Girando per Genova è capitato a tutti, almeno un a volta, di imbattersi in una delle opere di Melina Riccio. Artista dalla grande potenza evocativa, amata e criticata allo stesso tempo, è conosciuta per le sue creazioni realizzate con oggetti di scarto: scampoli di tessuto, fiori secchi, riviste accartocciate e scritte colorate che parlano d’amore, di Dio, di ambiente, di pace e di umanità.
E proprio queste opere troveranno spazio nella Galleria Gaspare De Fiore, all’interno del Dipartimento di Architettura e Design dell'Università di Genova, all’'Atelier Melina', aperto dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18 a ingresso gratuito.
Questo spazio sarà aperto gratuitamente dall'11 al 14 dicembre 2024 e offrirà un'opportunità straordinaria di entrare in contatto con la sua vibrante personalità.
Non una semplice mostra, ma un punto d'incontro dove l'arte diventa strumento di dialogo e di confronto, in cui visitatori potranno interagire direttamente con l'artista, scoprendo la storia che si cela dietro ogni sua creazione.
Nata ad Ariano Irpino, in provincia di Avellino, nel 1951, Melina Riccio ha alle spalle una vita intensa e un percorso artistico singolare: dopo aver dedicato la sua vita all’arte, nel 1983 subisce un momento di forte stress a causa di alcuni potenziali acquirenti di alcune sue opere, interessati solo al profitto e non all’essenza del suo lavoro.
Ne conseguì un esaurimento nervoso e il ricovero in ospedale, dove trovò conforto in una mela marcia abbandonata, per lei simbolo di una società che scarta ciò che non è perfetto. Iniziò così a "dare vita" agli oggetti scartati, trasformandoli in opere d'arte. Il suo messaggio inizia a percorrere l’Italia in lungo e in largo insieme alla stessa artista: partecipa a numerose mostre, anche al di fuori dei confini nazionali, tra cui la più recente a Parigi, al 'Centre Pompidou', che ha dedicato una intera sezione alle sue opere nel 2022.
Ha scelto di condurre una vita nomade e minimalista, senza denaro, e spesso partecipa a manifestazioni per i diritti delle donne, degli immigrati e della comunità LGBTQ+. Si è stabilita nel capoluogo ligure nei primi anni 2000, e la sua presenza è diventata parte integrante del paesaggio cittadino, grazie alle sue composizioni floreali, graffiti, e opere d'arte spontanea disseminate nelle vie della città.