È Antonella Marras la candidata sindaca della lista ‘Sinistra Alternativa’. Proposta dai tre partiti di ispirazione comunista e anticapitalista, la lista “sarà presente anche nelle elezioni Municipali e sarà aperta alle altre organizzazioni, comitati, associazioni, movimenti, nonché singoli/e attivisti/e, militanti e cittadini/e che vorranno portare contributi di idee, di esperienza e di lotta”.
Le elezioni del 25 e 26 maggio vedranno sfidarsi, oltre a Marras, Pietro Piciocchi (centrodestra), Silvia Salis (centrosinistra), Mattia Crucioli (Uniti per la Costituzione), Alessandro Rosson (Indipendenza) e Francesco Toscano (Democrazia Sovrana Popolare). Fuori dai giochi Filippo Biolé, che ha ritirato la propria candidatura la scorsa settimana per disaccordi con la lista che lo sosteneva, Genova Unita.
“Dopo aver lavorato unitariamente a diverse iniziative politiche tenutesi in città, ultima delle quali la manifestazione che si è svolta lo scorso sabato 15 marzo in piazza De Ferrari contro il ReArm Europe Plan il Partito della Rifondazione Comunista, il Partito Comunista Italiano, e Sinistra Anticapitalista genovesi hanno deciso hanno deciso di proporre ai cittadini e alle cittadine una lista unitaria, di sinistra, di classe, alternativa sia alla destra del duo Piciocchi-Bucci, che al sedicente centrosinistra (in realtà centro liberista), identificabile nel PD e nei suoi alleati” si legge in una nota.
La scelta è ricaduta su Marras, “una donna, una lavoratrice fortemente rappresentativa di tante battaglie sociali, ambientaliste e di difesa del territorio, delle periferie. Il simbolo della lista, costituito da quelli delle tre organizzazioni politiche, reca la scritta ‘Sinistra Alternativa’, a significare un’idea di progetto, un metodo di partecipazione attiva, di apertura a chi si identifichi nei valori portanti delle lotte operaie, sociali e ambientali degli ultimi anni, di un fronte comune di ‘una sinistra che resta a sinistra’ - scrivono ancora -. Vogliamo portare nel Consiglio comunale e nei Municipi voci discordanti rispetto ai dettami economici e sociali perseguiti a livello nazionale dai Governi degli ultimi decenni e dalle loro maggioranze, divise a Roma e alleate nelle politiche economiche e militari votate a Bruxelles.
Abbiamo bisogno che tutte le voci presenti nei nostri quartieri, di ferma opposizione alle politiche urbanistiche, trasportistiche, economiche e sociali, trovino eco anche nelle stanze delle istituzioni comunali: una sinistra di classe, di alternativa, di opposizione ai poteri forti che da decenni determinano le scelte politiche, come dimostrato dalle recenti indagini giudiziarie, che hanno condotto ad accettare supinamente di svuotare Genova da lavoro di qualità, da presidi sociali, sanitari e culturali, come da qualsiasi cosa che rappresenti e dia vita alla rete di relazioni non mercantili, base per un miglioramento della qualità della vita dei suoi abitanti”.
I PUNTI DEL PROGRAMMA
“Per prima cosa, NO alla guerra e NO al Riarmo: per ragioni etiche e di rispetto dell’art. 11 della nostra Costituzione, ma anche L’incremento delle spese militari, già definito in sede NATO ancor prima delle scelte odierne dell’Unione Europea e accettato da tutti gli altri schieramenti politici, non potrà che ripercuotersi inevitabilmente su ulteriori tagli alla spesa sociale per sanità, istruzione, diritto all’abitare, pensioni, ambiente, ecc. e anche sul trasferimento statale di risorse ai Comuni e agli Enti Locali, determinando un abbassamento complessivo delle tutele dei lavoratori e delle lavoratrici, dei e delle giovani, dei pensionati e delle pensionate, in generale delle classi meno abbienti. Che vadano in prima linea o che restino a casa, saranno sempre e solo gli “ultimi” a subire le politiche guerrafondaie.
…e NO a qualsiasi forma di Autonomia differenziata, primo passo verso lo stravolgimento dell’articolo 3 della Costituzione, che recita che “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Va da sé che spacchettare i livelli di erogazione ei servizi tra le varie Regioni (e Comuni) e stabilire i loro livelli minimi essenziali, “economicamente sostenibili” significa non voler rimuovere quegli ostacoli.
Tutela del lavoro, da attuare attraverso la fine delle esternalizzazioni del lavoro comunale e la lotta alla precarietà dei propri dipendenti: non si può chiedere la fine della precarizzazione del lavoro privato, se prima non si elimina all’interno degli Enti pubblici, abituati da anni ad esternalizzare servizi e a utilizzare contratti a tempo determinato o “a chiamata”, lavoratori sfruttati e selezionati da società di lavoro interinale, talvolta usate per aggirare le selezioni concorsuali e per creare nuove forme di clientela. Per quanto riguarda tutti i servizi e le opere in appalto, occorre prevedere nei capitolati delle norme che obblighino le imprese, anche in eventuali subappalti, a corrispondere ai lavoratori e alle lavoratrici un minimo salariale orario di almeno 10 euro, da indicizzare al crescere dell’inflazione, secondo i criteri previsti nel Disegno di Legge di iniziativa popolare presentato nel 2023. Infine, esprimiamo piena solidarietà alle lotte dei lavoratori e delle lavoratrici del Comune, e più in generale degli Enti Locali e del pubblico impiego, sia rispetto ai tagli occupazionali e/o al mancato turn over sia rispetto al mancato rinnovo contrattuale (da oltre tre anni) e alle scarsissime risorse messe in campo dal Governo (un aumento previsto del 6% a fronte di una inflazione nel triennio 2022/2024 di quasi il 18%), che prevede quindi una programmazione della riduzione salariale per i dipendenti pubblici, nel completo silenzio dell’attuale Amministrazione comunale. Il Comune deve fattivamente farsi carico nei confronti del Governo e delle imprese della tutela dei posti di lavoro e delle condizioni salariali dei lavoratori e delle lavoratrici genovesi. Le aree ex-Ilva vanno mantenute a uso industriale, valorizzando una buona occupazione e di qualità.
Tutela e rivalutazione sia delle periferie cittadine che delle periferie sociali e delle loro fragilità: da diversi decenni, le giunte di diverso colore che si sono succedute, compresa l’amministrazione Bucci, hanno “abbandonato” le periferie popolari della nostra città, nel senso che molto poco si è fatto per migliorare l’urbanistica delle stesse, mentre è stata totale la loro latitanza rispetto a proposte culturali e investimenti su socialità e supporto al disagio sociale. Completamente assente l’attenzione all’impatto delle opere che si stanno realizzando nei vari quartieri, questo mentre i pochi spazi sociali autogestiti, gli unici che non siano collegabili ad un uso commerciale dell’intrattenimento, sono stati presi di mira e sgomberati (Terra di Nessuno, Buridda).
Tutele dell’ambiente, lotta alla cementificazione: assolutamente assente la manutenzione e mitigazione dei danni delle nostre colline già ampiamente cementificate e fragili dal punto di vistaidrogeologico, abbandonate all’incuria i cui effetti li possiamo vedere ad ogni allerta, per cui ormai si vive solo di emergenze e non di prevenzione, cosa che farebbe anche risparmiare, oltre i danni alla popolazione e attività lavorative, anche nelle opere di ripristino, senza che vengano pensati interventi atti al mantenimento delle microeconomie sussistenti in zona. In tema di grandi opere, la nostra diversità di opinioni con le giunte a guida PD e quelle di centrodestra, è palese: le grandi opere o hanno impatto positivo sulla collettività, nel rispetto dell’ambiente, o sono solo grandi affari per i soliti noti. Differenza palese nel confronto tra il loro concetto di sviluppo e le comprovate tesi scientifiche che dimostrano che queste scelte siano causa del cambiamento climatico. Parliamo dello scempio paesaggistico del porticciolo di Nervi o delle colate di cemento previste con il progetto del Nuovo Galliera e del waterfront di levante, o delle opere dei cosiddetti lotti zero per la gronda autostradale, o l’impatto della costruzione della nuova diga foranea anche sull’ecosistema marino. Riteniamo necessario lo sviluppo di un modello sostenibile, rispettoso dell’ambiente che utilizzi tutte le strategie più all’avanguardia nella gestione della natura e del territorio urbano per il suo recupero e messa in sicurezza. Sinistra Alternativa si impegna a sostenere qualsiasi azione atta alla riduzione dell’inquinamento, all’intervento sul dissesto idrogeologico e messa in sicurezza dei corsi d’acqua, all’accrescimento sostanziale ed alla cura delle aree verdi cittadine e riducendo i conflitti con la natura selvatica e urbana anche attraverso un’educazione ambientale improntata al rispetto e alla convivenza con essa, alla riduzione del consumo di suolo. Riteniamo necessario il potenziamento dell’Osservatorio Ambiente e Salute e la valorizzazione delle sue analisi epidemiologiche sullo stato della salute dei cittadini, necessarie a stabilire i limiti da non superare quando si devono fare scelte sui territori. Siamo per l’utilizzo del fotovoltaico, ad iniziare dagli edifici pubblici.
Diritto alla casa, recupero del patrimonio abitativo dismesso a fini Sociali: impegnando ARTE e la gestione del patrimonio pubblico ad investire nel censimento, rispristino e disponibilità dell’esistente, restituendo alle persone costrette all’occupazione abusiva, causa di guerre tra poveri, provocate dalle assegnazioni date con il contagocce, la dignità che è loro dovuta, in un’ottica di rovesciamento dell’attuale indirizzo di demolizioni e sporadiche ricostruzioni favolistiche che nulla risolvono. Con una crisi sociale derivante dall’asservimento dell’economia ai dettami del capitalismo, con il conseguente corollario di salari da fame e contratti sempre più precarizzati, sono sempre di più i genovesi che non riescono a pagare mutui o affitti. È indispensabile un forte intervento sul patrimonio locativo del Comune, restituendo alla fruibilità dei cittadini centinaia di case attualmente lasciate al degrado. Sarà indispensabile intervenire sul patrimonio abitativo privato delle grandi compagnie, per sottrarlo alla speculazione e al “fenomeno airBnb” e destinarlo agli affitti sociali, anche intervenendo sul governo affinché predisponga gli appropriati strumenti legislativi.
Blocco delle privatizzazioni: una pletora di provvedimenti governativi, votati in modo bulgaro sia dalla destra che dal PD, dai 5Stelle e dai loro alleati, ha portato ad uno svuotamento delle storiche competenze degli Enti Pubblici. Dopo abolizione Province e Comunità Montane, l’attuale normativa incentiva i Comuni a privatizzare i servizi che ancora gestisce in house. Dopo gas e acqua (Iren), la spinta a Genova è per la privatizzazione di Amiu e AMT. “Sinistra Alternativa” si batterà affinché anche queste non divengano un serbatoio di utili da regalare all’amico imprenditore di turno!
Rivalutazione del trasporto pubblico locale, attraverso un programma ferro/gomma che non preveda tagli alle linee collinari, alle percorrenze, alle frequenze: sempre nell’ottica di un trasporto pubblico che diventi appetibile per il lucro di qualche società privata, da decenni il Comune sta procedendo a tagli di percorrenza e rotture di carico, presentando al contempo fantasiose e costose strutture quali lo Skymetro. Assolutamente contrari ai progetti della funivia del Lagaccio e degli assi di forza della giunta Bucci, siamo per la valorizzazione del trasporto pubblico locale, da incrementarsi attraverso l’utilizzo dell’elettrico (tram e filobus), con l’aumento delle corsie riservate, con il mantenimento in mano pubblica della sua gestione. Tutele, mitigazione dei disagi, ricerca di proposte migliorative del progetto del nodoferroviario/terzo valico di prossima realizzazione, che restituiscano al territorio benefici e non servitù utili solo agli interessi di pochi.
Attuazione e potenziamento di politiche locali volte alla tutela di genere, alle pari opportunità, all’accoglienza, al sostegno delle fasce deboli, alle famiglie con minori e disabili: per l’integrazione sociosanitaria, attraverso il recupero delle originarie funzioni complesse dei consultori familiari, per l’apertura e potenziamento di centri d’accoglienza per le vittime di violenza diretta e assistita; cancellazione del registro delle famiglie “regolari” per poter usufruire di determinati servizi. Apertura nei quartieri in sofferenza sociale di centri socioeducativi per minori e sostegno genitoriale, servizi alla persona; percorsi di integrazione ed interazione delle cittadine e cittadini migranti, nel rispetto e con la mediazione delle agenzie culturali d’appartenenza. Lotta alla povertà e non ai poveri!
Per le giovani e i giovani
Il nostro programma intende farsi promotore di una serie di politiche rivolte alle nuove generazioni, consci che solo investendo nella crescita dei giovani è possibile pensare ad un futuro migliore della società. Il Comune deve farsi parte attiva per estendere e promuovere i diritti di partecipazione alla vita pubblica delle nuove generazioni. Le iniziative che proponiamo vogliono valorizzare il ruolo attivo dei giovani per una crescita economica e sociale dell’intera città, vogliamo realizzare reali modalità di ascolto e confronto favorendo il concreto coinvolgimento, il protagonismo e sostenendo anche attraverso risorse e spazi adeguati, anche autogestiti, la loro autonoma progettualità ed espressività.
Territori, beni culturali e turismo
Crediamo che la Cultura sia la spina dorsale della (ri)costruzione dell’idea di cittadinanza. Per questo vogliamo la gestione pubblica e la fruizione collettiva del patrimonio culturale come mezzo per la crescita di un sentimento identitario, critico, partecipativo e democratico. Per favorirlo occorre un incremento del personale tecnico di ruolo, l’incremento dei fondi destinati all’organizzazione di eventi (esposizioni o altro) e il loro decentramento, in collaborazione con università, soprintendenza, associazioni di settore, e la loro divulgazione e disseminazione. Prioritario sarà anche il coinvolgimento della cittadinanza attraverso degli istituti partecipativi alla politica culturale delle istituzioni.
Antifascismo, passaggio obbligato per una città medaglia d’oro della Resistenza, vilipesa da ripetute iniziative sia della Giunta Bucci che della sedicente opposizione: la giunta Bucci si è distinta per il costante impegno nella realizzazione di una nuova toponomastica, dedicando cippi, strade e porticcioli a personaggi chiaramente collegati al ventennio fascista. La stessa presenza di esponenti della giunta, con fascia tricolore, alle commemorazioni dei militi di Salò, la votazione di un incostituzionale ordine del giorno di equiparazione tra fascismo e comunismo (purtroppo non osteggiato dagli esponenti dell’opposizione), rendono evidente il degrado culturale che ha caratterizzato gli ultimi Consigli comunali.
Lotta alla ‘malavita organizzata’: una Lista come la nostra, non può che prendere seriamente posizione su uno dei principali problemi del nostro Paese e della nostra Città, riportato agli onori della cronaca anche per via delle indagini collegate ad un possibile scambio di voti tra Toti ed esponenti attigui alla criminalità organizzata. Mafia, ‘ndrangheta (e non solo) sono un ‘tumore’ ormai diffuso in tutta Italia: il Comune che vogliamo deve fare tutto quanto in suo potere per vigilare, verificare e, nel caso, denunciare ogni minima irregolarità”.