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Genova | 27 marzo 2025, 08:00

Sestri Ponente, quelle 'torri gemelle' sul Chiaravagna dimenticate e mai concluse: così l'edilizia si trasforma in un 'ecomostro'

'I grattaceli della Pam': così li chiamano i due edifici i residenti del quartiere. Un'opera di undici piani, un centinaio di appartamenti con un supermercato attivo al pian terreno, ma totalmente deserti. A maggio 2011 sono partiti i lavori, ma tutto si è bloccato nel 2015, finendo poi all'asta per tappare un buco di quattro milioni e trecentocinquanta mila euro. Il futuro? Un punto interrogativo

'I grattacieli della Pam': così i residenti di Sestri Ponente chiamano i palazzi edificati in via Chiaravagna, anche conosciuti come le 'torri gemelle' di undici piani con un supermercato al pian terreno e circa un centinaio di appartamenti mai abitati (da circa quaranta metri quadri l'uno), con i due piani di entrambe le torri (settecento metri quadri complessivi) che sarebbero stati destinati, nell'accordo con il Comune, al Municipio VI Medio-Ponente, come onore di urbanizzazione.

Il permesso di costruire è arrivato nel 2010 e a maggio 2011 sono partiti i lavori: a realizzarli è stato il Consorzio Stabile Pamoter Scarl, diventato poi Pamoter Genova s.r.l in liquidazione, con lo stesso Pascucci nel ruolo di liquidatore. A fine 2013 i lavori dei locali erano già terminati i locali ad altezza strada dove attualmente c'è il supermercato e nel 2014 il Comune ha esteso il termine di fine lavori a giugno 2015, senza, però, essere mai completati: e, ad oggi, a distanza di dieci anni, dopo che gli appartamenti dell'edificio (con tanto di box e posti auto) erano stati messi all'asta per recuperare un buco di quattro milioni e trecentocinquanta mila euro, la struttura è ancora lì, totalmente deserta, con la gru ancora in bella vista sulla sommità della struttura a ridosso dell'autostrada.

Ad oggi, passeggiando nella zona, fuori c'è un cartello di cantiere che ne fornisce dettagli riguardo i lavori (con inizio previsto il 30 settembre 2024) e la conseguente fine il 31 dicembre 2025 con la specifica "lavori di manutenzione ordinaria"; ma, ora come ora, nessuno si vede all'orizzonte. 

E sono proprio i residenti della zona a sollevare, comprensibilmente, preoccupazioni: c'è chi esprime timore relativo al fatto che la gru è ancora presente sulla sommità dei palazzi e che, di conseguenza, "prima o poi potrebbe cadere"; e chi, invece, ne sottolinea l'aspetto "impattante", "uno scheletro vuoto e inutilizzato che ha rovinato l'intero quartiere". 

"In quella zona c'erano dei capannoni industriali che sono stati trasformati in volumi residenziali e, in parte, commerciale: parliamo di una media struttura di vendita sotto i millecinquecento, quindi senza bisogno di particolari autorizzazioni urbanistiche, e di conseguenza su questo fronte ai tempi non ci sono stati problemi per la realizzazione", afferma Stefano Bernini, ai tempi presidente del Municipio Medio Ponente nel periodo in cui era stata avviata la procedura edilizia dal Comune di Genova.

"L'errore, però, è stato quello di pensare di rifare gli stessi volumi dei capannoni in residenziali, con un modello di appartamenti troppo piccoli e infatti nessuno li ha mai comprati - chiarisce -, a differenza di quello che è successo nel capannone dall'altro lato del torrente, che è stato demolito e ricostruito con gli stessi volumi in appartamenti di una certa dimensione e, infatti, son stati venduti tutti"

Bernini, è chiaro: si è trattata di "un'operazione commerciale totalmente sbagliata, proprio dal punto di vista del mercato edilizio": "La società ha fatto una progettazione con un quantitativo di metrature che, oggettivamente, nel mercato immobiliare non giravano, nonostante la vista mare degli ultimi piani", sottolinea. 

In un contesto del genere, la 'sfortuna' è stata anche la serie di liquidazioni delle società che si sono avvicendate nelle operazioni: dal fallimento della ditta che aveva acquisito la costruzione inizialmente, la Pamoter del costruttore Orlando Pascucci, poi ceduta a Mamone che ha avuto il medesimo percorso di liquidazione. "Così, i due edifici sono andati all'asta ma credo che, ad oggi, ancora nessuno se la sia comprata pur avendo un prezzo oggettivamente basso perché chi subentrerà, dovrà cambiare necessariamente le metrature in primis e poi dovrà occuparsi di tutte le rifiniture - dichiara Stefano Bernini -. Il dramma è che nel corso degli anni la città di Genova ha osservato una discesa del numero di aziende di una certa dimensione rilevante e, parallelamente, si è evidenziato un aumento di piccole aziende ma che si occupano esclusivamente di piccoli lavori di ristrutturazione, segnando conseguentemente la crisi del mercato di grandi aziende del settore edilizio". 

Una soluzione, secondo Bernini, potrebbe essere "un'operazione da parte di una cooperativa oppure l'entrata di un imprenditore che vuole investire": "Le persone hanno meno soldi e il valore degli appartamenti è piuttosto basso: il mercato immobiliare su Genova è oggettivamente in difficoltà, per cui o si prendono in considerazione queste due ipotesi, oppure la situazione rimarrà così com'è finché non si ridurrà notevolmente il prezzo di vendita", conclude. 

Federico Antonopulo

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