Il prossimo sabato 11 gennaio, Pivio, nome d’arte di Roberto Pischiutta, presenterà il suo nuovo e ultimo album, Misophonia, nei locali del rinnovato Disco Club, in via San Vincenzo. Un evento che segna una tappa importante nella carriera di un artista che ha attraversato decenni di musica, esplorando generi e forme sonore diverse, fino ad approdare a quella che lui stesso definisce una "trilogia delle devianze sensoriali". Questa trilogia è iniziata con Cryptomnesia nel 2020, seguita da Pycnoleptic nel 2023 e ora culmina con quest’ultimo tassello di un progetto artistico che sembra chiudere definitivamente il cerchio creativo di Pivio.
“Non solo sarà l'ultimo capitolo della trilogia, ma è molto probabile che sia proprio l'ultimo disco che faccio, almeno per quanto riguarda il mio percorso solista”, spiega il musicista. Misophonia chiude infatti un ciclo che ha visto l’artista sperimentare nuove sonorità e tecnologie, affrontando tematiche che spaziano dall’intolleranza al suono – una metafora del disagio sociale e dell’alienazione moderna – fino alla più ampia riflessione sulla produzione musicale in tempi moderni. “Non ha più senso fare dischi. Non in questo paese, mettiamola così”, aggiunge, con una punta di amarezza. Per Pivio, il suo è un atto di dissenso verso un mercato musicale che, a suo avviso, è ormai atrofizzato e dopato da logiche commerciali e algoritmi che privilegiano solo la fruizione digitale, sacrificando la qualità e l’integrità artistica.
L'album sarà disponibile sia in vinile trasparente che in formato digitale HD, e rappresenta un tentativo di riportare l'attenzione sull'ascolto musicale come esperienza fisica e consapevole. “Il vinile richiede inevitabilmente un minimo di attenzione: devi alzarti, mettere il disco sul piatto, ascoltare ogni traccia senza saltare da una all’altra. È un percorso molto preciso, e questa trilogia è stata pensata esattamente in questo modo”, spiega Pivio, evidenziando la sua volontà di mantenere una coerenza e una narrativa ben definita all’interno dei suoi lavori. L’ascolto digitale, secondo lui, non permette la stessa profondità e continuità: “Non mi trovo per niente rappresentato nell'ascolto distratto digitale”, afferma, evidenziando la sua distanza dalle attuali modalità di fruizione della musica.
Il progetto Misophonia è stato realizzato quasi interamente in solitaria da Pivio, eccezion fatta per l'intervento di un gruppo di archi in tre tracce. Le sonorità sono volutamente oscure, avvolgenti, dense di quella tensione che contraddistingue tutta la sua recente produzione. All’interno dell’album trovano spazio anche tre cover particolari: 'In the Art of Stopping' dei Wire, 'Never Understanding' dei Jesus and Mary Chain e 'What Use' dei Tuxedomoon. Queste reinterpretazioni sono state scelte per il loro valore simbolico e per l’affinità con le tematiche dell’album. “Sono fuori dal mondo in qualche modo, ma ho sentito di dover fare questo disco. Non l'ho fatto con tristezza, ma con lo stesso entusiasmo di sempre”, confida l’artista.
Per Pivio, Misophonia rappresenta anche una riflessione critica sul ruolo della musica nel contesto attuale: un mercato discografico italiano che, secondo l'artista, è dominato da un pubblico giovane e da una musica 'di consumo', veloce, effimera e priva di profondità. “Il mio è un disco di art rock adulta, non posso mettermi in competizione con certi artisti che oggi hanno successo. Ma non è questo il problema. Semplicemente non mi rappresenta”, continua. La sua è una critica netta e decisa a un sistema che sembra ormai aver abbandonato ogni forma di ricerca artistica a favore di produzioni standardizzate e altamente commerciali. Tuttavia, nonostante la sua ferma decisione di non produrre più album solisti, Pivio non esclude future collaborazioni, soprattutto con Aldo De Scalzi, suo storico partner artistico: “Magari farò altri dischi, forse con Aldo, ma la mia attività personale, quella più critica, la vedo difficile da portare avanti, almeno con queste modalità”, aggiunge. Il sodalizio con il musicista genovese ha dato origine a centinaia di colonne sonore sia per il cinema che per la televisione, ottenendo prestigiosi riconoscimenti e notorietà a livello internazionale.
Se la sua carriera discografica potrebbe concludersi con Misophonia, Pivio ha confermato che la sua passione per la musica dal vivo rimane intatta. “Non smetterò di suonare dal vivo”, rivela, spiegando che per lui esiste una grande differenza tra la produzione di dischi e l’esibizione sul palco. “La musica dal vivo è un'altra cosa. È lì che puoi ancora creare una connessione diretta con il pubblico, un momento unico e irripetibile. In un mondo dove tutto è sempre più digitalizzato e mediato dagli schermi, suonare dal vivo resta una delle poche esperienze autentiche che possiamo ancora condividere”, afferma. La dimensione live, secondo Pivio, è un ambiente che permette di sfuggire alle dinamiche algoritmiche e di raggiungere l’ascoltatore in modo più immediato e sincero.
Le sue esibizioni dal vivo continueranno a essere, quindi, uno spazio privilegiato per esprimere la sua creatività. Pivio sottolinea che suonare dal vivo gli permette di dialogare con il pubblico in tempo reale, adattando ogni performance al contesto e creando uno scambio emotivo che non può essere replicato in studio. “Mi piace sperimentare sul palco. Cambiare arrangiamenti, improvvisare. La dimensione live mi dà una libertà che, paradossalmente, il mercato discografico oggi non offre più”, prosegue l'artista.
Per l’artista, la musica dal vivo rappresenta anche una sorta di antidoto all'isolamento culturale e sociale che percepisce nel mondo contemporaneo. “Il palco diventa un luogo di aggregazione, un posto dove puoi sentirti parte di una comunità, anche solo per la durata di un concerto”, riflette, evidenziando l'importanza di mantenere viva questa forma di espressione in un’epoca sempre più dominata dalla fruizione individuale e frammentata dei contenuti musicali.
L'appuntamento con Misophonia a Genova sarà non solo un’occasione per ascoltare il nuovo lavoro, ma anche un momento per riflettere sul futuro della musica e sulla sua produzione. In un'epoca in cui le dinamiche del mercato sembrano stravolgere l’essenza stessa dell’arte, Pivio lancia un messaggio chiaro: la musica, come qualsiasi forma d’arte, deve restare un’esperienza autentica, profonda, capace di toccare le corde più intime dell’anima umana. Misophonia, con il suo carico di emozioni complesse e suoni inusuali, si propone come l’ultimo testamento artistico di un musicista che ha sempre cercato di andare controcorrente, sperimentando senza mai scendere a compromessi.