Il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dimostrato che la questione liste d’attesa non è un’ossessione solo all’interno dei confini liguri. “La scienza, la ricerca, le nuove tecnologie aprono possibilità inimmaginabili fino a poco tempo addietro per la cura di malattie ritenute inguaribili - ha detto Mattarella - nello stesso tempo vi sono lunghe liste d’attesa per esami che, se tempestivi, possono salvare la vita. Numerose persone rinunciano alle cure e alle medicine perché prive dei mezzi necessari”.
Il tema che il neo-presidente Marco Bucci ha preso di petto mettendolo al primo posto della sua promessa rivoluzione della sanità ligure, è sulle agende anche del governo centrale che lo scorso giugno ha messo a punto un riforma, annunciata come “un progetto strutturale con misure concrete” ma che, a oggi, non ha ancora visto la luce con gli attesi decreti attuativi. Risultato (dati del Cnel): in Italia il 7,6% dei cittadini (4,5 milioni di persone) rinuncia alle cure.
In un Paese intrappolato tra lungaggini e burocrazia, molto conta l’autonomia delle Regioni in tema Sanità e qui entra in campo l’amministrazione regionale guidata dal manager che in campagna elettorale ha dettato le proprie regole, tra visite anche di notte e macchinari da mettere in funzione fino a dodici ore al giorno. Che poi ci sia anche da pensare alla questione del personale sotto organico e delle strutture obsolete, è un altro film. C’è poi la carta dell’intelligenza artificiale, sbandierata da più parti ma la cui applicazione è ancora un punto interrogativo, e sullo sfondo la promessa di fine anno del presidente Bucci: “Azzerare le liste d’attesa nel 2025”.
Chi analizza il fenomeno su scala nazionale parla ancora delle difficoltà dei cittadini nell’utilizzare le piattaforme per la prenotazione delle visite con una “disomogeneità sulla modalità di restituzione dei tempi d’attesa, rendendo molto difficile il confronto tra le diverse realtà”. Anche qui Bucci ha una soluzione: un Cup regionale e non limitato al solo raggio d’azione della propria Asl di riferimento. “Diamo possibilità ai pazienti di prenotare un esame immediatamente, però spostandosi dove c’è possibilità di farlo” ha detto Bucci in un’intervista a Italpress presentando una proposta che suona anche di ‘migrazione sanitaria’ all’interno della regione per chi non riesce a trovare un posto vicino a casa. Non sarà facile da spiegare ai più anziani e a chi li dovrà accompagnare lungo una regione dove spostarsi è qualcosa in più di un’avventura.
Un Cup che, come previsto nella riforma, dovrà essere in grado di mostrare le agende degli ambulatori pubblici e anche dei privati convenzionati, altro argomento caro al centrodestra ligure. Un sistema privato convenzionato che, sempre secondo la riforma, deve offrire una soluzione qualora nel pubblico non si trovi un posto nei tempi previsti: 72 ore per le prestazioni urgenti, dieci giorni per le classi brevi, fra i 30 e i 60 giorni per visite ed esami diagnostici e 120 per le visite programmabili. Nella Legge di Bilancio 2025 il governo ha aumentato il limite di spesa del servizio sanitario pubblico verso il privato accreditato portandolo allo 0,5%. Per le amministrazioni virtuose, infine, è previsto un premio da 50 milioni di euro nel 2025, e fino a 100 milioni nel 2026.
Tra decreti governativi in attesa di pubblicazione e i piani annunciati dall’amministrazione regionale entrante, il 2025 sarà anno determinante per le sorti della sanità ligure e, intanto, si apre con l’annuncio del presidente Bucci: “Il disavanzo è stato ridotto a 40 milioni di euro, abbiamo l’obiettivo e la certezza di poter chiudere a zero”.