Un abbraccio di oltre 4mila cuori rossoblù e 19 punti con ancora una gara prima di archiviare il girone d'andata di questa stagione. Nel tramonto di Empoli c'è la cartolina di un fine 2024 che, per più d'una ragione, in casa Genoa merita d'essere ricordato.
Porta con sé gioie, soddisfazioni, dubbi, timori, qualche piccola delusione e poi, finalmente, ancora qualche motivo per sorridere l'anno solare che Badelj e compagni hanno chiuso in Toscana, aspettando il Lecce all'esordio dell'anno nuovo. Un esordio che, comunque andrà, sarà certamente più positivo di quanto non ci si attendesse appena due mesi fa, quando il Grifone ristagnava stabilmente nelle ultime tre posizioni, con una rosa falcidiata dagli infortuni e una solidità parsa smarrita.
Ne ha fatto le spese Alberto Gilardino, l'inatteso protagonista della promozione al primo colpo sulla panchina rossoblù e del record di punti da neopromossa in Serie A. Sembra sia passato un metaforico secolo da allora, e non soli sei mesi. Nel mezzo ci si sono messe le difficoltà della vecchia proprietà targata 777 Partners, da cui un mercato che ha messo a nudo qualche limite del Genoa: persi in un colpo solo Strootman ma soprattutto Gudmundsson e Retegui, da allora i rossoblù hanno faticato a ripetersi.
Lo scossone è arrivato nella pausa nazionali di novembre: fuori il tecnico biellese, dentro Patrick Vieira. Certo, un grande giocatore, ma con quale esperienza in Serie A da tecnico? E poi così, a pochi giorni dal ritorno in campo e con una rosa ancora corta per le assenze? Non mancavano allora i dubbi sulla scelta, tra chi vedeva in essa improvvisazione e chi invece preferiva, in un momento dove le notizie che giungevano d'Oltreoceano circa le vicende giudiziarie degli allora azionisti di maggioranza, immaginare un cambio di guida che poi in realtà è arrivato, ma con tutt'altre modalità e termini rispetto alle speranze nutrite da parte dei tifosi.
Idee chiare sulle richieste tattiche ai giocatori e un "all in" sulla fiducia, anche attraverso il modo di stare in campo cercando più il possesso, hanno invece spazzato via in poco più d'un mese le diffidenze. Ma anche i numeri, l'ultimo giudice per un qualunque tecnico: 6 partite, 9 punti raccolti con una media di 1,50 punti a partita e solamente 5 reti subite, di cui 2 su calcio di rigore e 1 da calcio d'angolo.
Numeri che sono anche quelli dei moduli, spesso rinnegati dagli allenatori stessi ma in fin dei conti sempre una bussola, oltre all'atteggiamento, del modo di stare in campo, di affrontare le partite. Via la difesa a tre, si è passati a quattro ritrovando compattezza, mentre davanti, in attesa del pieno recupero degli avanti a disposizione, si è varato il tridente per dare maggior supporto a Pinamonti, altro elemento giunto mentre qualcuno storceva il naso che il suo considerevole bottino di gol lo ha comunque finora portato.
Martin divenuto miglior giocatore nella massima serie per passaggi chiave, Zanoli e Miretti più avanti a sfruttare più vicino alla porta avversaria le proprie caratteristiche, Frendrup tornato quello dei tempi migliori e Vitinha in crescita sono forse gli esempi più eclatanti di questo cambio rotta. Certo, la vittoria che ancora in questa stagione manca tra le mura amiche del "Ferraris" è altro nodo da sciogliere. Ma il tempo non manca perché il Genoa è intanto tornato a correre compatto come un tempo e i segnali sono incoraggianti.