Un cammino poetico che attraversa le periferie urbane e interiori, raccontando solitudini, spazi saturi e una dimensione umana lontana dalla frenesia. È questo il cuore di Piccola biografia di periferie, raccolta di poesie pubblicata da De Ferrari Editore e firmata dalla giornalista savonese Linda Miante.
La prima presentazione ufficiale al pubblico si terrà a Genova, venerdì 6 dicembre, nella libreria Libraccio di via Cairoli. Con l’autrice dialogherà il giornalista Nicola Cavagnaro, mentre Fabrizio De Ferrari, editore del libro, offrirà il proprio contributo sull’opera.
Composta da ottantaquattro poesie suddivise in tre sezioni (Sentieri liminali, Ordalia e Lux orta est iusto) che la stessa Miante definisce ‘momenti’, la raccolta propone un’intensa riflessione sulla città e sulle sue periferie. Come racconta l’autrice: “Il tema di fondo è quello della città, un corpo multiforme che vive da parassita con chi lo abita e allo stesso tempo è un parassita dei suoi abitanti. C’è però una simbiosi quasi malata dalla quale fatichiamo a svincolarci. Nelle mie poesie la città è sempre percorsa a piedi, con uno sguardo lento, umano, mai futuristico”.
Nata nel 2019, la raccolta si è sviluppata durante gli anni della pandemia, periodo che ha permesso alla scrittrice di osservare Savona e Genova da un punto di vista inedito: “Durante il Covid, giravo molto per lavoro e mi trovavo spesso in quartieri vuoti e alienanti. Questo ha trasformato la mia percezione della città, facendomi riflettere sulle sue zone marginali, sia fisiche che dell’anima”.
Spazi notturni in cui non manca un velo di solitudine, prendono forma in una sequenza di rime, radunate poi dalla stessa Miante per necessità: “Ho lasciato fuori una quindicina di poesie perché in questo momento, non mi rispecchiavano più. Anche per questo, a un certo punto, ho sentito il bisogno di pubblicare, l’urgenza di dover andare oltre questa parentesi che appartiene anche al mio modo di essere, molto introspettivo”.
A ispirare la stessa spesso è stato il mare che diventa tema ricorrente che si muove sullo sfondo: “Nella maggior parte delle poesie si possono cogliere riferimenti alle città e si trovano ambienti che diventano riconoscibili. Così la prima parte diventa una raccolta fatta di sensi come il tatto. Tutto è fisico e lo spazio è un luogo dove si vive. Nella seconda parte la vista si muove verso l’interno, nell’intimità delle proprie abitazioni, nel proprio essere, nel guardare anche al di fuori, quando cioè le città ci lasciano distanti dalle persone care”.
Tutto, spiega Linda Miante, diventa uno strumento di disvelamento e resistenza: “Le poesie sono un tentativo di evadere oltre l’apparenza, così ogni sezione viaggia verso la periferia dell’anima, qualcosa che ci appartiene ma da cui non riesco a uscire”.
La raccolta ha già ricevuto apprezzamenti, tra cui quello della critica Andrea Galgano, che ne firma la prefazione, e della giornalista Sara Erriu, che in quarta di copertina scrive:
“Uno sguardo cupo e disilluso che mescola luoghi fisici e dell’anima per scoprire una realtà severa, dove la luce, fioca, si intravede tra le crepe”.
Conclude Miante, esprimendo il desiderio che la poesia possa tornare a conquistare lettori e nuovi autori:
“La poesia richiede uno sforzo, ma è necessario. Viviamo in un mondo di comunicazioni rapide, e la poesia ci aiuta a staccare, a creare un mondo parallelo in cui esplorare sensazioni e concetti. Spero che la mia raccolta possa invogliare i lettori a scoprire e scrivere poesia”.
Venerdì 6 dicembre, alla presentazione alla libreria ‘Il Libraccio’ di via Cairoli, parteciperà anche Lorenzo Satta, che leggerà alcuni brani tratti dal libro. L’ingresso è libero e al termine sarà possibile partecipare a un firmacopie con l’autrice.
“Chi per ora ha letto il libro - conclude l’autrice - ha trovato elementi che io stessa non avevo visto all’interno, inizialmente. La poesia può dare uno spazio di interpretazione che è molto personale e spero davvero che i lettori riescano a immedesimarsi a loro modo. Spero che con queste pagine anche i giovani possano approcciarsi alla poesia, non solo a quella scolastica, e che magari siano invogliati a scrivere”.