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Attualità | 04 gennaio 2025, 16:02

Saldi a Genova, partenza lenta e pochissimi affari

Nessun ‘tutto esaurito’ per le vie dello shopping, complici anche un cielo plumbeo e il ponte dell’Epifania

Primo giorno di saldi al via a Genova e in Liguria ma per le strade del capoluogo ligure non si registra l’effetto ‘tutto esaurito’.

Le vie dello shopping del centro città, infatti, dopo l’assalto del periodo natalizio, nelle prime ore di oggi non hanno fatto segnare il temuto affollamento per la caccia all’affare.

Complici le nuvole che stanno regalando qualche sgocciolata, da via XX Settembre a via Luccoli si passeggia come un qualunque altro sabato e c’è anche chi sceglie di attendere per accaparrarsi l’occasione irripetibile così passeggia con poca voglia indagando tra le vetrine.

Non mancano poi fortunati e fortunate che hanno scelto di passare il ponte dell’Epifania in località sciistiche o in città d’arte: “Tanti sono ancora in vacanza - racconta una signora fuori da un negozio - fanno bene ad approfittarne, loro che possono”.

Intanto, il Comune di Genova ha scelto di non far pagare la sosta delle aree blu e nelle isole azzurre per i primi due sabati di saldi (4 e 11 gennaio), così come non sarà in vigore, negli stessi giorni, la ZTL di piazza Fontane Marose.

Una decisione che piace anche agli esercenti e che, tramite le associazioni di categoria, Confcommercio e Confesercenti, hanno scelto la gratuità dei parcheggi assieme al Comune, 

La prospettiva saldi invernali, che in Liguria si concluderanno il prossimo 17 febbraio, nel 2025 fa segnare una previsione positiva con il 20% in più di spesa rispetto all’anno precedente, il che, tradotto in numeri, indica un budget medio di 218 euro a famiglia.

Un segnale incoraggiante nonostante siano sempre molti i negozianti che considerano l’avvio dei saldi troppo anticipato. 

LA NOTA DI CONFESERCENTI: "L'INIZIO È POSITIVO, MA RESTANO UNO STRUMENTO DA RIPENSARE"

Per Confesercenti, l'avvio dei saldi è certamente positivo ma la vendita promozionale di fine stagione va ripensata.

Secondo l'associazione, infatti, rispetto al 2024, il primo giorno di saldi fa segnare un più 10-15% rispetto allo scorso anno e, come riferisce Francesca Recine, presidente regionale di Fismo, "A trascinare le vendite sono stati soprattutto i turisti, molti dei quali stranieri, mentre molti genovesi sono ancora fuori città per qualche giorno di vacanza, e li attendiamo a partire dall'inizio della prossima settimana".
Recine, che dell'associazione che riunisce gli esercizi del settore moda aderenti a Confesercenti è anche vicepresidente nazionale, estende però la riflessione al di là dell'esito di questa primissima giornata: "È evidente che i saldi, ormai da tempo, non rappresentano più l'evento di una volta, né nelle attese né tantomeno nella portata economica, e questo proprio per la loro collocazione troppo anticipata: certo, la loro partenza costituisce sempre un momento di interesse capace di catalizzare l'attenzione sui negozi, ma, schiacciati tra mille altre promozioni continue, e arrivando praticamente all'inizio della stagione, non fanno altro che erodere i margini delle attività, e proprio nel periodo più importante".
"Ecco perché, ormai da anni - rivendica Recine - Fismo Confesercenti chiede il ritorno dei saldi alla fine della stagione, cioè laddove erano nati, e lo fa portando avanti questa battaglia a tutti i tavoli a partire, naturalmente, dalla conferenza Stato-Regioni che ogni anno è chiamata a stabilire le date in tutta Italia. Anche la loro durata, di ben 45 giorni, va ridotta: soltanto posticipando e accorciando il periodo dei saldi, questi potranno tornare ad essere ciò che erano in origine, e cioè lo svuotamento delle vecchie collezioni, rappresentando così per i clienti una vera occasione di affari e, per le imprese, la possibilità di traguardare una crescita che, andando oltre la mera sopravvivenza cui sono costrette oggi, si traduca in nuove aperture e nuove assunzioni".
"I saldi - conclude la presidente Fismo - devono dunque tornare a rappresentare un volano per gli esercizi di vicinato, e non l'ennesimo terreno di scontro con la grande distribuzione: altrimenti, come pensiamo di arginare la continua moría di negozi di qualità nelle nostre città? Come possiamo pensare di invogliare i giovani a rilevare, o tantomeno ad aprire ex novo, un'attività sempre più schiacciata sugli interessi dei grandi colossi e dell'online? E attenzione, questo ragionamento vale a maggior ragione per tutte quelle zone che non possono fare nemmeno affidamento sulla leva del turismo, e dove ogni saracinesca che chiude rappresenta un impoverimento sociale, prima ancora che economico: senza un ripensamento strutturale delle regole del commercio, a partire proprio dai saldi, rischiamo di condannare interi quartieri e città alla desertificazione".

I.R.

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