Politica - 08 gennaio 2025, 18:38

Elezioni Genova, la ricetta di Armando Sanna (Pd) per non ripetere gli errori delle regionali: “Uscire dal politichese ed essere più concreti, ma ci sia un nome entro fine mese”

Il capogruppo ‘dem’ in consiglio regionale commenta anche le voci che lo davano come potenziale candidato sindaco: “Se uno fa politica e dice che non gli interessa, vuol dire che non vuole bene alla propria città”. Poi l’affondo a Bucci: “Il suo civismo non esiste, in Liguria comanda Rixi”

La politica è un mosaico di equilibri, ambizioni condivise e personali, anche di contraddizioni. E, quando si tratta di opposizione in Regione e di preparare una campagna elettorale per le amministrative, il terreno si fa ancora più scivoloso. Questa la realtà che vive oggi il Partito Democratico in quel di Genova con nove consiglieri regionali, un Andrea Orlando che lascia il Parlamento per proseguire con il suo ruolo di federatore del centrosinistra in Liguria, un gruppo che deve fare i conti con sfide interne ed esterne e un ruolo di autoproclamata leadership all’interno di una coalizione dai confini ancora in via di definizione.
Forte delle sue ottomila preferenze alle ultime regionali, Armando Sanna sa di non essere elemento marginale nell’area ‘dem’ e lo dimostra anche il ruolo di capogruppo in consiglio regionale condito dalle voci (mai smentite dal diretto interessato) che lo davano, a un certo punto, come potenziale candidato sindaco del centrosinistra a Genova. Rumors che il diretto interessato non spegne, ribattendo che “Se uno fa politica e dice che non gli interessa, vuol dire che non vuole bene alla propria città”. Chiaro.

La sua seconda esperienza in consiglio regionale la vede raccogliere l’incarico di capogruppo del Pd in una coalizione di centrosinistra che però non sembra, almeno sulla carta, particolarmente coesa. Qual è il clima tra i banchi dell’opposizione?
Al mio primo mandato ho avuto un ruolo istituzionale, oggi ne ho uno politico, è una nuova avventura e ne sono onorato. È un carico di responsabilità anche perché con nove consiglieri rappresentiamo il gruppo più numeroso. Il vero via ai lavori c’è stato ieri con la prova del rigassificatore per il quale avevamo detto che avremmo portato un documento per dire di no e serviva un atto ufficiale. L’obiettivo era portare l’amministrazione alla prova del nove e questa è stata la nostra dimostrazione di coesione. Abbiamo firmato un documento scritto da tutte le forze, uniti abbiamo deciso. Il nostro obiettivo era un atto chiaro e ora la palla passa al governo e tocca ai nostri parlamentari. Insieme ad AVS mi sono espresso per il contratto di servizio dei treni, lavoriamo in sinergia ed è un gruppo che ha una responsabilità importante. È vero che abbiamo perso, ma con una percentuale molto risicata e di fronte abbiamo un centrodestra confuso. Ricordiamo che sul tema del rigassificatore il 60% dei membri della giunta è lo stesso che prima lo voleva e ora ha detto no. Questo civismo che voleva portare Bucci non esiste, in Liguria comandano Fratelli d’Italia e la Lega, quindi comanda Rixi. Ce la farà Bucci a reggere la pressione dei partiti? Dalle prime uscite vedo grande debolezza. Anche il gioco del ‘buco’ e del ‘buchetto’ della sanità, prende in giro i cittadini che vogliono sapere perché prima c’era una cifra e ora ce n’è un’altra. Li voglio portare davanti ai fatti

Come si inserisce all’interno del gruppo una figura ‘ingombrante’ come quella di Andrea Orlando?
La decisione di rimanere in Liguria è stata un’azione molto importante e non scontata nella politica di oggi. Ha fatto una buonissima campagna elettorale perché non era facile, rimanendo qui sta provando con diversi incontri a fare il federatore e si sta dimostrando leader anche nelle azioni. Sul palco del teatro di Stradanuova c’erano tutte le forze politiche di opposizione in consiglio regionale, per noi Orlando è una figura importante e dà un’impronta sui temi nazionali. Un aiuto importante per tenere in piedi la coalizione

Però Orlando non ha partecipato al voto sul ‘no’ al rigassificatore. Come mai non era in aula?
È arrivato in consiglio con un problema alla schiena, stava male. In teoria sul rigassificatore si sarebbe dovuto votare nel pomeriggio, ma faceva fatica a stare seduto ed è andato via. Non ho visto altre cose dietro il suo mancato voto, ricordiamo che era stato uno dei promotori della conferenza stampa per la presentazione del documento contro il rigassificatore

Andiamo su di lei. Nell’ultimo periodo abbiamo visto una sorta di accelerazione nella sua comunicazione sui media e sui social, è un indizio in vista delle amministrative?
Sono molto comunicativo, anche se sono partito nella mia avventura politica senza avere i social, li ho da cinque anni. Sono più comunicativo per via del ruolo che ho in Regione, voglio portare all’esterno il nostro lavoro perché si capisca che cosa facciamo. Spesso quando si entra qui dentro si perde il contatto con le persone. L’impostazione di un percorso è importante per capire dove si vuole andare. Ho investito di più anche sul piano personale, facendo più rete sui territori. Ho fatto una campagna elettorale importante andando ovunque, queste relazioni mi portano ad avere tanti argomenti e molta carne al fuoco. Come linea di gruppo ci siamo presi alcuni macrotemi ed è importante comunicare

Le è mai passata per la testa di candidarsi a sindaco di Genova?
Chi fa politica e si è messo sempre in discussione, vuole bene alla propria città e pensa che sia la più bella del mondo, non può non pensare di dare il proprio contributo che sia facendo da regista, da candidato o stando dietro al progetto. Sono contento che si sia creato questo gruppo che sta lavorando, ma va velocizzato perché c’è tutta una parte che esula dalla politica ed è quella ‘del marciapiede’. Ci sono dei temi importanti per la città come la tassazione dei rifiuti, la sicurezza, la vivibilità, i trasporti al netto delle macro-opere. La gente vuole delle risposte. ‘Primo cittadino’ è una definizione che fa la sintesi, devi essere a conoscenza dei problemi della città. Se uno fa politica e dice che non gli interessa, vuol dire che non vuole bene alla propria città

Qual è il termine ultimo per l’annuncio del nome?
Si dovrebbe votare intorno a metà maggio, auspico che a fine mese ci sia una quadra. Dobbiamo partire decisi sui punti chiave. La cartina che ci viene consegnata dalle ultime regionali è prevalentemente rossa ed è una bocciatura, su Genova, della vecchia amministrazione. C’è una grande responsabilità da parte nostra

Cosa resta dopo l’evento del teatro di Stradanuova? Avete trovato la ricetta per non ripetere gli errori delle regionali?
Un evento che ci ha dato un segnale differente dagli errori del passato, non dobbiamo più commetterli, serve uscire dal politichese ed essere più concreti. Percepisco il lavoro e lo sento, a differenza delle altre volte in cui c’era uno scollamento dopo la sconfitta, ora bisogna dimostrare che c’è un’aria di cambiamento. Abbiamo l’obiettivo di portare la gente a votare, sull’elezione del sindaco è fondamentale e lo possiamo fare solamente facendo battere i cuori. Il sindaco rappresenta i cittadini, non possiamo vedere certi numeri alle urne

Mi dica la sua ricetta per vincere le amministrative, e anche quella per non dilapidare il vantaggio su Genova
Sono due competizioni differenti, ci è stata consegnata una cartina che dimostra la bocciatura della vecchia amministrazione da parte dei municipi. Un centrodestra che ha fallito perché non ha più parlato con il territorio. La ricetta è parlare con la gente, come la politica genuina. Bisogna farlo con operazioni concrete, la città è sporca e la gente paga le tasse, non si può raggiungere il centro con i mezzi pubblici, mancano i trasporti, e infine la sicurezza, che non è un tema di destra. I quartieri e i municipi ti danno la dimostrazione di quello che non è andato, basta ascoltare le persone con cose chiare, non con finte promesse o questioni che non esistono rimandando senza avere una progettazione. Stiamo parlando dei nostri giovani? Abbiamo parlato di come tenere quei ragazzi e di che cosa hanno bisogno? Li ascoltiamo a spot, la vocazione della città è cambiata. Bisogna riportare un lavoro che sia per tutto l'anno e che non viva solo di turismo, dobbiamo tirarci su le maniche. Un altro tema, molto delicato, è quello del sociale. Abbiamo persone sole, è una tematica che ha ricadute sulla vivibilità. Oggi l'assessore ai Servizi Sociali ha una responsabilità importantissima, dopo il Covid ancora di più. È cambiato il mondo. Altrimenti diventa la città di alcuni e non va bene


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