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Meraviglie e leggende di Genova | 29 dicembre 2024, 08:00

Meraviglie e leggende di Genova - Il caruggio che custodiva le catapulte a difesa delle mura

A pochi passi dalle torri di Porta Soprana si trova vico delle Carabaghe, una strada stretta in cui, anticamente, venivano custodite armi a difesa della città. Ma secondo qualcuno, qui si trovavano diverse case chiuse e il nome indicherebbe il luogo in cui ci si ‘calava le braghe’

A pochi passi dalle torri di Porta Soprana, parallela alla più ampia salita del Prione, si trova una stradina stretta dal nome particolare.

È vico delle Carabaghe, un caruggio di larghezza modesta che collega il piano di Sant’Andrea e le torri, a monte, con vico dei Castagna, a valle.

Sull’origine del nome di questo vicolo, che nel tempo ha subito diverse variazioni passando da ‘calabrache’ a ‘carabaghe’ forse per pudore, in tanti si sono interrogati. 

C’è chi sostiene che il nome sia legato alla difesa delle mura cittadine e chi, invece, vede nella zona un luogo di prostituzione per cui la nomenclatura della strada altro non sarebbe che una ‘risposta’ alle usanze del vicolo.

Vico delle Carabaghe, infatti, potrebbe derivare da ‘calabraghe’, a indicare chi si abbassa i pantaloni. Questo potrebbe dunque alludere alla presenza di case chiuse o di spazi in cui si potevano incontrare attività licenziose.

Una seconda ipotesi, supportata da alcuni storici, suggerisce che il nome sia legato alle ‘calabrage', piccole macchine da guerra simili a catapulte utilizzate nel Cinquecento per lanciare sassi di modeste dimensioni contro gli assalitori. Data la vicinanza a Porta Soprana, è plausibile che queste armi fossero immagazzinate o utilizzate nei pressi del vicolo, conferendo così il nome alla strada.

Nel suo ‘I nomi delle strade di Genova’, Amedeo Pescio alla voce Calabrache, riportava le parole di Podestà, il quale diceva: “La denominazione di calabraghe sospetterei dovuta alle calabrage, macchine belliche che servivano a lanciar sassi sul nemico, e che forse si riponevano in detto vico- lo perchè come prossimo alla Porta Soprana potevano in brev’ora essere collocate sulle torri della stessa e lungo le attigue cortine.  La calabraga differenziava dal mangano in questo che la prima lanciava sassi piccoli e il mangano invece dei massi grossi. I colpi della prima equivalevano pertanto alla mitra- glia delle artiglierie, e quelli del mangano ai proiettili di grosso volume”.

Un piccolo microcosmo nella storia genovese in cui si intrecciano difesa militare ed evoluzioni linguistiche. Ma chi passa per questo vicolo, caratterizzato da edifici alti e da uno spazio che, in alcuni punti, si restringe fino a lasciar posto solo al passaggio di una persona, si concede una suggestione unica: ‘salire’ fino al piano delle Torri e ammirare la vecchia Porta Soprana da una prospettiva unica.


 

Isabella Rizzitano

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