Era una mattinata piuttosto fredda quella del 26 novembre del 1927, ma questo non aveva scoraggiato le centinaia e centinaia di persone che si erano date appuntamento per assistere a uno dei momenti tanto attesi: l’inaugurazione dello stadio della Nafta.
I lavori, iniziati nel 1912, si erano protratti per diverso tempo. Certo, in principio fu la Prima Guerra Mondiale a rallentare i cantieri. Poi, qua e la, qualche altro intoppo non era mancato.
Ma quel giorno, finalmente, la popolazione festante aveva invaso il quartiere di San Martino per onorare il nuovo tempio dello sport per la città.
La Nafta, nata a Genova nel 1912, altro non era che la filiale italiana della società petrolifera anglo-olandese Shell che, durante il periodo di italianizzazione del linguaggio, era stata costretta a trovare sul dizionario italiano un nome calzante alla propria attività.
La società, da cui l’impianto prese il nome fino alla metà degli anni Quaranta, aveva commissionato la costruzione di uno stadio polivalente affidando i lavori all’architetto italo-svizzero Paolo Vietti Violi.
L’estro della matita di Vietti Violi aveva fatto nascere un centro sportivo dove si potevano contare una pista motociclistica in cemento armato che poteva permettere di raggiungere anche i duecentocinquanta chilometri di velocità, un pista podistica in ‘cenere battuta’, pedane e piste per salto in alto e salto in lungo, il campo da football, due campi da tennis e un campo da bocce.
A rendere ancor più unico questo impianto era certamente la pensilina che copriva la tribuna. Realizzata in cemento armato, con i suoi dodici metri e mezzo di sbalzo era la più grande mai costruita fino ad allora. Questo permetteva a circa la metà delle diecimila persone che si potevano trovare sugli spalti di avere una tribuna coperta.
Nel corso degli anni lo stadio della Nafta era diventato il riferimento per l’atletica e il ciclismo non solo a livello locale, ma anche a livello nazionale.
Al termine della Seconda Guerra Mondiale, la Shell aveva deciso di rinominare l’impianto, dando il proprio nome.
Nel 1961 lo stadio è stato acquistato dal Comune di Genova che, qualche anno più tardi, ha decido di intitolarlo a Giacomo Carlini, decatleta morto nel 1963.
Prima in stato di abbandono, poi ristrutturato negli anni Ottanta, oggi lo stadio Carlini non conserva più la bellissima pensilina di Vietti Violi.
La firma dell’architetto ancora si ammira nello chalet in stile Liberty posizionato sulla piccola apertura che domina lo stadio e che, proprio il giorno dell’inaugurazione, ospitò il banchetto delle autorità.
Una seconda ristrutturazione si registra nel 2012 con l’eliminazione della pista da corsa in favore del campo da rugby regolamentare.
Una piccola curiosità che si lega al mondo del calcio: fino all’inizio della presidenza Mantovani, la Sampdoria era solita allenarsi proprio qui, nello stesso campo in cui la nazionale dell’Unione Sovietica disputò un’amichevole con il Genoa in preparazione ai Campionati del Mondo di Italia ’90.
Oggi lo stadio ha una doppia intitolazione. Oltre a Carlini, infatti, è intitolato a Marco Bollesan, stella del rugby, scomparso a settantanove anni, il 12 aprile del 2021.