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Attualità | 24 marzo 2025, 08:00

‘Il Gentiluomo Italiano’: l'eleganza senza tempo secondo Matteo Cantile

Il giornalista spezzino ha dato vita al profilo social dedicata allo stile del vero gentleman: “L'abbigliamento non è frivolo, ma un linguaggio silenzioso, capace di raccontare la nostra storia e la nostra cultura”

‘Il Gentiluomo Italiano’: l'eleganza senza tempo secondo Matteo Cantile

Le tendenze cambiano rapidamente, sia nel guardaroba che sui social media. E, proprio nel vasto universo di mode passeggere e tendenze fugaci, c'è chi sceglie di puntare su uno stile che non conosce tempo. Matteo Cantile, giornalista spezzino di base a Genova, ha dato vita alla pagina Instagram e al canale YouTube 'Il Gentiluomo Italiano', un angolo digitale dedicato al gusto classico, agli abiti, ai profumi e agli accessori che definiscono il vero gentleman.

"L'idea di questa pagina è un gioco che ho in mente da tanti anni - racconta Cantile - Avevo già creato un blog, ma è rimasto ‘segreto’ e ormai è fermo da tempo. Questa volta ho deciso di provarci seriamente. Sono un comunicatore, un giornalista, e so come raccontare certi temi. Così ho pensato: perché non farlo? Tuttavia, per ora rimane un progetto leggero, senza la pretesa di diventare qualcosa di più di una passione personale”.

L'idea di trattare l'eleganza maschile classica non è così diffusa sui social, ma Cantile ha notato che c'è interesse. “Non volevo che fosse una pagina personale, ed evito per questo contenuti troppo soggettivi, proponendo invece temi che possano interessare gli appassionati. In pochi giorni, senza particolari strategie di crescita, ho raggiunto 600 follower. Non sono numeri enormi per Instagram, ma dimostrano che l'argomento piace e che c'è un pubblico attento”.

Ma da dove nasce questa passione per lo stile? "Fin da bambino ho avuto l'opportunità di osservare l'eleganza in contesti particolari. Mio padre era musicista e mi capitava di trovarmi in ambienti raffinati, come il Casinò di Deauville in Francia, dove vedevo attori come Tony Curtis. Non ero parte di quel mondo, ma lo osservavo con curiosità: da lì è nata l'attenzione per i dettagli. Poi, crescendo, ho scoperto i galatei: ero un collezionista di libri di galateo e mi affascinava capire come funzionava la società attraverso le regole di comportamento. Alcune sono oggi superate, ma molte restano attuali e preziose”.

Parlando di stile e di città, come si distingue Genova in questo ambito? "Genova ha una particolarità che si nota subito: qui non si ostenta. In molte città le persone cercano di mostrare quello che hanno, a volte anche esagerando. A Genova, invece, c'è una sobrietà quasi istintiva, e questo atteggiamento si riflette anche nell'architettura: spesso dietro facciate semplici si nascondono interni sontuosi. Lo stesso vale per lo stile dei genovesi: un'eleganza discreta, fatta di capi ben scelti ma mai appariscenti. Certi dettagli, come i pantaloni colorati, il mocassino tipico o la cravatta di lana, rendono riconoscibile questo stile. Purtroppo, anche qui la globalizzazione ha portato una certa omologazione, ma le tradizioni resistono".

E ci sono tendenze attuali che proprio non riesce ad accettare? "Più che i singoli capi, mi disturbano certi abbinamenti che ignorano la storia e la funzione dei vestiti. Ad esempio, indossare scarpe da ginnastica sotto un abito non lo rende più moderno, lo svilisce. La sdrammatizzazione a tutti i costi non ha senso. Nell'abbigliamento ogni scelta ha una ragione: ci sono regole nate dall'esperienza e dalla praticità. Se oggi molti uomini non allacciano l'ultimo bottone del panciotto, è perché Re Edoardo VII d'Inghilterra, avendo una corporatura robusta, iniziò a lasciarlo slacciato e da allora si cominciò a fare lo stesso per rispetto. Lo stesso vale per i risvolti ai pantaloni, nati da un gesto pratico del Duca di Windsor”.

Cantile conclude con una riflessione: "Il mio obiettivo con 'Il Gentiluomo Italiano' è proprio questo: spiegare il significato dietro certe scelte di stile. L'abbigliamento non è frivolo, ma un linguaggio silenzioso, capace di raccontare la nostra storia e la nostra cultura. E chi lo conosce, vive meglio".

Chiara Orsetti

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