"Tutti stanno dicendo in aula nelle dichiarazioni spontanee che hanno fatto tutto bene. A questo punto cercheremo di capire chi ha sbagliato. Però posizioni di vertice come quella di Castellucci, come quella di Berti e come quella di Donferri, anche se non hanno avuto notizia loro sono comunque responsabili dell’operato dei loro sottoposti. Ma soprattutto in una posizione di vertice io mi devo accertare che le cose vengano fatte nel modo corretto. Non è ammissibile: chi ha posizioni di vertice non può avere solo gli onori, deve anche avere gli oneri".
Egle Possetti, portavoce del Comitato in ricordo delle vittime del ponte Morandi di Genova, scandisce le parole una per una nel commentare se quasi sei ore di relazione in cui Giovanni Castellucci ha reso dichiarazioni spontanee nel corso del processo sul crollo del viadotto Polcevera. Mentre Castellucci si difende, in aula le sue parole bruciano sulla pelle dei familiari delle 43 vittime del disastro del 14 agosto 2018. L'ex ad interviene, parla senza contraddittorio e per la prima volta, dopo non aver risposto alle domande dell'accusa e dopo mesi di udienze e ricostruzioni, in quello che appare come un monologo che per una mattinata e un pomeriggio mercoledì ha monopolizzato l'aula del processo. Lui ha guidato Aspi e Atlantia dal 2005 al 2019, l'anno dopo il crollo. Lui che oggi dice 'responsabili sì, ma la colpa è una cosa diversa'. E difende il suo operato, in dichiarazioni che si attengono allo spartito della difesa, sul tema del 'difetto originario' e non conoscibile, ad innescare il collasso del ponte.
"Loro avranno anche fatto manutenzioni - commenta ferma Possetti - ma non hanno fatto quelle corrette sul ponte. Hanno utilizzato sistemi di controllo antiquati, non hanno fatto operazioni di accertamento e di verifica delle reali condizioni di quel ponte sapendo che c’erano già stati due stralli che erano stati uno sottoposti uno ad un progetto di retrofitting e l’altro rinforzato. Se tu hai tre oggetti costruiti nello stesso tempo e in grande difficoltà, non puoi evitare di guardare l’altro per 20 anni. Questa è una cosa che cancella tutti i buoni propositi che ci possono essere stati".
In aula la risposta dei parenti si contiene fin quasi all'ultimo passaggio, quando Castellucci parla ancora di 'responsabilità' ma anche di 'sollievo' nel sapere di avere, in sintesi, fatto tutto quello che era possibile in base alle conoscenze acquisite per mettere i tecnici nella possibilità di agire. Ma il ponte crolla e porta via con sé 43 vite.
"Hanno utilizzato metodi di controllo che erano profondamente sbagliati - sottolinea Possetti -per tutti questi anni hanno usato o persone incompetenti o sciatteria o anche sicuramente dei calcoli da un punto di vista economico".
Quella di essere interessato ai profitti è una delle accuse che l'ex ad rigetta in aula. Ma per la portavoce del Comitato, che aspetta giustizia da quasi 7 anni insieme all'accertamento delle responsabilità, resta il fatto che "la manutenzione sulla pila 9 aveva dei costi importanti, avrebbe avuto anche degli impatti sulla circolazione ma è chiaro che tutto andrebbe dovuto essere fatto guardando prima alla sicurezza perché poi abbiamo visto che l’impatto sulla circolazione è stato devastante col crollo. Quindi anche se le manutenzioni sono state costanti, non erano quelle corrette".
Responsabile ma non colpevole? "E’ chiaro - conclude - che la società è responsabile, aveva in carico questa infrastruttura nel momento in cui è avvenuto il crollo. Le colpe le stabiliremo qui ma sicuramente qualche colpa di qualcuno ci sarà, il ponte non è caduto per un evento catastrofico, un meteorite o quant’altro e neanche i nostri cari hanno deciso di suicidarsi. Ci saranno delle colpe, ci saranno delle responsabilità ma sicuramente quello che è evidente è che qualcosa di sbagliato c’è stato".
In Breve
lunedì 31 marzo