Torna, dopo qualche mese di stop, la rubrica Testimonial del Dialetto, per continuare a esplorare l’affascinante mondo della cultura ligure. Ogni giovedì vi faremo conoscere, o riscoprire, persone e personaggi che promuovono la lingua e la cultura genovese, con orgoglio, impegno, passione e tanto amore. E lo fanno sia in televisione che sui libri, che sui palchi di un teatro, sui social, alle conferenze, con la musica e le canzoni. Mirabile è l’azione di chi spende il proprio tempo per conservare una tradizione, ed ecco perché ci fa enorme piacere raccontarla. Anche attraverso video… ovviamente in genovese!
Ripartiamo con Filippo Noceti, scrittore emergente, che ha deciso di dedicare il suo primo libro a una parola tanto semplice quanto iconica: “belìn”. Non solo un manuale, ma una vera e propria celebrazione di uno dei termini più caratteristici e versatili del panorama linguistico ligure.
“Un libro del belìn… ma non del cavolo!”
Filippo Noceti ci accoglie con il sorriso di chi sa prendersi poco sul serio e allo stesso tempo ha molto da raccontare. “Il libro è ancora in stampa - spiega - È un progetto che porto nel cuore da anni: un’idea che ho finalmente deciso di mettere nero su bianco. Il ‘belìn’ non è solo una parola: è una chiave per entrare nell’anima della Liguria. Spesso viene banalizzata o usata in senso negativo, ma il mio libro vuole dimostrare che può essere molto di più”.
Ma cosa intende esattamente?
“Spesso il ‘belìn’ è etichettato come una brutta parola, ma in realtà è un termine con molteplici significati e sfaccettature. Usato nel contesto giusto, può dare forza al discorso, farci ridere o persino unire le persone. Non si tratta solo di linguaggio, ma di identità culturale”.
La lingua ligure, un mosaico di storie
Il progetto di Noceti non si ferma alla singola parola. Il libro (realizzato con il patrocinio della Consulta Ligure e delle associazioni A Compagna, gli Amici del Leûdo, Civitas Nauli, O Castello, i Liguri nel mondo e Politeia Zena) è anche un’occasione per riflettere sulla lingua ligure e sulla sua ricchezza.
“Ho sempre pensato che il genovese fosse una lingua, più che un dialetto. Ma con il tempo ho capito che è parte di una lingua ligure più ampia, che unisce dialetti diversi come quelli parlati in Corsica, Monaco e persino nell’Oltregiogo. È il frutto di una storia comune, quella della dominazione genovese, che ha lasciato tracce indelebili, nel bene e nel male”.
Per Noceti, il riconoscimento della lingua ligure come un sistema articolato e condiviso è un passo fondamentale per valorizzare la cultura regionale. “Adottare il termine ‘lingua ligure’, come faceva già la Repubblica Ligure giacobina, ci permette di guardare al passato con consapevolezza e al futuro con unità. E il ‘belìn’, in questo contesto, diventa un simbolo di appartenenza e unione”.
Tra curiosità e risate: il “belìn di Pio IX”
Nel corso della stesura, Noceti si è imbattuto in espressioni poco conosciute, come il proverbiale “ belìn di Pio IX”.
“Non l’avevo mai sentito prima - ci racconta - l’ho trovato su vecchi libri e facendo ricerche online. Si usa per indicare qualcosa di poco conto o come espressione di disappunto. È un esempio perfetto di come il genovese sappia ironizzare su qualsiasi cosa, persino sul Papa!”.
Noceti sottolinea che, pur non essendo una parola “raffinata”, il belìn ha il potenziale di insegnarci qualcosa. “Imparare a usarla bene, nei giusti contesti, significa anche riscoprire il valore delle parole e il modo in cui possono rafforzare le relazioni e le conversazioni. Questo libro vuole essere un invito a riscoprire il nostro dialetto e a riderci su, ma sempre con rispetto e intelligenza”.
I VOLTI E LE STORIE CHE CELEBRANO IL DIALETTO LIGURE
La nostra rubrica Testimonial del Dialetto ha portato ai lettori tante storie appassionanti, che continuano a tracciare il profilo di una Liguria viva e pulsante. Ecco i protagonisti che ci hanno accompagnato:
- Gilberto Volpara, giornalista e divulgatore della cultura e delle tradizioni locali.
- Anto Enrico Canale, conoscitore della lingua ligure e membro dell’Associazione O Leûdo.
- Francesco Pittaluga, autore di testi sulla storia e cultura locale.
- Mike fC, rapper genovese che mescola il dialetto con le sonorità contemporanee.
- Rita Bruzzone, consigliera comunale e promotrice della tradizione orale ligure.
- Andrea Di Marco, comico e attore che ha saputo reinterpretare con ironia la cultura locale.
- Giampiero Cella, profondo conoscitore del folklore ligure.
- Marco Carbone, in arte "U Carbun", cantastorie moderno che mantiene viva l’oralità ligure.
- Ennio Cirnigliaro, storico e archeologo appassionato di cultura locale.
- Bruno Gattorno, autore e interprete di classici rivisitati della tradizione genovese.
- Vladi Zullo, leader de I Trilli, storica band dialettale genovese.
- La compagnia teatrale “Quelli de na votta”, che porta in scena il dialetto ligure con passione.
- Davide Cabona, cantautore che racconta storie liguri con una vena poetica unica.
- I Demueluin, musicisti che mescolano modernità e tradizione nel loro repertorio dialettale.
- Vinicio Raso, figura chiave nella celebrazione del centenario della stazione di Sestri Levante.
- Franco Po, cuore organizzativo della storica Sagra del Bagnun di Riva Trigoso.
- Il mitico Tipo Mustopo, leggenda popolare della comicità genovese.
- Franco Casoni, scultore e artista che rende omaggio alla Liguria attraverso le sue opere.