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Eventi | 21 marzo 2025, 14:41

Palazzo Ducale si fa opera d’arte con la mostra di Giorgio Griffa

L’esposizione, dal titolo ‘Dipingere l’invisibile’ è un viaggio attraverso segni, colori e pensiero nel percorso di un maestro dell’arte contemporanea: “Così dipingo il pensiero”

Dal 22 marzo al 13 luglio 2025, Palazzo Ducale di Genova ospita la grande mostra monografica Dipingere l’invisibile, dedicata a Giorgio Griffa, uno dei più importanti artisti italiani contemporanei. Curata da Ilaria Bonacossa e Sébastien Delot, in collaborazione con la Fondazione Giorgio Griffa, l’esposizione ripercorre oltre cinquant’anni di ricerca artistica attraverso sessanta opere tra tele di grandi dimensioni, lavori su carta e installazioni.

Un percorso alla scoperta del pensiero, come ha raccontato lo stesso maestro, in cui anche gli spazi espositivi, l’Appartamento e la Cappella del Doge, si fanno opera d’arte dialogando con i segni e le suggestioni di Griffa.

Torinese classe 1936, Griffa ha esposto in tre edizioni della Biennale di Venezia e in oltre duecento mostre personali nei più prestigiosi musei e istituzioni del mondo. 

Nelle sue opere si incontrano astrazione, gesto e materia, in un indagare senza fine sulla memoria dell’arte e sulle relazioni tra segno e spazio, proprio in quel continuo aspirare a rendere visibile ciò che è nascosto.

L’allestimento è stato concepito in sintonia con lo spazio tanto che lo stesso Grffa ha voluti riaprire le finestre dell’Appartamento del Doge, chiuse da anni. Un modo per far filtrare la luce naturale rafforzando il dialogo tra opera e architettura.

La mostra stessa, per come è stata impostata, è essa stessa un’opera d’arte - racconta Beppe Costa, presidente di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura - gli ambienti ricevono luce dall’esterno per scelta dell’artista, che ha voluto aprire finestre chiuse da tempo. Griffa si è impegnato molto nella disposizione di queste opere che trovo veramente bellissime. Chi verrà a visitare la mostra troverà le opere d’arte dentro un’opera d’arte”.

Ilaria Bonacossa, direttrice di Palazzo Ducale, assieme a Sébastien Delot ha curato l’allestimento. A proposito dell’esposizione, spiega: “La mostra personale di Giorgio Griffa racconta più di cinquant’anni di carriera. È una mostra che si articola in maniera diacronica attraverso dei cicli della sua pittura, ma con un forte lavoro sullo spazio, che in qualche modo, come dice lo stesso Griffa, questa volta respira”.

Bonacossa prosegue: “È immaginato un percorso in cui il pubblico incontra dei cicli di lavori e al centro c'è anche una grande cronologia di tutta la storia di Griffa, a cui si aggiunge un video che racconta come Griffa dipinge”.

L’itinerario della mostra è costruito attorno ai principali cicli pittorici dell’artista, tra cui Segni primari, Segno e campo, Canone aureo, Disordine e Non finito. Ogni ciclo rappresenta una riflessione sulla pittura come spazio di ricerca e di esplorazione dell’ignoto.

Nella prima sala, Segno colore introduce il visitatore all’universo di Griffa: segni e colori fluttuano su tele non intelaiate, lasciando ampie zone vuote, in un linguaggio che si allontana dalla pittura tradizionale. L’artista stesso spiega il significato di questa ricerca: "Dipingere l’invisibile è dipingere il pensiero, ed è ciò che la pittura ha sempre fatto. Piero della Francesca, nella Flagellazione, dipinge la prospettiva. Anche la pittura egizia rappresentava il pensiero attraverso immagini simboliche. Io mi inserisco in questo percorso millenario, perché la pittura è una forma di conoscenza che esplora il mondo nascosto, compreso quello dentro di noi”.

All’interno della mostra, poi, non manca un omaggio a Montale nei cento anni da Ossi di Seppia e nei cinquanta dal Premio Nobel. Il dialogo tra la pittura di Griffa e la poesia diventa elemento centrale: “Non poteva mancare l'omaggio a Eugenio Montale - racconta ancora la direttrice -. Montale ha dipinto molto, con meno successo rispetto alla sua carriera di poeta. Con l’arte povera, Montale parla del fare pittura, una pittura povera, quindi su carte riciclate, con materiali d'uso casalingo, poi però finisce con quest'idea di un'assenza e non si sa se parli della pittura o di una donna che ama. Ma è un po' un modo di raccontare tutta la poetica e il lavoro di Giorgio Griffa, questa pittura che non vuole darci un messaggio, raccontare una cosa specifica, ma cogliere qualcosa che in realtà è invisibile”.

Lo stesso Griffa lascia poi un consiglio ai visitatori: ”Ieri mi hanno chiesto cosa vorrei che arrivasse a chi guarda i miei lavori. Ho risposto: il silenzio. Credo che sia un buon consiglio”.

Dipingere l’invisibile  è un invito a osservare l’arte con nuovi occhi, a immergersi in una pittura che non racconta storie definite, ma apre spazi di riflessione e contemplazione.

Isabella Rizzitano

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