Torna l’appuntamento con il Rigiocattolo, l’iniziativa di solidarietà che coinvolge bambini e giovani nella raccolta e vendita di giocattoli usati per sostenere progetti umanitari in Africa. Dopo il successo dell’iniziativa dello scorso dicembre, domenica 5 gennaio in piazza Matteotti torna la mostra-mercato di giochi usati, organizzata dai Giovani per la Pace, il movimento giovanile della Comunità di Sant'Egidio. Le offerte raccolte andranno a finanziare cure mediche e alimenti per i bambini coinvolti nel programma DREAM, un progetto della Comunità per combattere l'AIDS e la malnutrizione in Africa.
“Ripeteremo l’esperienza- ha spiegato Manuela Dogliotti della Comunità di Sant’Egidio- esponendo i giocattoli donati dai bambini genovesi, controllati, puliti e aggiustati dai volontari. In questi mesi sono già stati raccolti circa 100 metri cubi di giocattoli di ogni tipo, in 25 istituti comprensivi, per un totale di oltre 70 plessi scolastici in tutta la città. A pulirli, aggiustarli e dividerli per genere sono stati più di 300 studenti liceali e gli oltre 600 bambini e ragazzi delle “Scuole della pace” che Sant’Egidio organizza quotidianamente in tutta la città. Un lavoro volontario, allegro, ma serio e pieno di convinzione: perché nessuno è troppo giovane o troppo povero per aiutare un altro”.
L’iniziativa del Rigiocattolo è cresciuta nel corso degli anni, celebrando nel 2024 la sua venticinquesima edizione e diventando una tradizione solidale che coinvolge centinaia di giovani volontari, dai bambini delle scuole primarie agli studenti universitari. Il progetto non solo promuove il riuso dei giocattoli, ma alimenta anche una cultura ecologica e di solidarietà, mettendo in primo piano l’impegno dei giovani per sostenere cause di grande importanza sociale.
Uno degli aspetti più significativi del progetto Rigiocattolo è vedere la passione e l’impegno dei giovani, come aveva spiegato a La Voce di Genova Sergio Casali, portavoce della Comunità di Sant’Egidio genovese: “Per noi adulti in alcuni momenti queste iniziative diventano ‘normali’, mentre i più giovani hanno sempre spinto per continuare a coinvolgere nuove scuole, impegnandosi sempre di più. Ogni anno coinvolgono i loro amici, si muovono nelle classi per far conoscere il progetto… Questo ci colpisce sempre molto. Nel 2020, durante la pandemia, invece di subire una battuta d’arresto abbiamo addirittura avuto una spinta proprio grazie al loro entusiasmo nonostante le restrizioni. Siamo stati testimoni del fatto che nonostante il Covid sia stato un momento molto duro, soprattutto per molti giovani, ha rappresentato anche per tanti il desiderio di impegnarsi e di fare qualcosa in modo anche più forte e più profondo”.