Ha una denuncia pronta sul tavolo per portare all’attenzione delle autorità competenti la situazione dei pronto soccorso genovesi. “Se ci fosse stato un incendio avrebbero fatto la ‘fine dei topi’” commenta senza giri di parole dopo la sua visita al Galliera. Non si fa problemi nel dire che qualcuno avrebbe provato a manomettergli la ruota anteriore della sua Vespa, ha portato la parola “mafia” in consiglio regionale con tutte le conseguenti tensioni del caso. E, intanto, si carica sulle spalle la bandiera del Movimento 5 Stelle sulla strada che porta alle elezioni amministrative di Genova.
Stefano Giordano, neo-eletto consigliere regionale pentastellato, rappresenta l’anima delle origini del Movimento in anni in cui la creazione di Beppe Grillo sta toccando il punto più basso della sua storia recente. Il seggio guadagnato in Regione non può essere un punto di arrivo per un partito che ora deve decidere che cosa fare da grande in vista delle elezioni che daranno a Genova un nuovo sindaco dopo l’era Bucci.
Giordano non si è mai tirato indietro nei primi faccia a faccia in Regione con l’ex sindaco e apre a un 2025 che lo vedrà in campo tra le stanze di piazza De Ferrari e il territorio.
Sono passate poche settimane dall’inizio della nuova legislatura, ma ci sono già elementi per fare un primo bilancio della sua esperienza in consiglio regionale?
“Sono molto contento di essere stato eletto, è il coronamento di un percorso personale nel quale il Movimento 5 Stelle ha riconosciuto il mio lavoro. Mi sarei aspettato un presidente di Regione che nel suo percorso personale avesse anche maturato un processo di democrazia alternativo rispetto a quello che aveva imposto in Comune. E, invece, sembra che la volontà di collaborare con le altre forze politiche sia molto esigua. Sono disposto a collaborare con chiunque, basta che al centro ci siano sempre i diritti sanciti dalla Costituzione. Nella nostra regione la dignità dell’individuo è messa in discussione in modo incisivo”
Quali sono i suoi primi appunti sull’agenda 2025?
“Ho ben chiaro che cosa significa lavorare in emergenza, provengo da quel mondo e ne conosco anche le dinamiche economiche. È la chiave per lo sblocco delle normative. Quando sei in emergenza guardi solo l’obiettivo. Questo significa che nella nostra regione la prevenzione è stata lasciata nel cassetto come il dissesto idrogeologico, la cementificazione, la lungimiranza sulle energie rinnovabili, un piano energetico e un sistema porto che dovrebbe dare l’opportunità di respirare e condividere questa attività importantissima. I miei obiettivi sono la pianificazione e la prevenzione, non voglio più rivivere una commissione in cui Società Autostrade arriva a insegnare come si fa la manutenzione del ponte Morandi”
Abbiamo visto il post sulla situazione dei Pronto Soccorso, come intende passare dalle parole all’azione?
“So perfettamente che il Pronto Soccorso non è il problema della sanità, ma rappresenta che cosa significa la mancanza di prevenzione, di medicina del territorio. La gente è disperata per la contrazione salariale, ma anche per la professionalità e il controllo delle aziende private. Le persone non sanno come curarsi perché non hanno i soldi per andare dai privati e le liste d’attesa sono mortificanti. E poi c’è la questione della sicurezza sul lavoro per gli operatori tra burn-out e stress. So che cosa significa lavorare in ambienti poco consoni. Ho fatto una visita al Galliera, oggi parte una denuncia ai Vigili del Fuoco e alle autorità competenti perché se ieri fosse scoppiato un incendio, come si dice a Genova, avrebbero fatto ‘la fine dei topi’. È fuori da ogni logica. Ricordiamo che il ponte Morandi è caduto per quello, per assenza di prevenzione. Non si possono avere cento barelle e la camera calda carica di persone che di giorno hanno una temperatura sufficiente e di notte stanno a 15 o 16 gradi. Vorrei anche capire l’incidenza della mortalità delle persone anziane e di quelle fragili, che in quelle condizioni sono fragili a tutti gli effetti. Penso anche agli infermieri: se hai 25 persone da seguire, che risposte puoi dare? Hanno bisogno di un riconoscimento economico, noi lavoriamo in emergenza ma non sappiamo mai quale sia l’emergenza. Gli infermieri vanno a lavorare sempre come se ci fosse un terremoto in atto. In tanti anni con i Vigili del Fuoco ho capito che è fondamentale che i lavoratori siano in un ambiente sano. Se un operatore sanitario lavora sotto stress al Pronto Soccorso, non è efficiente”
Lei ha insistito molto sul tema della mafia, oltre alle parole che ha detto in consiglio ci sono in programma anche iniziative?
“Vorrei andare nei territori più delicati e fare dei convegni portando anche alcuni dei nostri rappresentanti alla Camera e al Senato, i cittadini devono sentire la vicinanza della politica. Voglio portare la nostra voce nei territori dove le denunce sono scomparse perché ci sono delle motivazioni, non come dice il sindaco di Imperia che si è poi corretto capendo di aver detto cose che non stanno in piedi. Nessuno prende posizione, ci sono situazioni anomale. Durante il mandato 2017/2022 mi sono ritrovato un’azione poco bella sulla mia Vespa: ho trovato la ruota anteriore con un solo bullone su cinque. Significa che quando dai fastidio… In aula le risposte di Bucci sono state davvero deboli su questo argomento e mi dispiace molto. È inguardabile il fatto che qualche consigliere regionale si ritrovi al funerale di un boss o che si metta capolista alle regionali un indagato per voto di scambio con una parte della comunità dei riesini”
Ha preso parte all’evento del centrosinistra al teatro di Stradanuova. Solo cortesia istituzionale o è un indizio in vista delle amministrative?
“La mia formazione politica è quella sindacale, per me gli obiettivi sono principi rispetto a tutto. Se ci sono delle piattaforme per fare fronte comune bene, ma ci devono essere le condizioni e nessuno deve fare il furbo. Abbiamo sempre pagato a caro prezzo la nostra lealtà e la nostra trasparenza. A volte sono state riconosciute, altre no. La mia posizione è quella di fare un laboratorio di progetto a Genova per mettere in contraddizione anche i temi internazionali. Inizio ad avere difficoltà a interloquire con forze politiche che dicono di sì agli armamenti e ai conflitti fuori confine. Iniziamo a portare la pace e inserire le economie importanti sul sociale. Ci sono troppe persone che soffrono inascoltate e la guerra sociale è dietro l’angolo. Non è normale che ci siano famiglie che alla seconda settimana del mese hanno finito i soldi e poi spendiamo milioni di euro per le guerre. La mia è una posizione di pace”
La vostra posizione sul ‘campo largo’ insieme ai centristi è sempre la stessa o dopo l’esito delle regionali ci avete ripensato?
“Ci vuole ben altro per riprendere un percorso con chi fino al giorno prima ha dato man forte a Marco Bucci in Comune, con chi ha rinnegato e ha cambiato casacca. La nostra posizione è sempre questa, ci vuole coerenza. I migliori progetti non sono quelli che allargano per raccogliere più soggetti politici, i progetti vincenti sono quelli che parlano alla gente. Per questo ho garantito una visita al mese nei Pronto Soccorso, dal mese prossimo andrà anche fuori provincia. Stiamo facendo una serie di confronti con la base e troveremo la soluzione migliore per i genovesi”
State pensando di correre da soli?
“Dobbiamo parlare in modo trasparente alla cittadinanza, devono comprendete bene quello che vogliamo trasmettere dal punto di vista politico. Non so se sia giusto nei confronti dei genovesi fare dei giochi tra il primo e il secondo turno. È importante fare un lavoro alternativo alla politica tradizione che pensa ad allargare per vincere”