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Attualità | 14 marzo 2025, 12:38

Protesta e inaugurazione: l'anno accademico di UniGe si apre tra speranze e tensioni

Aumentano le immatricolazioni e l’ateneo si conferma di grande richiamo anche per gli studenti e le studentesse straniere ma a preoccupare è la situazione economica dell’Università che potrebbe portare tagli alla ricerca

Con la cerimonia solenne all’interno dell’aula San Salvatore di piazza Sarzano, ha preso il via l’anno accademico 2024/2025 dell’Università di Genova.

Una cerimonia caratterizzata dalle proteste di studenti e ricercatori precari che hanno manifestato all’esterno della struttura contro i tagli ai finanziamenti universitari.

Parlando ai presenti, tra cui esponenti accademici e istituzionali come il vice sindaco facente funzioni Pietro Piciocchi, il magnifico rettore Federico Delfino ha sottolineato come l’ateneo genovese sia sempre più attrattivo per studenti fuori regione e per studenti fuori sede, evidenziando la crescita delle immatricolazioni e ribandendo le prospettive di sviluppo per l’ateneo.

Secondo i dati presentati durante l'inaugurazione, l’Università di Genova conta attualmente circa 33.200 iscritti, con un aumento rispetto all'anno precedente. Un dato particolarmente rilevante riguarda l'incremento degli studenti nei corsi STEM, che rappresentano il 31% del totale.

Il rettore ha evidenziato tre pilastri fondamentali per l’Ateneo: servizi agli studenti, internazionalizzazione e grandi opere. Tra le principali iniziative in corso spiccano i lavori per il nuovo campus di Medicina presso l’ex Saiwa e l’ampliamento del polo degli Erzelli, con investimenti significativi per laboratori e nuove aule.

L'Università di Genova ha un impatto economico significativo sulla città, con oltre trecento milioni di euro mobilitati nei cantieri solo nel capoluogo ligure” ha dichiarato Delfino, sottolineando l’importanza della Blue Economy per lo sviluppo del territorio.

I nostri numeri e i nostri progetti - ha ricordato ancora Delfino - stanno mobilitando trecento milioni di cantieri solo a Genova. L’ateneo impatta nella società non solo per le sue attività, per la formazione, per la ricerca e la divulgazione scientifica e culturale, ma anche come volano di economia e di lavoro”.

Il focus della giornata, grazie anche alla presenza dell’amministratore delegato di Costa Crociere Mario Zanetti che ha poi tenuto una Lectio Magistralis, è stata la Blue Economy.

A proposito, il magnifico rettore ha spiegato: “Come Università di Genova, ci siamo specializzati negli anni nella disciplina sia sulla parte didattica con numerosi corsi di studio, sia sulla parte di ricerca, di relazione con le imprese. Stiamo parlando di un comparto che, solo in Liguria, mobilita più di cinque miliardi di produzione e che spazia da settori tradizionali come la cantieristica, la logistica portuale, l’economia marittima, a settori emergenti come le fonti rinnovabili applicate anche nell’ambito blu”.

La blue economy è una delle parti centrali dell’economia italiana - ha spiegato Zanetti - vale 10% del PIL, oltre 180 miliardi di valore aggiunto. Se poi arriviamo alle persone, parliamo di duecentotrenta mila imprese e oltre un milione di occupati. L'Università di Genova è un'eccellenza e Genova può essere legittimamente la capitale della blue economy, quindi Università, città, istituzioni, tutto il nostro territorio hanno una grande opportunità di lavorare insieme per costruire valore e rendere ancora più centrale il ruolo della nostra città in un segmento centrale dell'economia italiana". 

Per Zanetti, in Italia non si parla ancora abbastanza di mare, ma “a Genova c’è l’opportunità di parlarne, di parlare delle professioni del mare, quindi c’è l’opportunità di parlare dei percorsi di studi che il mare offre, c’è l'opportunità di lavorare tutti insieme per costruire percorsi, costruire centralità e attraverso la centralità poi tutto il resto arriva di conseguenza”.

Se da una parte l’Università di Genova si conferma in crescita anche come prestigio, dall’altra a preoccupare sono i tagli che l’ateneo ha subito, tagli che rischiano di ripercuotersi in modo particolare settore della ricerca.

Nel 2024 - ha spiegato Delfino - c’è stata una riduzione di fondi; nel 2025, però, gli auspici sono buoni perché il Ministero ha comunicato che il fondo di finanziamento tornerà ai valori del 2023 che, per noi, erano soddisfacenti. A maggio avremo un quadro più delineato e quindi sono fiducioso che anche quest’anno potremmo riprendere con un finanziamento che è coerente cont tutta la mole di lavoro che abbiamo messo in campo”.

Ancora: “Noi tutti della comunità accademica abbiamo vissuto fasi di precariato, quindi comprendiamo benissimo la loro posizione, siamo molto vicini a loro perché le posizioni a tempo determinato sono sempre state una costante del mondo universitario italiano. Si fa questo mestiere per vocazione, per passione e si passa anche attraverso a fasi di questo tipo. Io l'ho vissuta in prima persona, dopo il dottorato, dopo tanti anni di assegni, anche alcuni mesi senza stipendio. Quindi sono la persona forse che può comprendere meglio queste dinamiche e cercheremo di essere inclusivi, di trovare tutti gli strumenti per poter dare continuità al lavoro di queste figure fondamentali per il nostro ateneo”.

LA PROTESTA DEL MONDO UNIVERSITARIO

Mentre all'interno della chiesa di San Salvatore si è celebrato l'inizio del nuovo anno accademico, all'esterno studenti, ricercatori e ricercatrici si sono radunate per manifestare il loro dissenso contro i tagli ai finanziamenti dell'università pubblica. Con lo slogan "L'Università come il Titanic, lottiamo per non affondare", i manifestanti hanno denunciato i drastici tagli ai fondi di finanziamento ordinario, che si aggirano sui quattordici milioni di euro solo per UniGe, con una riduzione complessiva a livello nazionale di circa 1,2 miliardi.

Molti di noi sono in bilico tra assegni di ricerca in scadenza e l'incertezza del futuro. Il rischio concreto è che i fondi insufficienti portino alla perdita di posti di lavoro e all’ulteriore precarizzazione della ricerca” ha affermato un rappresentante dell'assemblea dei precari.

Non è mancata poi la preoccupazione per il crescente coinvolgimento dell’Ateneo con aziende private che si occupano in modo particolare del settore della difesa: “Ci sono importanti finanziamenti all’industria militare - spiegano gli studenti e le studentesse - società come Leonardo finanziano l’industria militare e incidono sull’ottica di futuro che va sempre più verso un  futuro che farà gli interessi economici di privati e non di una ricerca libera, critica e formativa”.

Nonostante gli ambiziosi progetti di sviluppo, resta aperta la questione dei servizi agli studenti. L’Ateneo genovese si è impegnato a migliorare l’offerta di alloggi con l’ampliamento dello studentato nell’Albergo dei Poveri e nuovi posti letto presso l’ex Magistero, ma la carenza di alloggi per universitari rimane un problema pressante.

L’Università di Genova si trova così a un bivio: da un lato, i numerosi investimenti e il riconoscimento internazionale nei ranking accademici; dall’altro, il malcontento di studenti e ricercatori che chiedono garanzie per il futuro. La speranza è che il 2025 possa portare risposte concrete alle richieste di chi vede l'università non solo come un luogo di studio, ma anche di lavoro e crescita professionale.

Isabella Rizzitano

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