Rimettere insieme i tasselli e ricostruire una storia, dal chi, dal dove e dal perché. Le lancette hanno ripreso a scorrere nella storia del cold case del delitto Nada Cella, segretaria 24enne uccisa a Chiavari nel 1996 sul posto di lavoro, lo studio del commercialista Marco Soracco. Un vecchio caso ma anche un 'quasi-processo', con il dibattimento che si aprirà per la prima volta in 28 anni il prossimo 6 febbraio in Corte d'Assise a Genova. Con un dettaglio che sarà protagonista del tentativo di dare una spiegazione ad un delitto rimasto irrisolto: il bottone, prova 'regina', che venne ritrovato sulla scena del delitto sotto il corpo della giovane Nada, ferita a morte con il cranio sfondato, agonizzante, che morirà di lì a poco, dopo il trasporto in ospedale. Un dettaglio, rimasto in un angolo per anni. E che ora sarà conservato non nel semplice fascicolo, acquisito e 'formato' nel senso tecnico e giuridico del termine nell'ultima udienza del 3 dicembre scorso. Il bottone sarà custodito nella cassaforte della procura di Genova, procedura che si riserva non ad un semplice elemento di un'inchiesta ma ad una prova che andrà riesaminata nel corso del dibattimento. Servirà a definire il quadro e individuare eventuali responsabilità nei confronti di Anna Lucia Cecere, ex insegnante oggi residente nel cuneese, imputata per omicidio aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi, sulla base dell'inchiesta riaperta nel 2021, nella quale anche il commercialista titolare dello studio, Marco Soracco, e l'anziana madre Marisa Bacchioni, sono rinviati a giudizio per favoreggiamento.
Nei confronti di Cecere sarà necessaria una valutazione complessa, relativa a tutti gli elementi di indagine emersi dalle indagini del tempo e da quelle più recenti, a partire dai 5 giorni nei quali nel 1996 la donna venne indagata e subì una perquisizione domiciliare nella quale i carabinieri ritrovarono altri 5 bottoni, molto simili a quello rinvenuto sotto il corpo della vittima. Bottoni verdi, con una cornice dorata: prove, che finirono inghiottite dagli anni e mai adeguatamente valutate, secondo quanto rilevato anche nella richiesta di rinvio a giudizio. Ma che collocherebbero la presenza di Cecere sul luogo del delitto. Questo sarà insieme alle reticenze e ai tanti misteri che circondano il delitto, uno dei temi da appurare nel corso del processo, che servirà a scrivere una verità giudiziaria per la prima volta su un giallo durato quasi 30 anni.