Ogni domenica 'La Voce di Genova', grazie alla rubrica ‘Gen Z - Il mondo dei giovani’, offre uno sguardo sul mondo dei ragazzi e delle ragazze di oggi. L'autrice è Martina Colladon, neo-laureata in Scienze della Comunicazione, che cercherà, settimana dopo settimana, di raccontare le mode, le difficoltà, le speranze e i progetti di chi è nato a cavallo del nuovo millennio.
Lo Spring Break, tradizione tipicamente americana, ha ormai messo radici anche in Italia. Se fino a qualche anno fa era un fenomeno lontano, legato ai college statunitensi e ai party sfrenati delle commedie americane, oggi è diventato un appuntamento sempre più popolare tra i giovani italiani. Ogni primavera, video e pubblicità invadono i social, promuovendo viaggi verso mete come Pag, Ibiza, Lloret de Mar e Corfù, con la promessa di giornate di festa, dj set e divertimento senza sosta.
A spingere la Generazione Z a partire non è solo la voglia di evadere dalla routine, ma anche il costo apparentemente accessibile di questi pacchetti vacanza. Molti tour operator propongono offerte all-inclusive a prezzi competitivi, con viaggio e alloggio compresi, rendendo lo Spring Break alla portata di tanti studenti. Tuttavia, una volta arrivati a destinazione, il budget può facilmente lievitare tra eventi esclusivi, ingressi alle feste più esclusive e consumazioni nei locali. Ciò che all’inizio sembrava una vacanza low-cost può trasformarsi in una spesa ben più elevata del previsto.
Un altro fattore che rende lo Spring Break così attraente per i giovani è la forte componente social. TikTok e Instagramsi riempiono di video di ragazzi che condividono la loro esperienza in tempo reale, aumentando il senso di FOMO (fear of missing out) tra chi è rimasto a casa. Non è solo una vacanza, ma un vero e proprio status symbol digitale: partecipare significa entrare a far parte di una community globale che vive lo stesso momento di festa e libertà.
Tuttavia, questo fenomeno porta con sé anche aspetti meno positivi, soprattutto legati al consumo di alcol. Durante lo Spring Break, il bere è spesso visto come parte integrante dell’esperienza, con offerte di drink illimitati nei locali e feste sulla spiaggia che incentivano il consumo eccessivo. Il rischio è che il limite tra il divertimento e l’eccesso venga superato facilmente, portando a situazioni poco piacevoli o pericolose. In alcune località, come Ibiza e Pag, negli ultimi anni le autorità hanno introdotto misure per cercare di limitare gli eccessi, come il divieto di alcol nei luoghi pubblici e restrizioni sugli orari di vendita.
Non tutti, però, sono affascinati da questa tipologia di viaggio. C’è chi considera lo Spring Break un’esperienza costruita più per apparire sui social che per il reale divertimento, e chi preferisce destinazioni meno caotiche e più autentiche. Inoltre, alcune destinazioni hanno iniziato a porre limiti agli eccessi della movida per contenere i disagi legati al turismo giovanile di massa.
Indipendentemente dai punti di vista, è evidente che questa tendenza sia destinata a crescere, diventando sempre più un appuntamento fisso per la Generazione Z. Resta da vedere se lo Spring Break in Italia si evolverà in un’esperienza più ampia e strutturata o se rimarrà un fenomeno di nicchia legato a pochi luoghi simbolo della festa.