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Cronaca | 14 gennaio 2025, 08:00

Mostro di Firenze, i nipoti di Mario Vanni chiedono la revisione e l'annullamento della condanna, a quarant'anni dall'ultimo delitto

La Corte d’Appello di Genova chiamata a decidere su uno dei più grandi misteri d’Italia con l'istanza nei confronti di uno dei 'compagni di merende'

Mostro di Firenze, i nipoti di Mario Vanni chiedono la revisione e l'annullamento della condanna, a quarant'anni dall'ultimo delitto

Il caso è storicamente uno dei più grandi e longevi misteri italiani. Accade a Firenze, in uno spazio temporale lungo trent'anni. E ora arriva a Genova, in Corte d'Appello, che ha ricevuto un'istanza  di revisione del processo per uno dei condannati, all'ergastolo, per i delitti del mostro di Firenze.
Sono stati i nipoti di Mario Vanni, il postino di San Casciano, morto nel 2009 dopo una condanna all'ergastolo nel processo bis sui compagni di merende, sugli esecutori materiali dei delitti, insieme a Pietro Pacciani, contadino di Mercatale condannato, assolto in secondo grado e morto in circostanze improvvise, e misteriose, mentre si attendeva l'ultimo grado di giudizio.
I nipoti di Vanni hanno chiesto la revisione processuale che, se accolta da un collegio giudicante, si svolgerà a Genova, tribunale competente per territorio sulle revisioni giudiziarie fiorentine.
Annullamento della condanna, la richiesta dei familiari di Vanni, e riesame tramite nuovi elementi e testimonianze che potrebbero essere portati in giudizio, a 40 anni di distanza dagli ultimi delitti. Vanni era stato condannato insieme a Giancarlo Lotti, nel processo che coinvolgeva altri 4 testimoni oculari, i teste Alfa, Beta, Gamma e Delta, in riferimento agli ultimi 4 duplici omicidi attribuiti al mostro, in ordine di tempo quelli del 1982, del 1983, del 1984 e del 1985.
I 'delitti delle coppiette' hanno però un'origine molto più antica. Nelle campagne intorno a Firenze i duplici omicidi iniziano nel 1974, e in totale arriveranno a 16. Ma ce n'è anche uno che viene accomunato agli altri, risalente al 1968, da un dettaglio: la pistola che spara è sempre la stessa, forse passata di mano in mano fino ad armare quella del mostro. O dei mostri. I delitti sono tutti accomunati dal fatto che le vittime, coppie di ragazzi giovani, vengono sorpresi in auto, mentre sono appartati in piazzali o aree boschive frequentate nottetempo alla ricerca di intimità.
L'ombra del mostro si staglia quasi subito sulle campagne fiorentine, diventate all'improvviso un luogo pauroso: Borgo San Lorenzo, Giogoli, Signa, Scandicci, Baccaiano di Montespertoli, Scopeti, sono solo alcuni dei luoghi dei delitti, che si susseguono in notti di luna piena, nel fine settimana, finché tra le diverse piste qualcuno non avanza un sospetto. Si tratta di posti di ritrovo per guardoni, che storicamente si celano nell'ombra per spiare le coppie appartate. E' qui che saltano fuori i nomi di Pacciani prima e dei compagni di merende poi, per lungo tempo considerati esecutori truci e materiali di un disegno criminale architettato da un 'livello superiore', mandanti che però non sono cristallizzati da una verità giudiziaria.
Vanni, detto 'il Torsolo' dai compaesani, passa alla storia per alcuni spezzoni diventati celebri del processo, tra cui il passaggio in cui inneggiò al Duce in aula o quello in cui di fatto coniò il termine 'compagni di merende' quando interrogato dal pm, alla domanda su quale fosse il suo lavoro se ne uscì con una frase completamente fuori contesto, "E io andavo a' fa' delle merende co' i' Pacciani", che fece sospettare un tentativo di sviare l'attenzione ma talmente mal riuscito da suscitare ironia.
La decisione a Genova sull'istanza non sarà immediata, e con ogni probabilità non arriverà prima di qualche mese. Se la revisione venisse concessa, potrebbero essere portati in giudizio nuovi elementi emersi da contro-indagini degli ultimi anni, in particolare sul delitto degli Scopeti, in cui trovò la morte la coppia di francesi, Nadine e Jean Michelle.

Valentina Carosini

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