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Attualità | 17 dicembre 2024, 11:40

Sedi avvolte di nastro bianco e rosso e cartelli ‘Attenzione Pericolo’: scatta la protesta dell’Università di Genova contro i tagli del Ministero

Meno finanziamenti, più tasse e precarietà in crescita con la riduzione del Fondo di Finanziamento Ordinario. L’ateneo genovese rischia di perdere oltre sei milioni di euro

Le sedi coinvolte sono quelle di Economia, Scienze Politiche e Scienze Umanistiche in rappresentanza di un Ateneo che rischia di perdere oltre sei milioni di euro, facendolo uno dei più penalizzati dai tagli.

La comunità accademica – composta da studenti, dottorandi, ricercatori precari e personale tecnico-amministrativo – ha lanciato un segnale forte attraverso una lettera aperta che ha trovato ampia adesione.

“Siamo un gruppo di lavoratrici e lavoratori precari*, personale docente strutturato, studenti e studentesse, personale tecnico amministrativo dell'Università di Genova - si legge - che, in data 13 dicembre 2024, si è riunito in assemblea pubblica al Dipartimento di Scienze della Formazione. Con questa lettera vogliamo esprimere preoccupazione e indignazione per le politiche che colpiranno l'Università pubblica nell'immediato futuro. 

In questi mesi il Governo ha annunciato un duplice intervento nei confronti dell’Università che la comunità accademica non può ignorare.

In primo luogo, già da quest'anno si prevede un taglio di oltre mezzo miliardo sul Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) universitario, e si prevedono nella nuova legge di bilancio ulteriori tagli per il prossimo triennio che andranno a colpire un'Università italiana già sotto finanziata e sottorganico (d.m. 1170 del 7 agosto 2024).  La spesa pubblica per l’istruzione terziaria italiana (0,3% del PIL) è già oggi nettamente inferiore alla media europea (0,6% in Spagna, 0,7% in Francia, 0,9% in Germania). L'Ateneo genovese, secondo i dati ministeriali, sarà tra i più colpiti con un taglio del 3,1%, ovvero oltre 6 milioni di euro. A tal proposito si sono espressi con preoccupazione il Rettore Federico Delfino e il prorettore alla Terza missione Fabrizio Benente nelle interviste rilasciate al Secolo XIX, rispettivamente il 5 e il 7 dicembre u.s.”.

La lettera prende poi in considerazione la riforma del pre-ruolo, che moltiplica le forme contrattuali per il personale non strutturato, introducendo cinque nuove figure a tempo determinato la cui retribuzione avviene attraverso borse senza alcuna tutela tra quelle associate al lavoro subordinato: “Se già oggi le figure del pre-ruolo, che svolgono un ruolo fondamentale per la ricerca e la didattica, si reggono sul lavoro precario e sottopagato, questa riforma renderà ancora più lungo, incerto e oneroso il loro percorso professionale. Il 90% del personale precario rischia di essere espulso dal sistema a causa della combinazione di tagli, riforma del pre-ruolo ed esaurimento dei fondi PNRR nel 2026”.

Le conseguenze di questa situazione non riguarderanno solo il personale accademico, ma l’intero sistema universitario e la società nel suo insieme. Il personale tecnico-amministrativo, già colpito dalle esternalizzazioni e dal blocco del turnover, vedrà ulteriormente ridotte le proprie risorse. Per gli studenti, l’aumento delle tasse e la riduzione dei servizi rischiano di compromettere l’accesso all’istruzione superiore.

Viene denunciata anche una priorità di bilancio sbilanciata, che vede risorse sempre maggiori destinate alla difesa e all’industria militare a scapito dell’istruzione e della ricerca.

Non mancano le richieste da parte di studenti, dottorandi, ricercatori e docenti, che chiedono al Governo di rivedere i tagli previsti dal Fondo di Finanziamento Ordinario, di riconsiderare la riforma del pre-ruolo garantendo tutele per il personale non strutturato e di valorizzare l’università come bene pubblico essenziale, destinando risorse adeguate alla ricerca, alla didattica e al diritto allo studio.

I.R.

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