Attualità - 17 dicembre 2024, 11:55

Palmaro, il barbiere di quartiere resiste e continuerà ad esistere: staffetta tra lo storico Rino e il giovane Federico

Mitico negozio del sestiere, oggi rilevato dal trentaduenne Federico Canepa, rimarrà un punto di riferimento per tutta la comunità. L’ex proprietario: “Lascio tutto in eredità senza rimpianti. Quello che dico al mio erede è di rimanere se stesso e di non essere servo del pubblico, ma di esserne al servizio”

Lazzaro Parodi e Federico Canepa

Ottantadue anni, di cui ben sessantatré trascorsi in negozio: è questa la vita che ha trascorso il signor Lazzaro Parodi, per tutti ‘Rino’, lo storico barbiere del quartiere Palmaro, nel Ponente genovese, che va in pensione ma che, con grande soddisfazione e senza rimpianti, lascerà l’attività nelle giovani mani del trentaduenne Federico Canepa.

Un’attività che trasuda emozioni e ricordi di tempi, tanto lontani quanto vicini, in cui si andava dal barbiere non soltanto per aggiustare la propria acconciatura e rifarsi il ‘look’, ma anche per scambiare due parole, scherzare, ridere e, talvolta, pure rivolgersi parole dure, per poi il giorno dopo (se non lo stesso) ritrovarsi insieme per un bicchiere come nulla fosse successo.

La vita del signor Rino e la storia dell’attività sono strettamente correlate, quasi su una via unica senza tante deviazioni: “A quei tempi il negozio era abbinato alla casa e mio padre a momenti nemmeno usciva dall’abitazione per aprire la barberia - racconta Lazzaro Parodi - Io sono letteralmente nato in casa per essere in negozio”.

“In quegli anni, nell’immediato dopoguerra, Palmaro era davvero florida e in crescita - prosegue Parodi - Dove adesso vediamo i palazzi, c’erano solo orti, e davanti avevamo il mare con tantissimi stabilimenti balneari che ci portavano una grande mole di lavoro, soprattutto nel periodo estivo”.

Il signor Rino ha iniziato fin da subito a praticare l’arte del barbiere e, grazie al padre, muove i primi passi come ‘garzonetto’ in un negozio in centro: “Con mio papà ‘Baciccia’ avevamo davvero un bel rapporto; era un uomo davvero moderno - afferma sorridendo, tra due parole in genovese e una in italiano, il signor Parodi - Lui mi ha dato la possibilità di inserirmi fin da subito nell’attività e, conseguentemente, ho iniziato la pratica in un negozio di un suo amico nel centro cittadino. Da lì in poi, ho anche frequentato la scuola di addestramento dove ho potuto imparare nuove tecniche e fare ancora più esperienza”.

“Dopo questa gavetta, ho deciso di tornare indietro a Palmaro da mio papà - prosegue il signor Rino - Nel 1962, purtroppo, si è ammalato e l’anno successivo è mancato. Così, ho preso la licenza di barbiere e ho iniziato un altro percorso accademico che mi ha permesso anche di ottenere la qualifica di Maestro D'Arte. Erano tempi in cui c’era ancora il mare a Palmaro, nel mentre la popolazione si stava ingrandendo e di lavoro ce n’era davvero tanto”.

Ma, come ci ha raccontato Lazzaro Parodi, a quei tempi il suo sogno non era propriamente quello di rimanere nel quartiere ponentino: “Lo ammetto: forse il mio desiderio era quello di navigare e prendere il largo - racconta con tono scherzoso - A quei tempi albeggiava il grande sogno americano e circolavano diversi film americani; li guardavo sovente con una certa curiosità. Nonostante questo, alla fin fine, però, sono rimasto qui e ne sono davvero felice, non rimpiango questa scelta”.

Piano piano, così, prosegue la storia della barberia di quartiere, anni in cui i modi, le persone e la vita quotidiana erano ben diversi da come la viviamo oggi freneticamente e il signor Rino ammette di non riconoscersi più in questo mondo radicalmente diverso di com’era sessant’anni fa: “Il mio negozio era un centro di aggregazione - prosegue Parodi - Non ero il ‘parrucchiere’ ma il ‘barbiere’. Erano davvero dei momenti conviviali e spesso le persone venivano in negozio anche per scambiare due parole. Talvolta capitava anche di scambiarsi termini duri, di litigare: ma il giorno dopo, se non lo stesso della discussione, tutto era come se nulla fosse successo”.

Tra le tante persone che hanno letteralmente vissuto nella barberia di quartiere, il signor Rino ha in mente il ricordo indelebile del ‘gigante della panchina’: “Non me lo dimenticherò mai - afferma ridendo Parodi - Questa persona, che non sapeva né leggere né scrivere, stava sempre seduta dalle panchine di fronte al negozio. Ogni volta, puntualmente, che uscivo di casa mi urlava ‘gundun’; mi prendeva letteralmente per il cervello. Da quando è mancato mio padre, lui e altre persone, venivano tutti insieme in negozio per darmi consigli, talvolta dicendomi anche ‘se fai qualcosa, lo diciamo a tua madre’. Ovviamente sempre ironicamente, anche perché devo dire che, in realtà, si comportavano così per proteggermi. A parlarne sembra di raccontare un mondo distantissimo, ma sono solamente passati circa sessant’anni”, precisa Parodi.

In queste settimane, dopo anni e anni di lavoro, nei quali ha anche ottenuto riconoscimenti importanti, oltre ad aver svolto il ruolo di insegnante presso l’Accademia dell’Unione Genovese acconciatori maschili, il signor Rino va in pensione e lascia l’attività che, fortunatamente, è stata rilevata dal giovane barbiere trentaduenne Federico Parodi, che ha rinnovato il locale, cambiandone il nome in ‘O Barbê’ mantenendone, però, l’atmosfera vintage tipica della barberia anni ’60.

Proprio riguardo questo ‘cambio di guardia’, il ‘barbiere di quartiere’ durante l’intervista ci ha raccontato quello che ha consigliato personalmente al suo erede: “La mia vita me l’ha data la gente - prosegue Parodi - I miei maestri mi hanno insegnato che bisogna sempre ascoltare tutti. Io mi auguro che Federico porti avanti la tradizione. Quello che posso dirgli è di essere sempre se stesso, perché uno che racconta ‘balle’ deve avere una memoria importante. Il pubblico non è stupido e bisogna rispettarlo. Io ho sempre detto: ‘non sono il servo del pubblico, ma ne sono al servizio’”.