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Attualità | 10 dicembre 2024, 08:00

La Genova che canta - Il Coro Monte Cauriol e quegli inni capaci di unire le generazioni grazie alla tradizione

Da oltre settant’anni il gruppo celebra la musica popolare di montagna: “Oggi siamo più di sessanta iscritti e con un repertorio di oltre duecentocinquanta brani. La sfida più grande? Il ricambio generazionale”

Foto: Coro Monte Cauriol

Foto: Coro Monte Cauriol

Inizia oggi, e andrà avanti per tutti i martedì successivi, “La Genova che canta”, un servizio seriale de “La Voce di Genova” dedicato ai cori genovesi che, dalle piazze ai teatri, rappresentano da sempre un punto di riferimento per la comunità. Ogni martedì andremo alla scoperta di una tradizione musicale che ci lega alle nostre radici e ci racconta chi siamo. Come sempre, buona lettura!

Dolore, sì, ma anche speranza e resistenza: questi sono i sentimenti a cui il Coro Monte Cauriol ha cercato, fin dalle sue origini, di dare voce. Finita la guerra, infatti, era necessario trovare (e lasciare) nuovo spazio per ciò che risuonava nei cuori degli uomini che, direttamente o indirettamente, si erano trovati a fare i conti con tutto ciò che un conflitto di tale portata porta con sé.

A raccontare la storia di uno dei più importanti cori genovesi è il presidente Giovanni Cassola: “Il Coro Monte Cauriol è nato nell’anno accademico 1949-1950, nella facoltà di ingegneria di Genova, dove studiava Armando Corso, il nostro fondatore e direttore per sessant’anni. Ha cominciato a fischiettare un canto di montagna, credendo di farlo per sé, cioè senza essere seguito. Invece, alcuni nell'aula del disegno lo hanno seguito e si sono uniti, creando così un piccolo nucleo iniziale. Poi, sulla famosa panchina di Villa Cambiaso, che ancora oggi si dice essere stata la prima sede del coro, hanno cominciato a canticchiare tutti insieme. Armando era molto appassionato di canti di montagna: in Trentino aveva imparato molti brani già resi famosi dalla SAT, e quando è tornato li ha fatti suoi. Prima li ha fatti rieseguire, poi ha iniziato ad armonizzare per conto suo le melodie popolari, sempre in numero crescente. Corso era un grande musicista, ha anche vinto il Campano d’Argento, un premio nazionale molto ambito”.

Lo scopo del coro, fin dalla sua fondazione, è quello di preservare e trasmettere il canto popolare, un linguaggio universale che racconta le storie di uomini e donne legati alla terra e al sacrificio: “Nel corso degli anni si sono aggiunte nuove canzoni e testi, ma sempre della tradizione popolare. Nel 2013, quando Armando ha lasciato il coro per motivi di età, ha passato il testimone al figlio Massimo, anch'egli grande musicista, con la stessa capacità del padre nell'armonia e nella direzione. Finora siamo riusciti nel nostro intento: siamo un coro di montagna per voci pari e quattro voci maschili, e questo non può cambiare”, afferma Cassola con orgoglio.

Con il tempo, il coro ha varcato i confini locali, esibendosi in tutta Italia e in Europa, diventando un emblema del canto di montagna che unisce generazioni, rinnovando ogni volta il legame tra l'uomo e la natura. Oggi i membri sono più di sessanta e continuano i concerti e le esibizioni dal vivo: “Ci siamo esibiti da poco al Teatro Carlo Felice per il nostro concerto annuale – spiega Cassola – ed eravamo in formazione completa. Spesso, quando andiamo in trasferta, dobbiamo ridurre il numero di partecipanti, sia perché è difficile essere in tanti sul palco sia per contenere i costi”. 

Il repertorio conta oggi più di duecentocinquanta brani, oltre a quelli della SAT che vengono ancora eseguiti in onore del sodalizio che ha dato il via al Coro Monte Cauriol. Ogni esibizione è un viaggio emotivo che risveglia in chi ascolta una dolce nostalgia e la consapevolezza di appartenere a qualcosa di più grande, come una montagna che resta salda mentre il mondo cambia.

Per preparare un'esibizione è necessaria molta dedizione: “Facciamo una prova settimanale durante tutto l'anno, il martedì, eccetto ad agosto; inoltre, organizziamo prove aggiuntive per ogni sezione: tenori, baritoni, bassi... In questo modo, durante le prove generali, il maestro può concentrarsi sull'esecuzione e sull'integrazione delle varie parti”.

Tra le difficoltà più grandi, Cassola sottolinea la sfida del tempo: “Abbiamo cercato e cerchiamo di non lasciarci soverchiare dall'età che avanza. Molti dei nostri coristi sono venuti a mancare, com'è naturale che sia, ma negli ultimi quattro-cinque anni siamo riusciti a ottenere un ricambio generazionale importante: all'ultimo concerto hanno debuttato due nuovi coristi, di cui uno di soli sedici anni. Abbiamo anche molti giovani sotto i trentacinque anni, e questo ci dà speranza per il futuro del coro, perché l’età media è veramente molto alta. Purtroppo, il nostro modo di fare musica è poco conosciuto, scarsamente diffuso dai media e dalle scuole, richiedendo competenze musicali e culturali”. 

A tal proposito, i membri del Coro Monte Cauriol hanno pubblicato un libro e avviato una campagna di sensibilizzazione nelle scuole genovesi per far conoscere il canto di montagna: “Per anni siamo andati negli istituti genovesi a fare piccoli spettacoli, con un mini coro, per far sentire ai giovani cosa sia il canto popolare. È stata un'esperienza fruttuosa. Il volume che abbiamo pubblicato si chiama ‘Il Cauriol a scuola’, e al suo interno ci sono testimonianze degli studenti e un disco con i loro brani preferiti. Questo ci ha permesso di collaborare con il Provveditorato agli Studi di Genova, elaborando una convenzione per portare avanti il nostro progetto nelle scuole”.

Ogni tre o quattro anni, il Coro organizza una gita sul Monte Cauriol, in Val di Fiemme, per rendere omaggio alla montagna che ha dato il nome al gruppo. “Abbiamo in programma un concerto sul Cauriol per il 2025, in collaborazione con un coro locale”

Non è vero che cantare insieme sia solo da osteria o da gita in pullman – conclude Cassola – si può fare musica popolare in modo pulito e preciso, perché il nostro è un vero e proprio genere musicale, non solo un passatempo”.

Chiara Orsetti

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