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Politica | 28 novembre 2024, 10:56

Francesca Ghio e la chiamata della premier Giorgia Meloni: “Se sono morta a dodici anni è anche per colpa di persone come lei”

La presidente del consiglio ha telefonato alla consigliera comunale che ha denunciato in aula le violenze subite da bambina: “A chi politicamente vuole la mia attenzione dicendomi che sono stata brava, rispondo che non ha capito l’essenza del mio gesto”

L'immagine postata da Francesca Ghio sulle sue pagine social

L'immagine postata da Francesca Ghio sulle sue pagine social

Le parole di Francesca Ghio in consiglio comunale a Genova hanno fatto il giro di tutta Italia. La sua denuncia è arrivata come un pugno nello stomaco quando ci si aspettava una consueta discussione all’insegna della retorica sull’ordine del giorno straordinario per la Giornata contro l’Eliminazione della Violenza contro le Donne. La sua testimonianza cruda e diretta ha dato forma, volto e nome al dramma di tante ragazze e donne e, forse, ha scosso le coscienze di qualcuno portando anche all’apertura di un fascicolo in Procura.

Il suo intervento è finito sui media nazionali, ha movimentato il dibattito politico anche fuori dai confini regionali arrivando anche alle orecchie della premier Giorgia Meloni, che ha alzato il telefono.
Ho parlato venti minuti al telefono con il Presidente Giorgia Meloni - scrive Francesca Ghio sui propri social, aggiungendo - se avessi assecondato il motivo della sua telefonata probabilmente sarebbe durata pochi secondi”.

Ghio non nasconde la propria distanza dalle posizioni della Presidente del Consiglio: “Giusto il tempo di lasciare che mi riportasse i complimenti per il coraggio e la vicinanza per il dolore. Ma non ci sto a queste logiche. Non arretro di un centimetro e ho usato anche questa sua chiamata per dirlo. A chi politicamente vuole la mia attenzione dicendomi che sono stata brava, rispondo che non ha capito l’essenza del mio gesto”.

Poi si rivolge direttamente a Meloni: “Buonasera Presidente, sono Francesca e se sono morta a dodici anni è anche per colpa di persone come lei, che pur avendo il potere nelle mani, pur avendo gli strumenti per cambiare, scelgono di guardare da un'altra parte. Trovando continuamente un capro espiatorio e deresponsabilizzare le istituzioni, addossando al singolo la colpa, per evitare di risolvere il problema nascondendolo dietro parole retoriche. ‘Sono figli sani di un sistema malato’ non è uno slogan, è la realtà. Quando le soluzioni, come ho già detto, ci sono, serve la volontà politica di applicarle. Non farlo, è una risposta chiara

Cara Presidente Giorgia Meloni - aggiunge - ti ringrazio per la vicinanza ma se ho parlato, non è per avere supporto morale. La mia morale è solida e alle mie lacrime ci pensano le mie sorelle. Se ho parlato è perché voglio una fine a questo dolore. Perché nessun'altra persona debba continuare a passarci attraverso. Se davvero le sono arrivata Presidente Meloni, allora lo dimostri con la potente azione politica che ha nelle sue mani. È una responsabilità e un privilegio poter usare la politica per risolvere i problemi. Le parole ora risuonano vuote come il buio che ho attraversato. Chiedo una cosa, insieme chiediamo una sola cosa a grande voce: vogliamo l'educazione sessuo affettiva, alle emozioni e al consenso in tutte le scuole del paese, per tutti i bambini e le bambine di oggi, che saranno gli adulti di domani. Per mettere nelle loro mani e nei loro cuori gli strumenti potenti della consapevolezza e dell’amore”.

‘Sono madre’ mi ha detto al telefono - conclude - sono madre anche io, e lotto per mia figlia e anche per la sua. Per i figli e le figlie di tutti noi. Per fare in modo che non ci sia altro dolore evitabile. Dire a me, a Gino, a Chiara a tutti i cuori frantumati e le ossa rotte, che vi dispiace, serve solo a voi stessi per sentirvi meglio con quello che avete o non avete fatto. A noi serve un cambiamento. Siamo il grido altrissimo e feroce di tutte quelle persone che più non hanno voce”.

Pietro Zampedroni


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