano) raccoglievano soldi vendendo polizze assicurative; invece di utilizzare, però, quei fondi per coprire i rischi delle polizze, questi venivano “girati” ad altre società dello stesso gruppo, che li investivano in operazioni rischiose ma potenzialmente molto redditizie.
Più alti erano i guadagni previsti da questi investimenti, più alte erano le commissioni che le società si pagavano tra loro. Lo scopo era duplice: continuare a raccogliere denaro vendendo assicurazioni e, allo stesso tempo, farlo fruttare in modo aggressivo, con l’obiettivo di generare profitti da girare ai manager e alla struttura di A-Cap. Il problema di tutto il meccanismo è stato la non redditività degli investimenti (oltre 2 miliardi, come detto, quelli impiegati negli affari con 777 Partners tra cui quelli legati alle società calcistiche). Invece di ammettere le perdite, A-Cap ha continuato a investire altro denaro, cercando di nascondere la realtà.
In questo contesto la “diluizione” della maggioranza (chiamata così in quanto il vecchio azionista di riferimento non ha venduto le proprie quote ma queste hanno perso il loro valore iniziale) a favore dell'intervento di Sucu si è rivelato salvifico per il Genoa che ora, con anche una classifica in sicurezza, può pensare al futuro che, con ogni probabilità, sarà senza più l'ex presidente Zangrillo nel cda, dal quale gli sarà chiesto di dimettersi.