Prosegue oggi, e andrà avanti per tutti i venerdì successivi, ‘Alla scoperta dei Rolli’, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato a una delle caratteristiche principali della nostra città, che è valsa anni fa il riconoscimento Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Si tratta del sistema dei Palazzi dei Rolli: edifici che sono vere e proprie perle del centro storico e non solo. Vi accompagneremo dentro con i nostri racconti, ve li faremo scoprire con le fotografie, vi illustreremo aneddoti e curiosità. Sempre per amore di Genova e delle nostre eccellenze. Buon viaggio insieme a noi!
Con la sua mole imponente e con la sua tipologia costruttiva atipica per la via, palazzo Niccolò Grimaldi, oggi conosciuto anche con il nome di palazzo Doria Tursi, è il maestoso edificio che domina via Garibaldi e incarna lo spirito della Repubblica di Genova diventando testimone del suo rapporto con il potere e l’arte.
A commissionare il palazzo ai fratelli Domenico e Giovanni Ponzello, nel 1565, fu Niccolò Grimaldi, detto ‘il Monarca’ per la sua immensa ricchezza.
Il progetto dei Ponzello sfruttava intelligentemente la posizione, con il fianco del promontorio di Montalbano che digradava da spianata Castelletto, e poteva contare su un’area particolarmente ampia, costituita di fatto da tre lotti.
Tutto ruota attorno alle scenografiche posizioni dei volumi: l’atrio si affaccia sulla strada e porta a un cortile sopraelevato a cui si accede percorrendo una ampia scalinata. Attorno al cortile si muove un porticato su cui si apre uno scalone monumentale a doppia rampa che conduce all’elegante loggiato al piano nobile.
Tutto questo è impreziosito dalla scelta dei materiali, tra i più pregiati, come la pietra di Finale e il marmo bianco di Carrara, a cui si alterna la pietra di Promontorio, per un effetto policromo.
Un progetto ambizioso che Niccolò Grimaldi non riuscì a vedere a termine. Il declino finanziario dell’impero spagnolo, infatti, innescò difficoltà anche per la famiglia e i suoi stretti rapporti con la corona iberica finirono per tramutarsi in un boomerang che lasciò le finanze di Grimaldi a pochi spiccioli.
Nel 1593 l’edificio passò nelle mani di Giovanni Andrea I Doria, nipote dell’ammiraglio Andrea Doria. Giovanni Andrea, duca di Tursi, fece ampliare ulteriormente l’edificio, aggiungendo due ali loggiate progettate da Taddeo e Battista Carlone e da Battista Orsolino.
Il complesso divenne così una maestosa architettura, poggiata su porzioni di terreno ampie che la rendevano allora come oggi, la più grande di tutta Strada Nuova. Una magnificenza tale che persino il Rubens, nel 1622, non mancò di sottolinearla.
Nel 1820 il palazzo venne acquistato dai Savoia e divenne il Municipio di Genova dal 1850. Le stanze divennero in parte uffici pubblici e in parte percorsi museali delle collezioni civiche.
Ma la storia di questo edificio attraversa i secoli. Basti pensare che negli anni Sessanta il grande architetto razionalista Franco Albini reimmaginò i giardini posteriori aggiungendo una serie di nuovi edifici che rispettavano la costruzione ‘in costa’ seguendo quindi il naturale declino del promontorio.