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Attualità | 17 marzo 2025, 08:00

Botteghe storiche e locali di tradizione - ‘Orologeria Censi’, il titolare Alfio Censi: “Io non faccio l'orologiaio, io sono un orologiaio”

“Il nostro è un mestiere che si apprende attraverso l’esperienza, montando e smontando orologi senza sosta. Come facciamo non solo a sopravvivere ma ad aumentare il numero dei clienti? Professionalizzando il lavoro e rendendo partecipe la persona in tutte le fasi del lavoro” racconta il figlio Andrea Censi

Continua con questo lunedì, e andrà avanti per tutti i lunedì successivi, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato alle Botteghe Storiche e ai Locali di Tradizione della nostra città. Siamo partiti con il punto di vista dell’assessora comunale al Commercio, Paola Bordilli, e del segretario generale della Camera di Commercio di Genova, Maurizio Caviglia. Vogliamo raccontare, di volta in volta, quelle che sono le perle del nostro tessuto commerciale, e che ci fanno davvero sentire orgogliosi di appartenere a questa città. Buon viaggio insieme a noi!

Io non faccio l’orologiaio, io sono un orologiaio”: così si definisce il titolare dello storico locale di tradizione ‘Orologeria Censi’, Alfio Censi, che ancora oggi rimane nel retro della bottega sempre pronto a riparare qualsiasi orologio portato in negozio. Un artigiano doc, Censi, che ha dedicato la sua intera vita alla riparazione di orologi, facendosi custode di antichi e preziosi saperi. 

Una storia, quella della ‘Gioielleria Censi’ tutta a conduzione familiare, e che ritrova il proprio sapere nel lontano 1944, quando Amerigo Censi, nonno di Andrea Censi, ottiene dal podestà di Genova l’autorizzazione a svolgere la professione di riparatore di orologi: “A quei tempi, non si poteva fare il lavoro che si voleva senza essere capaci e ti dava l’autorizzazione dopo anni di esperienza accumulata. Quindi mio nonno, classe 1916, ha cominciato a lavorare a quindici anni da vari riparatori d’orologi dove ha imparato il mestiere. In realtà, l’attività di famiglia, nasce intorno al 1932 ma nel 1944 ha ricevuto il primo documento ufficiale che attesta ‘Censi riparatori orologi’”, racconta Andrea Censi, nel mentre suo padre Alfio Censi sta riparando un orologio nel retro della bottega.

A quei tempi, Amerigo Censi svolgeva l’attività non ancora in negozio: “Si occupa delle riparazioni, che prendeva da vari negozi del centro cittadino, in casa zona Struppa - afferma -. Nel 1957 si è aperto il negozio in via Canevari, un negozio di due metri quadri e mezzo: ha letteralmente tirato su un mattone e messo un vetro, mentre il banco era attaccato alla vetrina. Sfortunatamente nel 1970 mio nonno giovanissimo muore, per cui mio papà ha dovuto prendersi sulle spalle tutta l'attività che inizialmente era soltanto di orologeria intesa come era negli anni 50, ovvero riparazione di orologi. Dopo di che, mio papà poi si è spostato di fronte, sempre in via Canevari, e poi nel 95 ci siamo spostati qui dove siamo ancora oggi”. 

In quegli anni - racconta Censi -, tutti avevano l'orologio a carica manuale e andava riparato in continuazione perché rompevano il vetro, cadeva, prendeva un colpo, strappavi la molla. E poi la vendita di orologi non era come oggi: c’erano tantissime aziende svizzere che producevano infinità di movimenti, alcune (Zenit, Longines) producevano i loro orologi, oppure altre aziende, magari totalmente sconosciute come la Fontainemelon o AS, che vendevano i loro movimenti a dei grandi distributori che si facevano gli orologi con il loro marchio personale”.

Il negozio, però, subisce una trasformazione, passando da “semplice negozio di riparazione” a “vendita di oreficeria e gioielleria”: “Erano gli anni del boom economico in Italia e così mio padre ha deciso di ingrandire il negozio - ricorda Censi -. Ha inserito anche orologi sempre più importanti, diventando concessionario Longines, poi Zenit e di tantissime altre aziende”. 

All’inizio degli anni 2000, il mercato dell’orologeria inizia a cambiare sempre più: “Questo è successo perché si era perso lo stile dell’orologio, e un po’ anche perché, come oggi, sono sempre meno le aziende che producono orologi - chiarisce Andrea Censi -. Inoltre, gli orologi sono sempre o molto più cari o molto più brutti. Così, abbiamo deciso di abbandonare la vendita degli orologi (pur mantenendo la vendita di gioielli, oreficeria, oggettistica e bijoux) dedicandosi solo ed esclusivamente alla riparazione, riprendendo le fila della nostra antichissima tradizione, anche perché al giorno d’oggi riparatori di orologi qualificati. Per riparazione, intendiamo rimettere in funzionamento qualsiasi tipo di orologio, a partire dalla semplicissima sostituzione di batterie. Anche in questo caso, però, c’è chi usa batterie da 10 centesimi, mentre noi utilizziamo batterie all’ossido di argento perché vogliamo mantenere una qualità assoluta.” Ma la riparazione per Censi è “soprattutto quella del meccanico - chiarisce -. Noi facciamo anche orologi al quarzo, abbiamo tutte le attrezzature necessarie, ma il meccanico è meccanico, che per noi è veramente il cuore dell’orologeria”.

Ad un certo punto, durante l’intervista, Alfio Censi mostra un orologio smontato e sul fondello c’era con il seguente codice inciso ‘9,59. 7,62, 6,68. 11,65’: l’orologio era stato riparato dal nonno di Andrea nel 1970: “Quello che abbiamo visto ha un significato e una storia: quando un orologiaio vero ripara un orologio, incide con una penna in acciaio, ma in maniera invisibile, la sua sigla, indicando mese e anno di riparazione, perché almeno così si ha una storicità”, racconta con emozione Andrea Censi. 

Ritornando, invece, a raccontare la storia dell’attività, Censi ripercorre gli anni in cui tutte le alluvioni passate hanno distrutto gran parte del negozio: “Nel 1970, in via Canevari, l’attività è stata totalmente travolta e ci ha portato via ogni bene possibile: attrezzature, macchinari ma anche storie. Fortunatamente metà della merce ci è rimasta, ad esempio il tornio bagnato, il Vibra B200 (un crono comparatore) del 1972, che all’epoca costava un milione e ottocento mila lire, mentre oggi costa circa otto mila euro”. 

Dietro a questo mestiere, c’è una persona che della passione e dell’onestà ne ha fatto un vero e proprio mantra: “Mio padre è una persona unica, come al mondo non ce ne sono veramente - racconta Censi -. Se fosse stata una persona diversa, lui oggi sarebbe ricchissimo, perché avrebbe potuto truffare tutti in un’epoca nella quale si portavano gli orologi senza conoscerne il valore. Una volta, un cliente era venuto presentando un Aero-Compax che aveva trovato nel cassetto. Per aggiustarlo, ci volevano circa duemila euro, ma su un valore approssimativo dai otto ai dieci mila euro; avrebbe potuto dirgli che non aveva nessun valore, e invece gli ha detto la verità, perché mio padre è una persona da sempre estremamente onesta, precisa e calma, ma soprattutto una persona che vuol far le cose per bene”.

Noi ripariamo tutti gli orologi e di qualsiasi tipo. Generalmente, il 99% sono orologi da polso, ma anche le classiche sveglie, orologi da taschino o a pendolo - chiarisce Censi -. Noi facciamo sempre un preventivo scritto indicando i lavori da fare e, appena ci forniscono l’autorizzazione, eseguiamo il da farsi; contrariamente, restituiamo semplice l’orologio. Durante la fase di riparazione, noi fotografiamo l’orologio in ogni fase e le mandiamo al cliente così che possa seguire passo per passo tutto il lavoro. Noi, comunque, siamo in grado di fare qualsiasi lavorazione non solo perché abbiamo fornitori letteralmente in tutto il mondo, ma anche perché abbiamo ricambi da cent’anni”. 

Tra tutte le riparazioni eseguite, che sono incalcolabili, Censi ne ricorda qualcuna in particolare: “Un cliente svizzero di Ascona ci ha chiamato dicendoci che nessuno riusciva a riparare il suo 'Angelus' - racconta Andrea Censi -. Ovviamente, dovevamo vederlo per fare una valutazione e così si è recato in negozio durante il fine settimana. In breve, c’erano da fare dei lavori e mancavano due leve del crono: lo abbiamo tenuto due anni e papà ha fatto personalmente la leva. La scorsa estate, un cliente di Barletta ci ha contattato perché il suo orologio non funzionava: ce lo manda, facciamo preventivo e alla fin fine lo abbiamo tenuto per sei mesi. Dopo di che, glielo mandiamo perfettamente imballato e funzionante, se non che durante la consegna si è staccata una lancetta: fortuna vuole che sono andato con mio figlio cinque giorni in Puglia e gli ho riattaccato la lancetta in casa sua”. 

Per quanto riguarda, invece, il futuro dell’attività ma anche del mestiere, Andrea Censi è netto: “La richiesta c’è, ma siamo rimasti in pochissimi noi professionisti - chiarisce -. Nel futuro questo mercato ha certamente sviluppo e avrà una crescita perché sono sempre meno quelli che sanno fare questo lavoro. Noi come facciamo non solo a sopravvivere, ma anche ad aumentare il numero dei clienti? Professionalizzando il lavoro, rendendo rendendo partecipe il cliente a quella che è la riparazione: lui vede le foto dell’orologio passo dopo passo. Anche i ricambi usati, noi mica li buttiamo, bensì glieli restituiamo”. 

Federico Antonopulo

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