L’accenno di primavera di qualche giorno prima, aveva messo di buon umore più d’una persona.
Se ne stava accorgendo incrociando gli sguardi di chi passeggiava tra via XX Settembre e Piccapietra. Quei primi anni Settanta avevano portato in dote la crisi petrolifera che aveva spinto il governo italiano all’austerity. Le domeniche senza macchina erano diventate consuetudine e aveva anche imparato a trovarci qualcosa di bello.
Genova stava conoscendo le prime grandi paure che di li a poco avrebbero portato agli anni di Piombo ma, nonostante la paura, sentiva di dover appoggiare tutti quei moti per i diritti civiili, per le lotte operaie e per il femminismo: sapeva che avrebbero cambiato profondamente la società.
Mentre passeggiava, sentiva in lontananza ora ‘Sabato pomeriggio’ di Claudio Baglioni, ora ‘L’importante è finire’ di Mina, quasi si trattasse di un derby tra i due che si contendevano la testa della classifica tra i dischi più venduti.
Eppure, mentre stava camminando, non potè non notare quella bizzarra locandina in cui campeggiava un uomo in mutandoni bianchi e la scritta in rosso ‘Fantozzi’.
Non riuscì a fermare la curiosità così, senza pensarci troppo, varcò la soglia del cinema Olimpia, acquistò il biglietto e si mise a sedere. Stava per assistere a una pellicola che avrebbe regalato al mondo il personaggio del ragionier Ugo Fantozzi. Stava iniziando la rivoluzione di Paolo Villaggio.
Villaggio, come lui stesso raccontò, creò il personaggio di Ugo Fantozzi ispirandosi alle proprie esperienze lavorative e alle figure grottesche incontrate in quegli anni caricandone, fino a esasperarli, i tratti caratteristici. Prima di diventare protagonista del grande schermo, Fantozzi fu personaggio principale di una serie di racconti, raccolti poi in un libro del 1971. Il volume ebbe un successo tale che di li a poco si decise per l’adattamento cinematografico diretto da Luciano Salce e uscito nelle sale nel 1975.
Il film incassò oltre sei miliardi di lire, rimanendo in programmazione per più di otto mesi.
Quella rappresentazione tragicomica della piccola borghesia italiana, sapeva mettere in luce le dinamiche oppressive del mondo del lavoro e le frustrazioni quotidiane dell'uomo comune. Attraverso gag esilaranti e situazioni paradossali, Villaggio seppe denunciare le ipocrisie e le ingiustizie della società italiana dell’epoca consegnando un personaggio, quello di Fantozzi, capace di rimanere emblema anche a distanza di anni.
Oggi, a cinquant'anni, il ragioniere rimane una figura capace di rappresentare le debolezze e le contraddizioni dell'essere umano. La sua maschera comica continua a far riflettere sulle dinamiche sociali e lavorative, rendendo il personaggio di Villaggio un'icona intramontabile del cinema italiano.
Nel 2025 ricorre il cinquantesimo anniversario dell'uscita del film "Fantozzi", un'opera che ha segnato profondamente la cultura italiana e ha introdotto al grande pubblico il ragionier Ugo Fantozzi, simbolo dell'italiano medio alle prese con le contraddizioni della società contemporanea.
Per l’occasione, il 27 marzo la pellicola tornerà in sala con una speciale proiezione al circuito America di via Colombo in programma alle 18,45.