Ventisei anni fa, l’11 gennaio 1999, moriva Fabrizio De André. Cantautore genovese che non ha bisogno di presentazioni, lasciava, e lascia tutt’ora, un vuoto incolmabile nel panorama musicale italiano, e non solo: poesia, fascino, sensibilità e nessuna paura di affrontare tematiche “scomode”, Faber è riuscito a rivoluzionare il concetto stesso del fare musica.
Per ricordarlo, anche quest’anno si rinnova l’appuntamento con la tradizionale Cantata Anarchica: alle ore 21 di questa sera, in piazza Matteotti, una serata di condivisione e musica celebrerà il ricordo dell’artista. I partecipanti sono invitati a portare i propri strumenti, l’amore per Faber e per le sue canzoni, per suonare e cantare insieme i brani che hanno segnato la storia della musica italiana, trasformando la piazza in un grande abbraccio collettivo per onorare l'eredità del cantautore.
Oggi, e per molto tempo ancora, Fabrizio De André riesce a resistere alle mode musicali del momento, forte e solido come un’icona immortale che non ha mai temuto di dover nascondere il proprio impegno sociale e politico. Difensore dei diritti civili, cantore di libertà, narratore di guerre ed emarginazione, continua a far innamorare delle sue parole e delle sue musiche le nuove generazioni.
Durante il suo percorso artistico, De André ha attraversato anni di trasformazioni sociali e politiche in Italia, e in ogni momento storico vissuto è riuscito a catturare lo spirito del tempo: dalla ribellione giovanile di canzoni come La ballata dell'eroe e Bocca di Rosa, alle riflessioni esistenziali di album come La buona novella e Non al denaro, non all'amore né al cielo, De André ha sempre mantenuto un modo unico di raccontare storie, condendole di ironia, empatia e una profonda conoscenza della letteratura e della poesia. Anche le sue musiche hanno subito i cambiamenti del tempo: partendo da un’impronta folk e acustica, ha abbracciato poi le sonorità mediterranee, che hanno portato alla nascita di Crêuza de mä, uno degli album per sempre hanno segnato il panorama musicale italiano, nato dalla collaborazione con Mauro Pagani.
Genova, la sua città, è sempre stata fondamentale per il percorso artistico di Faber: i suoi abitanti, il porto, i vicoli e le contraddizioni che la caratterizzano sono protagonisti delle sue canzoni, così come ogni genovese ha, in cuor suo, un brano dell’artista che conserva in fondo al cuore: un legame indissolubile che resiste al tempo, sempre “in direzione ostinata e contraria”.