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Attualità | 01 aprile 2025, 16:57

Morte Camilla Canepa, cinque medici rischiano il processo

Il giudice deciderà il 10 aprile sul rinvio a giudizio per i sanitari dell'ospedale di Lavagna

Morte Camilla Canepa, cinque medici rischiano il processo

Ci vorrà ancora qualche giorno per conoscere il destino dei cinque medici dell'ospedale di Lavagna indagati per la morte di Camilla Canepa, la diciottenne deceduta nel giugno 2021 dopo la somministrazione del vaccino anti-Covid AstraZeneca. La giudice Carla Pastorini, al termine dell'udienza in cui accusa e difesa hanno esposto le rispettive posizioni, ha deciso di rinviare la decisione sul possibile processo al prossimo 10 aprile.

Camilla Canepa aveva ricevuto il vaccino AstraZeneca nell'ambito della campagna vaccinale, ma poco dopo era stata colpita da "VITT", una trombosi associata a bassi livelli di piastrine, che potrebbe essere stata scatenata dall'iniezione. Durante l'udienza erano presenti i familiari della giovane, che hanno scelto di non rilasciare dichiarazioni alla stampa. 

A parlare è stato il loro legale, Jacopo Macrì.

"Oggi è stata un'udienza nella quale abbiamo rappresentato, con i difensori degli imputati, la nostra posizione su questo procedimento", ha dichiarato Macrì. "Il giudice ha rinviato per decidere se mandare a processo o meno i medici. È stata un'udienza pacata, ci siamo confrontati con tutti i colleghi cercando di comprendere da un punto di vista tecnico quali fossero i risvolti di questa vicenda. Aspettiamo il 10 aprile fiduciosi, noi abbiamo rappresentato la nostra posizione, secondo noi era una ragazza che si poteva salvare, vedremo quale sarà la decisione del giudice su questo".

L'avvocato ha inoltre sottolineato che, secondo la famiglia Canepa, "i medici dovrebbero andare a processo perché a quella data c'erano conoscenze scientifiche tali da imporre un percorso diagnostico e terapeutico diverso da quello seguito". Tuttavia, ha riconosciuto la complessità della vicenda e ha auspicato che la decisione della giudice sia la più giusta possibile: "Speriamo nel rinvio a giudizio, ma vedremo".

Macrì ha anche parlato del comportamento della famiglia della giovane: "Loro questa vicenda la vivono con grande riservatezza, con grande pacatezza e serietà, riponendo grande fiducia nel processo, con la discrezione che è propria e fa parte del loro modo di vivere". Oltre al procedimento penale, esiste anche una causa civile per i risarcimenti, ma l'avvocato ha precisato che "l'aspetto risarcitorio è quello meno rilevante, soprattutto nel procedimento penale dove non sono costituiti".

Redazione

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