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Politica | 27 gennaio 2025, 08:00

Elezioni Genova, Lodi (Azione) attende le mosse del centrosinistra e fissa i punti fermi: “Aspettiamo la proposta di un nome, correre da soli non sarebbe un capriccio”

Per la segretaria regionale del partito di Carlo Calenda “la rappresentatività del candidato sindaco è dirimente”. E poi, sulle grandi opere: “Tra dire di “sì”, dire di “no” e dire di fare bene c’è differenza”

Elezioni Genova, Lodi (Azione) attende le mosse del centrosinistra e fissa i punti fermi: “Aspettiamo la proposta di un nome, correre da soli non sarebbe un capriccio”

Non è un bluff, non è strategia per spingere la coalizione del centrosinistra a proporre un candidato sindaco il prima possibile. Azione è pronta a correre con una propria proposta alternativa qualora la squadra capitanata dal Partito Democratico non dovesse esprimere un nome a stretto giro. Lo aveva annunciato Carlo Calenda nella sua visita genovese del 16 gennaio, lo ribadisce la segretaria regionale del partito, Cristina Lodi: “La rappresentatività del candidato sindaco è dirimente”.
Per Lodi l’obiettivo è quello di riportare le persone alle urne e, per raggiungerlo, la chiave è proprio il nome di chi “farà da garante” della coalizione. Leggi: il candidato sindaco.
Al momento, nonostante incontri e riunioni (l’ultima sabato mattina nella sede ‘dem’), sono emerse solamente indiscrezioni che Lodi preferisce non commentare, ribadendo invece che correre da soli non sarebbe “un capriccio”. Sottolineando, poi, che al Pd spetta la prerogativa di di fare una proposta: “Noi la attendiamo”.

Iniziamo dalla stretta attualità. Ieri si è riunito il mondo del centrosinistra genovese, che idea si è fatta delle dinamiche della coalizione?
È una proposta del Partito Democratico che rispetto, hanno scelto di incontrare le forze che ritengono possano essere nella coalizione. Non entro nel merito, è una scelta loro e ognuno può proporre quello che ha in testa

Avevate annunciato la vostra assenza, continuerete a non partecipare fino a quando non sarà espresso il nome del candidato sindaco?
Abbiamo fatto una consultazione con il Pd insieme a forze che erano con noi alle regionali e siamo rimasti che, anche in virtù del risultato di ottobre, per noi è importante il nome del candidato. Rappresenta molto ed è garante di un percorso che lo è stato anche per le regionali. Quando si è definito il nome di Orlando, abbiamo avviato le interlocuzioni. Ci avevano detto che entro dieci giorni ci sarebbero state delle proposte di nomi, poi abbiamo visto l’invito al tavolo di ieri e siamo rimasti sulla nostra posizione. Sui temi, usando la concretezza, abbiamo trovato dei punti di unione, pensiamo sia possibile trovare delle convergenze. Ma è fondamentale sapere chi fa da garante

Cosa pensa dei nomi che sono usciti fino a ora? Ve ne piace qualcuno?
Noi non ragioniamo sui nomi usciti. Riteniamo che il Pd, che attraverso Orlando ci aveva espresso l’idea che il partito che a Genova ha preso il 30% a Genova, avesse la prerogativa di fare una proposta. Noi la attendiamo. Qualcuno dovrebbe decidere qualcosa. Per noi il tema della rappresentatività del candidato sindaco è dirimente

Davvero c’è l’ipotesi di una corsa solitaria o è una provocazione lanciata da Calenda nel periodo delle trattative?
Il sistema elettorale è diverso da quello regionale. Abbiamo l’obiettivo di portare la gente a votare raggiungendo almeno il 50%, altrimenti è un fallimento. Alle regionali, dove vince chi prende un voto in più dell’avversario, abbiamo dato la nostra disponibilità per superare l’era Toti. Per intercettare le persone e spingerle ad andare a votare servono proposte concrete. Visto che il sistema comunale lo consente, anche con il ballottaggio, se il candidato espresso non rappresentasse il nostro elettorato, allora c’è la possibilità di correre provando a costruire un altro candidato che possa spingere le persone al voto. Non è un capriccio, il nostro obiettivo è che le persone vadano a votare

…e in tal caso avete un nome pronto?
No, non lo abbiamo. Se così sarà, dovremo fare delle riflessioni

Ai nostri microfoni Selena Candia (AVS) ha chiaramente detto che per loro le grandi opere non sono una priorità, mentre sono una bandiera dell’area centrista. Come potrete far coesistere anime così diverse?
Noi siamo per le opere che servono e per farle bene, ma parliamo anche di vivibilità, sociale, politiche dalla casa, lavoro. È una semplificazione dire che noi sia per le opere e gli altri no. Genova ha bisogno di sviluppo sostenibile e di crescita, ma fatta bene. Per esempio, sulla Gronda saprebbe bene che si andasse ad approfondire di che progetto stiamo parlando e a che punto siamo. Si rischia di parlare di “sì” e di “no” per progetti che nemmeno sono sul tavolo del Ministero. Poi ci sono situazioni come la Valpolcevera con una cantierizzazione spinta e questo non è il modo di fare. Tra dire di “sì”, dire di “no” e dire di fare bene c’è differenza. La grande opera deve sempre migliorare la vita delle persone che vivono il cantiere. Il Terzo Valico serve al Paese e serve al Nord-Ovest per come è pensata, serve andare a vedere oggi le battaglie per gli indennizzi. Vanno pensate le grandi opere che devono avere un’attenzione per le persone che le vivono e questo deve accadere nel 2025

Quali temi porterete al tavolo della coalizione, se deciderete di sedervi?
Non c’è una questione di temi cardine, ne parleremo eventualmente al tavolo. Per noi è importante il superamento dell’isolamento di Genova e le tematiche portuali perché è fondamentale per tutto quello che è successo con le indagini e ora nessuno ne parla più. Sul tema faremo un evento il 5 febbraio. E poi lo sviluppo economico e l’industria che sono altri temi di cui si parla poco. E anche il welfare, la sanità, la casa, l’abitare e la messa in sicurezza del territorio. Ricordiamo il caso del rio Rovare che era collegato al Fereggiano: c’erano i soldi, i cantieri sono rimasti fermi e il commissario era Toti, ma la bassa Val Bisagno viene sempre allagata e ora questo viene dato per scontato. In realtà c’era un’opera che doveva essere realizzata e di cui ora nessuno parla più. Genova, inoltre, ha bisogno di essere raggiunta e vissuta. Diciamo “sì” al turismo, ma anche allo sviluppo economico. Non si può vivere di solo turismo. Al centro, inoltre, ci deve essere sempre e comunque la persona. Fare in modo che la gente non se ne vada ma che, anzi, venga qui ad abitare

Pietro Zampedroni


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