Attualità - 13 gennaio 2025, 08:00

La riscossa del Ponente passa da Multedo: la splendida rinascita di Villa Pignone Ansaldo

Dalla volontà e dal coraggio di una imprenditrice di origini iraniane, ecco il ritorno di edificio che mancava da sessant'anni, su una collina che era diventata solamente rovi, sterpi, abbandono e degrado

Pareva impossibile, invece è realtà e si tocca sempre più con mano. Il segnale più forte, inequivocabile e concreto di riscossa del Ponente genovese passa dalle alture di Multedo, il quartiere probabilmente più bistrattato degli ultimi decenni. E passa dalla volontà di investire di una imprenditrice coraggiosa (a capo di una cordata dove figurano anche altri professionisti, la Dimore Srl) che non si è spaventata di fronte al degrado e all’abbandono, di fronte ai ruderi e alla spazzatura, di fronte alla pandemia e alla crisi dell’edilizia.

C’è tutto questo (e anche molto di più) nella rinascita di Villa Pignone Ansaldo, sul Monte Oliveto di Multedo. Era un gioiello dell’architettura e del lusso, nella prima metà del Novecento, poi ebbe una storia travagliata sino a quando, negli anni Sessanta, venne distrutta dall’allora proprietario, intenzionato a portare dei depositi di materiale petrolchimico in cima alla collina (i depositi chimici sono sempre, come si vede, grandi protagonisti nella storia di Multedo).

Per sessant’anni tutto è rimasto in completo abbandono: rovi e sterpaglie ovunque, rifiuti, carcasse di motorini, alberi crollati, alberi pericolanti. "Sino a quando, un giorno, siamo saliti in cima a questa collina e ci siamo innamorati di questo panorama". L’imprenditrice che ha dato la svolta è un architetto di origini iraniane che da quarantacinque anni vive e lavora a Genova e ha acquistato questo terreno "nel 2011 dall’istituto di ricerca scientifica Inrca di Ancona, che intendeva realizzare un qui complesso ospedaliero", come racconta il direttore dei lavori, l’architetto Carlo Guidi Di Bagno.

Poi, dieci anni dopo, nel 2021, una volta trovate le giuste condizioni e i capitali adeguati, è partita l’operazione di recupero di quella che un tempo era una delle costruzioni più affascinanti del Ponente, ormai rimasta solamente nelle cartoline dell’epoca e, in muratura, in quel che si poteva ancora intravedere, in mezzo ai rovi, dello scalone principale e del basamento.

Oggi, a quattro anni da quella data, è quasi tutto pronto: l’edificio si vede nitidamente dalla costa, dato che sovrasta anche la parrocchia di Santa Maria del Carmine, il terreno tutto intorno è stato ripulito e predisposto, sono state impiantate nuove alberature (soprattutto palme) e, nei prossimi giorni, sarà seminato il prato.

I lavori sono eseguiti dall’impresa Ferraloro: "La costruzione è in tutto e per tutto delle dimensioni di quella che già esisteva - prosegue Carlo Guidi Di Bagno - Questa è stata una delle condizioni imposte dal Comune per concederci i permessi. Villa Pignone era su tre piani, con soffitti alti sei metri. Noi abbiamo costruito sei piani, sforando appena di sessanta centimetri anche per rispettare le regole dell’isolamento termico".

In tutto si tratta di "una cinquantina di appartamenti, bilocali e trilocali, più altri quattro collocati nel basamento. Saranno tutti messi in affitto e contiamo di poter consegnare entro la fine di marzo". L’idea è quella di collaborare con le grandi aziende presenti sul territorio. Un po’ per le garanzie che possono offrire, un po’ perché, già in passato, Villa Pignone Ansaldo è stata una colonia per gli operai e per i loro figli, quindi ha una lunga tradizione legata al mondo del lavoro.

Ci saranno contropartite pubbliche? La proprietà è aperta in questo senso: "Il parco è molto ampio e di spazio ce n’è per tutti. L’importante, però, è che le aree siano tenute in ordine e che siano presidiate". È ancora forte il ricordo di quando si è giunti qui la prima volta "e ci si faceva strada in mezzo ai rovi". Poi, però, "quella vista stupenda ha vinto su tutto".

È il Ponente che sa ancora dare magia. Investire da queste parti non è più un’utopia: "Speriamo ci seguano anche altri - conclude Carlo Guidi Di Bagno - Siamo un po’ pazzi? Forse sì, ma crediamo in quello che facciamo e nelle potenzialità che questo territorio ha, soprattutto quando saranno completate le infrastrutture".