Attualità - 28 novembre 2024, 08:00

Pietre come ‘parole’ per scoprire la Genova che non c’è più: il museo di Sant’Agostino svela i suoi depositi

Dal prossimo 2 dicembre si potrà passeggiare tra le migliaia di frammenti di chiese perdute, mensoloni mostruosi e sculture di ogni dimensione, tesori nascosti che conservano la memoria della città

C’è la Madonna che decorava l’edicola della casa di Paganini, in vico Gattamora, nell’indimenticato quartiere di via Madre di Dio, oggi scomparso.

C’è il busto di Giano Bifronte, proveniente dal tempietto di piazza Sarzano. Ci sono epigrafi, portali, maschere, capitelli, colonne, sculture.

Un tesoro inestimabile fatto di migliaia di pezzi le cui provenienze disparate raccontano la storia di Genova, anche di quella parte di città che oggi non esiste più e diventano ‘parole’ scolpite ora nella pietra di Promontorio, ora nei marmi policromi, capaci di descriverne la bellezza e la ricchezza.

Quello nei depositi del Museo di Sant’Agostino è un percorso affascinante capace di portare visitatori e visitatrici alla scoperta di un archivio straordinario che, dopo un attento e importante riordino, sarà aperto al pubblico a partire dal prossimo 2 dicembre.

Un ‘dietro le quinte’ della storia della città, in cui la stessa rivive, mantenendo la memoria di quei luoghi, come le chiese di Santa Maria in Passione, San Francesco e San Domenico, i cui spazi oggi sono scomparsi o irrimediabilmente compromessi.

L’apertura dei depositi si inserisce nel progetto Sant’Agostino - Verso un nuovo museo, pensato per valorizzare un luogo carico di storia che si è fatto a sua volta contenitore della storia della città. 

Dopo la riapertura del museo che ha già attirato tanti visitatori - racconta l’assessora al Marketing territoriale del Comune di Genova Francesca Corso - la città accoglie un’ulteriore parte, quella dei depositi che raccontano la Genova che non c’è più. Grazie alle visite guidate si potrà conoscere la storia di quanto è stato distrutto dal tempo, dall’urbanizzazione facendo si che sempre più genovesi conoscano la storia della propria città”.

È proprio in quei frammenti che il tempo, le guerre e i grandi lavori per il riassetto cittadino hanno dispero, che si torna a leggere la storia della città, facendolo però in modo meno convenzionale.

Lo spiega Paolo Persano, conservatore del Museo di Sant’Agostino: “La visita ai depositi non è un’esperienza museale tradizionale, ma un’immersione nella pancia del museo. Qui si possono vedere i materiali che preparano le esposizioni, raccontando non solo gli oggetti selezionati, ma il vasto patrimonio che li circonda. Ogni frammento narra una Genova diversa, una Genova da scoprire”.

Raffaella Besta, conservatrice responsabile del museo, aggiunge: “La messa in ordine dei depositi ha permesso di riscoprire pezzi che offrono un’occasione unica per raccontare le trasformazioni urbanistiche e storiche di Genova tra Otto e Novecento, rivelando quanto è stato perduto”.

Ad accogliere i visitatori ci sarà la grande pianta settecentesca modellata su quella di Giacomo Brusco del 1785, in cui saranno messi in evidenza gli edifici oggi scomparsi per poter mettere in relazione frammenti e luoghi di provenienza, evocando così una Genova stratificata e complessa.

Una riscoperta collettiva che racconta Genova, ricca e ‘timida’, decisa a offrirsi solo a chi ha la tenacia e la costanza di andare oltre quell’apparente inospitalità. Una finestra sullo scorrere del tempo in cui l’arte e la memoria resistono grazie anche alle sapienti mani di chi si prende cura di loro.

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI

Le visite guidate, a cui si accede con un supplemento al biglietto d’ingresso del muse, si terranno lunedì(14.30 e 16.30), mercoledì (15.00) e sabato (14.30 e 16.30). 

Prenotazioni: biglietteriasagostino@comune.genova.it