Poco più in su, qualche decennio prima, le lavandaie si radunavano per fare il bucato sulla riva del Bisagno, sfruttando l’acqua del torrente.
Su quelle stesse rive, ben prima di qualche decennio, si coltivavano ortaggi di ogni tipo che venivano raccolti e venduti dai besagnini nelle piazze della città.
Piccoli esempi che testimoniano un legame indissolubile tra il torrente e le attività produttive genovesi, alimentate proprio dal quello stesso scorrere di acque.
Questo è accaduto anche alla conceria Bocciardo, una vera e propria istituzione che per oltre un secolo ha rappresentato un importante polo industriale e occupazionale per la zona.
La storia della conceria Bocciardo inizia nel tardo Ottocento quando, con ogni probabilità, la crescente industrializzazione aveva raggiunto anche il capoluogo ligure e attività manifatturiere nascevano a ridosso di corsi d’acqua per sfruttare le risorse idriche.
Fondata nel 1861 da Sebastiano Bocciardo, la conceria fu in attività per un secolo circa sorgendo proprio di fronte allo stadio Ferraris, nell’area oggi occupata dall’Istituto Firpo - Buonarroti.
Nata in un contesto dove non mancavano piccole botteghe, aiutate proprio dalla presenza dell’acqua, la conceria Bocciardo entrò a pieno regime raggiungendo, nel corso del Novecento, il suo apice arrivando a impiegare quasi duemila persone.
Nel corso della Prima Guerra Mondiale, con l’aumento della richiesta, venne costruita una nuova struttura: sette piani da cui svettava una ciminiera di oltre quaranta metri. La crescita della conceria andrò di pari passo con l’espansione del quartiere che da zona agricola, Marassi divenne un centro residenziale e industriale.
Ma, passate le guerre, iniziò un lento declino, portato da diversi fattori, tra cui la crescente preoccupazione per la salute di chi abitava a Marassi e di chi lavorava nella conceria.
Negli anni '70 la conceria Bocciardo intraprese il suo trasferimento nella zona del Giro del Fullo. La progressiva dismissione del vecchio stabilimento tra via Canevari e via Monnet portò all'acquisto di una prima parte del fabbricato abbandonato e ormai in disuso da parte della Provincia di Genova, che rilevò parzialmente la proprietà comunale dell'area.
La metamorfosi dell'ex area industriale culminò con la sua spettacolare demolizione "all'americana" il primo settembre del 1997, quando l'intero complesso venne raso al suolo tramite implosione, grazie all'utilizzo di migliaia di microcariche che, in pochi secondi, fecero implodere una delle concerie più grandi d’Europa.