Un’ombra dai contorni poco nitidi, forse coperta da un mantello.
Un incedere furtivo all’interno della chiesa di San Matteo, proprio tra le colonne che separano le navate; poi il tocco a una di esse che si tinge di rosso, la traccia delle mani insanguinate dell’assassino.
A vagare per la piazza gentilizia della famiglia Doria sarebbe Branca, un membro della potente famiglia, vissuto tra il Duecento e il Trecento, un personaggio molto attivo nella vita politica cittadina, spesso coinvolto in diverse lotte di potere tra Genova e la Sardegna.
La leggenda vuole che Branca, governatore di alcuni territori in Sardegna, abbia compiuto un gesto crudele e inesorabile: l'assassinio a tradimento del suocero Michele Zanche. Un atto che, secondo i racconti, avrebbe segnato in modo indelebile la sua anima. Il gesto traditore fu così grave da essere ricordato anche dal sommo poeta Dante Alighieri nella Divina Commedia. Dante, infatti, lo colloca nel XXIII° canto dell’Inferno, all’interno della Tolomea, la zona destinata ai traditori.
Secondo le parole del Sommo Poeta, appena compiuto il delitto, l’anima di Branca venne immediatamente dannata e strappata al mondo terreno, finendo con l’essere destinata al ghiaccio dell’ultimo cerchio dell’inferno, destinato ai traditori degli ospiti, colpevoli del più atroce dei peccati. Il tutto mentre l’anima si ritrovava conficcata nel gelo infernale, un diavolo si impossessava del suo corpo.
Ma secondo la leggenda lo spirito tormentato di Branca continuerebbe a vagare per piazza San Matteo.
Alcuni testimoni affermano di aver visto l’ombra del Doria aggirarsi furtivamente tra le colonne della chiesa e sarebbe proprio qui che, toccandone una con le mani insanguinate dall’uccisione del suocero, lascerebbe una traccia rossastra che sarebbe la prova del suo passaggio.
Questa "colonna insanguinata" è diventata il simbolo del tradimento e della maledizione che accompagnarono Branca Doria. La leggenda ha alimentato nel tempo un alone di mistero intorno alla figura del nobile traditore, facendo di piazza San Matteo non solo un luogo di valore storico e architettonico, ma anche un palcoscenico dove il confine tra mito e realtà si fa sottile e suggestivo.