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Attualità | 06 dicembre 2024, 08:00

Il Nodo Ferroviario di Genova: sacrificarsi oggi per viaggiare più veloce domani

Lavori, tratte chiuse e cambi di orari sono il prezzo da pagare per vedere poi realizzata una maxi opera che, nel più ampio progetto del Terzo Valico, promette di rivoluzionare il traffico su rotaia del capoluogo e di tutto il Nord-Ovest

Il Nodo Ferroviario di Genova: sacrificarsi oggi per viaggiare più veloce domani

È uno degli interventi più imponenti degli ultimi decenni, promette di sbloccare le arterie congestionate della mobilità cittadina e portuale, porta con sé ostacoli tra cantieri dai tempi incerti e ritardi ormai dati per scontati. Il macro progetto del Terzo Valico, realizzato da Webuild per  RFI, porta in dote anche un’altra serie di tunnel, gallerie e binari chiamati Nodo Ferroviario di Genova. Progetto del valore di 1.513 milioni di euro (l’importo complessivo del Terzo Valico, invece, supera i dieci miliardi), tanto strategico quanto complesso, che si pone l’obiettivo di migliorare la mobilità ferroviaria e l’efficienza logistica alle spalle di uno dei principali poli portuali e industriali d’Italia. Detto in poche parole: più treni, spostamenti più semplici e rapidi. Per contro, arriveranno mesi di lavori, tratte chiuse e cambi di orari che certamente non incontreranno i favori di viaggiatori e pendolari.

Il progetto

Il target è chiaro e va incontro alle richieste di una città che vuole crescere: modernizzare il trasporto ferroviario locale e internazionale, aumentando la capacità di traffico e migliorando l’accessibilità al porto.
Il progetto, che prevede interventi infrastrutturali e tecnologici di ampia portata, si sviluppa su più direttrici: dal quadruplicamento della tratta tra Genova Voltri e Sampierdarena (con una nuova galleria di circa otto chilometri che consentirà il collegamento con la rete già esistente e con il Terzo Valico) al sestuplicamento tra Genova Principe e Brignole, passando per la realizzazione della nuova fermata Genova Aeroporto/Erzelli, che migliorerà i collegamenti con l'hub aeroportuale. Queste opere sono pensate per separare il traffico passeggeri da quello merci, riducendo i colli di bottiglia e garantendo un incremento della capacità ferroviaria stimato al 40% per i passeggeri e al 50% per le merci. Un risultato che, almeno sulla carta, promette di rafforzare il ruolo di Genova nel corridoio logistico Reno-Alpi, cruciale per i trasporti europei. Il progetto include anche il rafforzamento delle infrastrutture principali come la galleria di San Tomaso, la galleria Cristoforo Colombo e la galleria Polcevera, che svolgono un ruolo cruciale nel potenziamento della linea. Questi interventi sono fondamentali per migliorare la capacità del Nodo Ferroviario e per l’ottimizzazione dei flussi ferroviari, sia per il trasporto merci che per quello passeggeri, rispondendo alle esigenze di uno dei porti più trafficati d’Europa.
In pratica, i treni a lunga percorrenza che non necessitano di effettuare fermate a Genova, passeranno alle spalle del capoluogo evitando di andare a intasare la rete urbana. Resteranno, ovviamente, tutti i convogli che partono dal Ponente e vanno in direzione Nord passando da Genova, ma ce ne saranno anche altri che eviteranno la fermata a Principe.
La promessa porta in dote anche numeri che interessano non poco ai pendolari che, invece, si muovono su treni locali: tra i dieci e i dodici treni all’ora tra Voltri e Brignole con una frequenza di un treno ogni cinque o sei minuti.

Progresso e difficoltà: serve un sacrificio guardando al futuro

Tuttavia, il cammino verso il completamento del Nodo non è privo di ostacoli. I lavori procedono tra criticità tecniche e disagi per i cittadini, che sollevano interrogativi sull’impatto a breve termine di un progetto che punta tutto sui benefici futuri. Tra le problematiche principali emergono le interruzioni temporanee del traffico ferroviario: una delle più significative è programmata tra Genova e Campo Ligure, dal 28 dicembre al 7 gennaio. Dal 2 al 6 gennaio, inoltre, sarà completamente interrotta la circolazione tra Voltri e Sestri Ponente, mentre a settembre 2025 per alcune settimane sarà inagibile la parte sotterranea della stazione di Principe. Questi stop, seppur necessari per consentire l’avanzamento dei cantieri, rappresentano un disagio concreto per pendolari e operatori logistici.
Le criticità non si fermano qui. Gli interventi ai terminal portuali, in particolare i cantieri al Sech e al Bettolo, hanno già inciso negativamente sul traffico merci ferroviario, con una riduzione dei volumi registrata nel 2024 rispetto all’anno precedente. A queste difficoltà si aggiungono i ritardi accumulati nel cronoprogramma dei lavori: alcune opere previste per il 2023 saranno completate solo nel 2025, complici rallentamenti dovuti alla crisi di alcune imprese esecutrici e a questioni organizzative interne. L’obiettivo di conclusione lavori, così, si sposta a metà del 2026.

Uno sguardo al futuro

Nonostante le difficoltà, il Nodo Ferroviario di Genova resta un’infrastruttura strategica per il sistema logistico italiano. La sua realizzazione, integrata con il Terzo Valico dei Giovi, promette di trasformare Genova in un punto di passaggio chiave per i traffici internazionali, riducendo il peso del trasporto su gomma e migliorando la sostenibilità ambientale. Tuttavia, affinché queste promesse diventino realtà, sarà essenziale non solo completare le opere nei tempi previsti, ma anche garantire un dialogo costante con il territorio, coinvolgendo cittadini e imprese nelle fasi di transizione.
L’intero progetto, inoltre, ha l’obiettivo di andare a intrecciarsi con il trasporto pubblico cittadino la stazione di Brignole in coabitazione con la metropolitana, anche lei in costante evoluzione (leggi il nostro speciale cliccando QUI).
Il Nodo, una volta realizzato, porterà quindi a un netto aumento della frequenza e del numero dei treni, ma tutto dipende anche dai rapporti tra Regione e Rfi. Andrà rivisto il contratto di servizio che, ad oggi, è esteso al 2032 con un importo di 1,28 miliardi di euro in quindici anni. Per garantire le frequenze illustrate nel progetto, non servono solo novi binari e nuove galleria, ma anche nuovi treni.

Pietro Zampedroni

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